Trittico Contemporaneo alla Nuvola: il viaggio del balletto dell’Opera di Roma tra emozione e sperimentazione.
Il Trittico Contemporaneo andato in scena all’Auditorium della Nuvola di Roma ha affascinando il pubblico per l’intensità delle coreografie. Ogni pezzo ha esplorato tematiche profonde: S di Philippe Kratz ha riflettuto sulla ripetitività della vita moderna, Creature di Francesco Annarumma ha raccontato la lotta interiore dell’uomo, mentre In Esisto di Vittoria Girelli ha rappresentato il percorso verso la consapevolezza di sé. La varietà stilistica e l’eccellenza dei danzatori del Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera hanno sancito il successo di questo evento fortemente voluto dalla direttrice Eleonora Abbagnato, reso ancora più suggestivo dall'uso inedito della location.
All’auditorium della Nuvola di Roma, è andato in scena dal 2 al 5 marzo 2025 il Trittico Contemporaneo, con il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, sui lavori di Philippe Kratz/S, Francesco Annarumma/Creature e Vittoria Girelli/In Esisto. Uno spettacolo intenso e coinvolgente, che ha saputo coniugare potenza coreografica e ricerca espressiva.
Il progetto, fortemente sostenuto dalla direttrice Eleonora Abbagnato, ha visibilmente conquistato il pubblico presente, facendo luce sulle tendenze più innovative della coreografia contemporanea. Lo spettacolo si è snodato attraverso tre prospettive artistiche distinte, mettendo in luce la sensibilità e la bravura dei giovani ma affermati coreografi, riconosciuti nel panorama internazionale. Il gioco tra espressività delle emozioni e talento dei ballerini, condiviso con gli spettatori, ha saldato tenacemente la tenuta e la coerenza dei tre pezzi, pur così eterogenei. Gli interpreti eccellenti, non si sono sottratti alle richieste di esplorazione provenienti da movimenti esigenti.
Le differenze stilistiche, ma ugualmente armoniche nella loro espressività per ciascuna delle tre coreografie, hanno sancito il successo dello spettacolo. Mentre, la scelta innovativa della location ha rinforzato il concetto di un’arte che entra veramente, con tutta la sua forza e il suo entusiasmo, dentro gli spazi a disposizione della città, rendendole servizio, adattandosi e valorizzandola. Il palcoscenico allestito appositamente nell’Auditorium della Nuvola, con scenografie variabili per i tre lavori, ha consentito di diversificare efficacemente e con immediatezza il concept legato a ciascuno dei balletti. Impossibile tralasciare, allora, il merito di aver portato la danza del Teatro dell’Opera fuori dai soliti schemi, incorniciandola in uno scenario di per sé futuristico e valorizzando al contempo le peculiarità territoriali. Una scelta finora non esplorata e che, riguardando nel quartiere EUR di Roma, potrebbe apparire “rivoluzionaria” (soprattutto per un pubblico abituato ad una fruizione nei teatri Costanzi o Nazionale). Scelta certo in continuità con le felici incursioni itineranti di Opera Camion, già solidamente sperimentate in passato nei vari territori.
Il pezzo di apertura, S di Philippe Kratz, parte da una riflessione sul mito di Sisifo e sulla ripetitività della vita moderna. Sisifo è condannato a spingere un masso fino alla cima di una montagna, solo per vederlo rotolare nuovamente a valle in un ciclo infinito: l’allusione è a una fatica inutile, senza fine. Una metafora che viene tradotta in danza, con il racconto dei danni derivanti dalle automazioni dovute alle tecnologie, se fruite – queste ultime – senza la necessaria consapevolezza.
La coreografia ha esplicitato questa narrazione attraverso pattern ipnotici e ripetitivi, evocando una condizione di continua tensione verso un obiettivo, irraggiungibile. I corpi dei danzatori, costantemente sospesi su passerelle inclinate hanno lottato tra desiderio di avanzare e forza di gravità, tornando e ritornando più volte al punto di partenza. La musica elettronica dei Soundwalk Collective ha reso possibile l’amplificazione del senso di alienazione immaginato in scena, sottolineando l’indagine necessaria sul legame tra uomo, innovazione tecnologica ed etica.
Attraverso una padronanza assoluta dei loro corpi, i cinque interpreti (Claudio Cocino, Annalisa Cianci, Sara Loro, Simone Agrò e Mattia Tortora) hanno evocato automi in tensione verso un compito mai a loro appartenuto veramente, ma costretti a portare avanti con cadute e frustrazioni. In questa visione, S ha espresso la lettura di una dipendenza (tra uomo e macchina) nata sì a fin di bene ma che può rischiosamente finire per imprigionare, reiterando una routine senza fine.
A seguire, Creature di Francesco Annarumma ha portato in scena una dimensione più intima ed emotiva. Al suo debutto assoluto, l’opera merita una menzione particolare per l’audacia riferita al confronto, sì adeguato, con gli altri due consolidati lavori del trittico. Un balletto ancor più audace se si pensa alla sua musica di sostegno: la Sonata n.1 “The 12th Room” di Ezio Bosso, per piano solo. Composizione questa, capace di trasmettere una profonda carica emotiva, che l’autore dedicava “a tutti noi che per una ragione o un’altra dobbiamo entrare nella stanza, a tutti noi che ne usciamo. A coloro che cercano la stanza dove vivere e a coloro che aiutano dentro e fuori le stanze”. Un pugno nello stomaco, quindi, destinato ad arrivare forte al pubblico e sferzato degnamente dai suoi 13 danzatori, tra cui spiccano le étoiles Alessandra Amato e Susanna Salvi e le prime ballerine Federica Maine e Marianna Suriano e i ballerini Alex Gattola, Valerio Marisca e Walter Maimone. Interpreti che nei loro gesti, spezzati dal peso di una inesorabilità disarmante, hanno raccontato la fragilità e la lotta interiore dell’essere umano, ricordando a tutti quanto sia importante la dignità dell’accettazione, e che la stessa non significa mai resa. E la danza si è fatta di nuovo magica nel creare, mediante il suo tipico intreccio tra corpi e musica, quell’atmosfera sospesa, come solo lei sa fare, concedendo ancora una volta una bolla tensiva di speranza.
A chiudere la serata In Esisto di Vittoria Girelli, ha raccontato il viaggio simbolico che porta da una confusione primordiale alla consapevolezza di sé. In una coreografia che, così come voluto dalla sua autrice, è stata funzionale a esplicitare l’esistere in uno spazio primordiale, una sorta di non luogo che viene man mano realizzato, connotato e caratterizzato dai suoi abitanti, e che lo interpretano in maniera speciale. In questo pezzo è stato esaltato il movimento gruppale dei dodici ballerini in scena che, interdipendentemente l’uno dall’altro, hanno tracciato confini, forme, costellazioni, esplorando luci, colori e geometrie variabili. Il risultato è stato far esplodere un pianeta in continuo divenire, in una gamma espressiva multiscenica, che, con il sostegno della composizione musicale di Davidson Jaconello, si è insinuata assai piacevolmente nei recettori percettivi dello spettatore. Bravi gli interpreti tra cui spiccano Eugenia Brezzi, Nadia Khan, Giacomo Castellana, Jacopo Giarda e Gabriele Consoli.
E allora grazie, ancora una volta, all’Opera di Roma, perché anche con il Trittico Contemporaneo, ci ha concesso un’arte che arriva dritta e forte allo spettatore, senza lasciare indietro niente di incompiuto lasciando aperta un’importante finestra sulla danza contemporanea.
Giannarita Martino
06/02/2025
Foto: 1.-11. S di Philippe Kratz, ph. Fabrizio Sansoni Teatro Opera di Roma; 12.-19. Creature di Francesco Annarumma, ph. Fabrizio Sansoni, Teatro Opera di Roma; 20.