La recensione

Tra Balanchine e Preljocaj. La Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala colleziona un altro successo

Lo spettacolo istituzionale della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala ha mostrato l’altissimo livello tecnico e interpretativo degli allievi, capaci di destreggiarsi con abilità da veri professionisti fra il virtuosismo neoclassico balanchiniano e la gestualità più contemporanea di Angelin Preljocaj. Sul palco del Teatro Strehler 150 ballerini fra gli 11 e i 18 anni in uno spettacolo creato ad arte da Frédéric Olivieri e che esalta la versatilità, la bravura e l’energia dei giovani interpreti.

Coreografie splendide e giovanissimi danzatori già ottimi interpreti. Con queste parole si potrebbe condensare la cronaca dello spettacolo istituzionale della Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri andato in scena per quattro recite dal 17 al 20 marzo 2016 al Piccolo Teatro Strehler di Milano. E invece no, perché parlare di un’ottima scuola e vederne i risultati merita un resoconto più che dettagliato.

In apertura di serata, il direttore Frédéric Olivieri ha presentato tutti gli allievi della Scuola non con un semplice défilé ma con una Présentation orchestrata à la Balanchine su musica di Carl Czerny: una costruzione di gusto neoclassico, dove vengono coinvolti tutti gli otto corsi dell’Accademia. Elegante e complessa, la coreografia propone un crescendo di difficoltà tecniche sapientemente orchestrate nello spazio. In chiusura, al ricompattarsi dell’ultima fila e nel vedere un’alunna deliziosamente sollevata in lift al centro del gruppo, il pubblico prorompe nel primo di tanti applausi che hanno coronato la serata.

Prima di parlare de La Tarantella di George Balanchine su musica di Louis Moreau Gottschalk che con questo spettacolo ha fatto il suo ingresso nel repertorio della Scuola di ballo dell’Accademia scaligera, occorre fare un paio di premesse. La prima è che le coreografie di «Mr B» non vengono concesse dal George Balanchine Trust a tutti, ma solo a coloro che possono garantire una adeguata esecuzione, tecnica e stilistica. A certificare che una certa compagnia è all’altezza sono dei maître supervisori. Ebbene: la Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala è tra le pochissime Scuole al mondo che possono vantare una lunga collaborazione con il Balanchine Trust e gli allievi scaligeri anche in questo anno scolastico, hanno potuto lavorare con un ripetitore del calibro di Patricia Neary, personaggio carismatico e a loro familiare dato che in questi ultimi anni ha curato per la scuola le riprese di diversi capolavori di Balanchine, tra cui Serenade Who cares?. La seconda premessa è che vedere i capolavori di Balanchine in Italia è purtroppo ormai cosa rara. Grazie quindi alla Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala che ci permette di poter ammirare quest’ormai rara avis.

La Tarantella venne eseguita per la prima volta da Patricia McBride e Edward Villella del New York City Ballet nel 1964. Tecnicamente è un lavoro difficilissimo perché la tecnica terre-à-terre viene continuamente sollecitata, anche in termini di ritmo, da una partitura fittissima. A misurarsi con questo complicato duetto dal sapore partenopeo si sono alternate nelle diverse sere tre coppie di giovanissimi interpreti. Il 17 e il 18 marzo hanno furoreggiato Benedetta Montefiore e Andrea Risso, una coppia di veri solisti, veloci precisi, musicalissimi, balanchiniani doc. A seguire Camilla Cerulli ha interpretato questo brano dal ritmo serratissimo con due diversi partner: Gabriele Lucci sabato 19 e Gabriele Consoli domenica 20 marzo 2016.  Bravi tutti nel piegarsi a questa musicalità. In particolare Camilla Cerulli, ha mostrato un port de bras vezzoso davvero godibile in questo contesto di altissimo virtuosismo.

Ci viene ripetuto spesso e da più parti che oggi un giovane ballerino deve saper rispondere a qualsiasi cosa gli venga chiesto da un coreografo. Ha fatto bene dunque Frédéric Olivieri a inserire all’interno della serata La Stravaganza di Angelin Preljocaj (qui ripresa da Claudia De Smet) proprio per offrire al pubblico un’alternativa al repertorio neoclassico e per sollecitare la duttilità interpretativa nei giovani allievi. Sulle musiche di Antonio Vivaldi, Evelyn Ficarra, Robert Normandeau, Serge Morand, Ake Parmerud vengono contrapposti due gruppi di danzatori: il primo, vestito con semplici costumi sui toni del bianco-panna, viene connotato da una danza più pura e astratta mentre il secondo indossa costumi che strizzano l’occhio ai quadri di Vermeer e rimanda ad un retroterra più ‘primitivo’ (si veda ad esempio il ricorso insistito al pliè profondo à la seconde). Il risultato complessivo è stato ottimo: le difficoltà oltre che tecniche risiedono nel fatto che la coreografia è tutta costruita ‘sul filo del rasoio’. È piena di pause che ne fanno anche uno splendido momento di teatro, di danza che sgorga inattesa, di grandi scarti fra registri… è la contrapposizione fra due mondi che tentano di capirsi ma che restano non comunicanti. Creata nel 1997 per il New York City Ballet, la coreografia non ha perso nulla in forza e bellezza.

E quale chiusura migliore se non un’altra pagina balanchiniana? Theme and Variations (ripresa, come La Tarantella, da Patricia Neary) del 1947 su musica di Tchaikovsky occhieggia in modo chiarissimo al balletto à grand spectacle di Marius Petipa. È il tipico ‘concerto danzante’ tanto caro alla poetica di George Balanchine: ensembles più o meno grandi, diagonali che sembrano sul punto di sbriciolarsi per poi assumere nuovi connotati, lievi asincronie che tengono sollecitato l’occhio dello spettatore… La purezza della danza accademica viene investigata alla ricerca di una perfezione sempre maggiore. Tutti bravi gli interpreti ma Caterina Bianchi, con un port de pras di gusto davvero imperiale ed un uso squisito delle linee, si è incastonata perfettamente in questa delicatissima architettura. Insomma, la regina della festa. Accanto a lei, in tutte le recite, Fabio Rinieri, un partner elegante e capace in perfetto stile Balanchine.

Tra gli allievi da citare anche Maria Chiara Bono, Martina Dalla Mora, Maria Vittoria Muscettola, Carolina Sangalli, Frank Lloyd Aduca, Federico Bruccoleri, Giovanni Cusin, Danilo Lo Monaco, Mattia Tortora, Andy Bahaj. L’elenco dei giovanissimi interpreti che meriterebbero di essere segnalati dovrebbe essere ancor più lungo.

Calorosi e più che meritati gli applausi di pubblico del Piccolo Teatro Strehler che ha registrato, come di consueto, il sold out.

Matteo Iemmi

24/03/2016

Foto: 1. Benedetta Montefiore e Andrea Risso, Tarantella di George Balanchine, ph. Benedetta Folena, Scuola ballo Accademia Teatro alla Scala; 2. Présentation di Frédéric Olivieri, ph. Benedetta Folena, Scuola di ballo Accademia Teatro alla Scala; 3.-5. La Stravaganza di Angelin Preljocaj, ph. Benedetta Folena, Scuola ballo Accademia Teatro alla Scala; 6. Martina Dalla Mora, La Stravaganza di Angelin Preljocaj, ph. Benedetta Folena, Scuola ballo Accademia Teatro alla Scala; 7. Martina Dalla Mora e Frank Lloyd Aduca, La Stravaganza di Angelin Preljocaj, ph. Giulia Di Vitantonio, Scuola ballo Accademia Teatro alla Scala; 8. La Stravaganza di Angelin Preljocaj, ph. Giulia Di Vitantonio, Scuola ballo Accademia Teatro alla Scala; 9. Tema e variazioni di George Balanchine, ph. Giulia Di Vitantonio, Scuola ballo Accademia Teatro alla Scala; 10. Caterina Bianchi, Tema e Variazioni di George Balanchine, ph. di Benedetta Folena, Scuola ballo Accademia Teatro alla Scala.

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