Teatro Massimo di Palermo: da Waiting for Ravel – Bolero ai nuovi progetti per la stagione danza 2016/2017
È andata in scena, lo scorso 4 agosto 2016 al Teatro di Verdura di Palermo, la serata Waiting for Ravel - Bolero interpretata dal Corpo di ballo del Teatro Massimo. In scena, Bolero e un estratto da Giulietta e Romeo di Fabrizio Monteverde, e tre pezzi creati per i danzatori del teatro da Valerio Longo, Diego Tortelli e Anna Manes. La serata rivela un corpo di ballo eclettico e vivace, conferma il buon corso degli ultimi mesi di programmazione e valorizza il talento coreografico dei tre giovani coreografi. Il coordinatore del corpo di ballo Marco Bellone ripercorre per noi le tappe della stagione in corso e anticipa gli appuntamenti più importanti del 2017: dopo Lo Schiaccianoci in un riadattamento del repertorio di Giuseppe Picone, in programma Giselle di Ricardo Nunez con Svetlana Zakharova e produzioni di Jiří Kylián e Johan Inger. Il nuovo coreografo residente sarà Matteo Levaggi che creerà per la compagnia una nuova versione di Bella Addormentata.
Nella Palermo del balletto accade qualcosa: una scintilla si accende tra le quinte di un teatro maestoso, il Massimo, appagato dai recenti traguardi e ansioso di nuovi progetti. Nella notte del 4 agosto 2016, al Teatro di Verdura che scopre i tetti del principale palcoscenico palermitano, è andata in scena la danza più giovane, condensato coreografico di una generazione pronta ad esplodere. Unica e ultima data estiva del Corpo di ballo, il titolo Waiting for Ravel – Bolero sembra una promessa di idee in espansione e un saluto di mezza estate che annuncia un futuro già pronto. Un messaggio chiaro per il pubblico di Palermo, sorprendentemente numeroso al Teatro di Verdura e silenziosamente già accordato sulle note di un contemporaneo Maurice Ravel.
Nata da un’idea di Marco Bellone, coordinatore del Corpo di ballo dal marzo 2015, la serata ha riportato in scena Bolero e un estratto da Giulietta e Romeo, due successi di Fabrizio Monteverde, autore di alcune fra le migliori opere di danza contemporanea sulla scena italiana negli ultimi trent’anni e, nell’ultima stagione, coreografo residente del Massimo di Palermo. Accanto ai classici del repertorio contemporaneo, Bellone ha schierato in campo nuovi autori con tre pezzi appositamente creati per gli interpreti del teatro: Plasma di Valerio Longo, danzatore di punta delle stagioni storiche e recenti dell’Aterballetto e da qualche anno apprezzato coreografo in diversi contesti nazionali e internazionali (nel 2008 ha creato Hasmu per Scapino Ballet e molti suoi lavori fanno parte del repertorio dello stesso ensemble reggiano); Vox Multitudinis di Diego Tortelli, ventinovenne bresciano di formazione scaligera, già in prima linea sulla scena coreografica internazionale parallelamente a brillanti stagioni da interprete per la Compagnia del Teatres de la Generalitat de Valencia e Ballet National de Marseille; A man in a room, gambling di Anna Manes, al suo debutto d’autrice sul palcoscenico siciliano, per anni interprete principale del Balletto di Roma e assistente ripetitrice di Fabrizio Monteverde.
Questa notte d’incontro tra generazioni d’artisti regala dunque al pubblico del Verdura minuti di giovane danza, in uno spettacolo composto da ossimori e similitudini, inaspettatamente conciliati dall’omogeneità di un corpo di ballo estremamente ricettivo e dalle lucide mire di un accurato progetto. Lo stesso Marco Bellone ne rivela gli obiettivi: “Il mio scopo, arrivato al Massimo, era quello di portare all’interno di un ente lirico i nuovi autori di danza contemporanea, fornendo loro un corpo di ballo giovane pronto a misurarsi con la ricerca coreografica più recente. Si tratta di un progetto che attualmente si frammenta in brevi periodi di creazione presso il nostro teatro, ma che aspira a diventare un programma di regolare investimento affinché Palermo diventi un punto d’approdo per i coreografi e un laboratorio semipermanente per i danzatori della compagnia. Alla base, c’è inoltre il mio desiderio di ampliare questo progetto in una vera e propria piattaforma coreografica, una vetrina per autori e interpreti, impegnati nella comune opera di costruzione di un nuovo repertorio per il Teatro di Palermo”.
WAITING FOR RAVEL – BOLERO | LE CREAZIONI
In un intelligente programma ‘in crescendo’, la serata Waiting for Ravel si è aperta con l’atto dedicato ai giovani coreografi Longo, Tortelli e Manes, ai quali il teatro ha commissionato tre lavori di breve durata senza vincoli stilistici. Proprio la libertà concessa alle singole individualità creative sprigiona in scena l’espressione più verosimile di una generazione multisfaccettata, inquieta nel tentativo di razionalizzare un presente caotico e risoluta nel consegnare alla storia testimonianze di compiuta bellezza e rigenerate speranze. In questo quadro di gioventù in movimento, la brevità dei pezzi, acutamente prevista per alleggerire una serata di non semplice fruizione per il pubblico del balletto, da un lato asseconda la rapidità rappresentativa moderna in corsa tra comunicazioni simultanee e reti ipersapienti, dall’altro accende il desiderio di ulteriori visioni che ne completino la suggestione. Il risultato è un equilibrio di tensione scenica quasi perfetto a cui il pubblico di Palermo pare aderire con disciplinato entusiasmo e curiosità crescente.
Sorprende per lucidità compositiva e pulizia di gestione dello spazio scenico, il lavoro Vox Multitudinis (su musica di Jóhann Jóhannsson) di Diego Tortelli, che muove i ventuno ballerini lungo la scacchiera immaginaria di un mondo in bianco e nero, teso tra la pulsione unificante del gruppo e la fuga disgregante dell’individuo. Lo scontro tra forze opposte si tramuta, tra accettazione e rifiuto, nel respiro vitale di una comunità di monadi bianche, incastrate nelle proprie solitudini e alla ricerca di una simbiosi collettiva. Il sezionamento del pavimento scenico in rettangoli di colore opposto e la costrizione spaziale di assoli e passi a due in quadrati di vita isolata, ben rende l’alienazione strisciante di una società ambivalente, gelosa di destini privati e nevroticamente incline all’omologazione. Decisamente riusciti gli intrecci di coppia nello stile plastico di Tortelli, che esalta i muscoli e le tensioni di corpi armonici e anime musicali; tra tutti, spicca il talento di Andrea Mocciardini, giovane interprete dalle linee prepotentemente classiche, straordinariamente predisposto all’inquietudine e alla risoluzione delle dinamiche contemporanee attraverso un controllo sapiente del respiro e delle curve del corpo.
Per chi conosce l’interprete Valerio Longo, non è difficile ritrovare nell’assolo Plasma, l’intima essenza del suo stesso movimento composto da un raffinato equilibrio tra frenesia e compostezza, impalpabilità e sostanza, fugacità e permanenza. Pur vittima di un contrattempo organizzativo che ha costretto il coreografo, a ridosso della messinscena, a riformulare in un assolo l’originario progetto di un pas de deux, Plasma rivela un’estrema compiutezza rappresentativa che, nei pochi minuti di un racconto solitario, squarcia i confini di una solitudine terrena e dichiara un’estenuante ricerca dell’assoluto lungo un percorso di fragilità, tormenti e liberazione. In un cerchio compositivo che apre e chiude con un’identica immagine il fulmineo viaggio personale e universale dell’uomo, Longo frammenta il movimento in sillabe e fotogrammi che lasciano all’occhio dello spettatore il compito di ricomporne l’unità e il significato. Il singhiozzo espressivo che tallona un’individuale esperienza di libertà ne dichiara infine la difficoltà e i rischi, pericolosamente al bivio tra le strade dell’arbitrio e della coscienza. Sulla musica di Mauro De Pietri, l’unico interprete Alessandro Cascioli gestisce con profonda immedesimazione e ottima qualità espressiva un quadro di complessa e strutturata intensità, ben misurando gli spigoli e gli archi della costruzione coreografica di Longo, la cui prova creativa non lascia dubbi sulla maturazione artistica di un autore in costante crescita.
Tra le non trascurabili tensioni dell’esordio coreografico, A man in a room, gambling di Anna Manes rivela i contorni di un’intenzione autoriale in formazione, ben salda nei propri principi stilistico-estetici e intelligentemente aperta alla manipolazione narrativa dei contenuti. Nell’azzurro setoso di costumi ideati dalla stessa coreografa, i cinque interpreti si incrociano lungo dialoghi immaginari, che tenteranno di scolpirne le identità su uno sfondo di imprevedibile sorte e vita d’azzardo. La dichiarata ispirazione di Manes all’opera sonora dello scultore Juan Muñoz in collaborazione con il compositore Gavin Bryars, si scioglie in un disegno coreografico ordinato e puntuale, che accosta alla placidità delle registrazioni vocali di Muñoz un movimento in espansione, libero da costrizioni rappresentative e candidamente esposto a molteplici letture. In questo caso, proprio l’apparente incompiutezza del lavoro amplia i margini di crescita della coreografa, il cui germoglio creativo lascia aperte molteplici vie di approfondimento sia dal punto di vista stilistico che drammaturgico. Ben eseguono il linguaggio tecnico di Manes, composto da linee nette e decise, le donne del gruppo Francesca Bellone e Annamaria Margozzi, accanto ai tre uomini dal movimento ampio e fluido Michele Morelli, Gianluca Mascia, Vito Bortone.
Il secondo tempo della serata ha portato in scena due lavori storici del coreografo Fabrizio Monteverde, particolarmente atteso dal pubblico di Palermo soprattutto dopo il grande successo di Cinderella dello scorso maggio. Supportato dall’accompagnamento dell’Orchestra del Teatro Massimo diretta da Farhad Mahani, il corpo di ballo affronta con disciplina un Bolero di sangue e sudore che coinvolge il pubblico e gli interpreti in un rito di catarsi collettiva.
Ispirato al film di Sidney Pollack Non si uccidono così anche i cavalli? (1969) in cui una fetta d’umanità in miseria si sottopone compiacente alle atrocità di una gara di ballo ad eliminazione, il Bolero di Monteverde ne enfatizza il tragico crescendo in una rappresentazione che procede per contrasto: mentre le note di Maurice Ravel incalzano e la glorificazione sembra ormai vicina, il vigore abbandona i corpi e la danza seppellisce ogni umana velleità. Pur richiamando costumi e atmosfere del film, Monteverde abbandona le microstorie di disperazione dell’opera originale per conservarne infine l’intima spietatezza, in un massacrante gioco di competizione e cinismo a cui sarà impossibile sfuggire. In un inferno di “altri”, ostinati in una maratona di ballo senza alcun premio, i fragili soccomberanno o attenderanno la prossima guerra, tra le catastrofi e i trionfi di un’umanità imprigionata. Favoriti dal lavoro con il coreografo di oltre tre mesi, i ballerini del Massimo mostrano buona dimestichezza in uno stile energico e conciso che alterna attimi di sensualità vistosa e momenti di nevrotico accanimento sul gesto, in perfetta linea con la drammatica rappresentazione dello sfinimento di anime e corpi. Ottima la cura delle dinamiche di gruppo e delle singole coppie, ben valorizzate dalla raffinatezza ritmica e musicale del coreografo. Prova molto buona per tutti gli interpreti in scena tra i quali segnaliamo gli abili Andrea Mocciardini e Francesca Davoli, ultima coppia ‘in gara’ sulle note finali di Ravel.
Meno esaltante ci è sembrato il pas de deux da Giulietta e Romeo nella storica versione dello stesso Monteverde, pur nell’idillio delle note di Sergej Prokof’ev eseguite dall’orchestra e nonostante la buona esecuzione tecnica dei due interpreti Maria Chiara Grisafi e Michele Morelli. Probabilmente sfavorito dalla mancanza del contorno drammaturgico che rende la rilettura monteverdiana un capolavoro coreografico contemporaneo, l’estratto perde in questa isolata rappresentazione i tratti più caratteristici del suo autore, lasciando inappagata quell’attesa di contatti, abbandoni e cadute su cui Monteverde ha disegnato la propria Giulietta.
Rapito durante l’intera rappresentazione, il pubblico di Palermo ha accolto con calore e sentite acclamazioni il coreografo residente Fabrizio Monteverde e i giovani autori Valerio Longo, Anna Manes e (l’assente) Diego Tortelli, confermando la buona riuscita di una serata sperimentale che ci auguriamo sia solo l’inizio di ben più ampi progetti avviati dal Teatro Massimo.
CORPO DI BALLO del TEATRO MASSIMO di PALERMO | PRESENTE e FUTURO
In attesa delle appendici del progetto, possiamo affermare con convinzione che la serata Waiting for Ravel – Bolero espone allo sguardo del pubblico e degli operatori un corpo di ballo in buona forma che, in una fase di crisi nazionale degli enti gemelli come l’Arena di Verona, merita attenzione su diversi fronti: quello del rinnovamento programmatico di un repertorio progressivamente snellito dall’alternanza di differenti direzioni, tutte indubbiamente eccellenti e produttive, ma interrotte nella propria radicazione sul territorio; quello della ricostruzione di un gruppo di ballo affiatato ed eclettico, con danzatori giovanissimi ed esperti maîtres de ballet (quest’anno, per scelta dello stesso coordinatore, si sono alternati: Sarah Taylor, Riccardo di Cosmo, Alessandro Bigonzetti, Roberto Zamorano, Damiano Pettenella, Ugo Ranieri e lo stesso Marco Bellone); quello di una crescita inattesa, rispetto alle stagioni teatrali del 2014, delle percentuali d’affluenza di pubblico e di incassi, che lasciano riprendere fiato alla Sovrintendenza e auspicare il sostegno alle progettualità dei direttori nonché l’aumento progressivo del numero di produzioni in modo da garantire continuità di lavoro e crescita professionale all’intera squadra artistica palermitana.
Aspettando l’annuncio ufficiale della stagione di balletto 2016/2017, è lo stesso Marco Bellone a parlarci del suo percorso di coordinatore del Corpo di Ballo iniziato lo scorso marzo, tra i risultati della programmazione in corso e le anticipazioni dei prossimi progetti: “Nel 2016 abbiamo aperto la stagione con il lavoro del coreografo residente Fabrizio Monteverde Cinderella nell’allestimento del Balletto di Roma, ampliato e riadattato sul nostro corpo di ballo. Aprire con un titolo contemporaneo è stata una sfida che possiamo dire di aver vinto, considerando l’apprezzamento del pubblico, la buona risposta da parte della compagnia e l’ottimo riscontro di critica. Gli interpreti principali erano gli ospiti Anbeta Toromani e José Perez, con un secondo cast interamente composto dai ballerini del corpo di ballo, in linea con la nostra intenzione di valorizzare i talenti del teatro. L’esperienza ha dimostrato che abbiamo molti elementi interni che possono danzare vari stili e conferma la costruzione di una compagnia estremamente versatile e adattabile a molteplici linguaggi coreografici. Abbiamo poi portato in scena Soirée Roland Petit, allestimento del Teatro dell’Opera di Roma e produzione in collaborazione con Daniele Cipriani Entertainment, con protagonista l’étoile Eleonora Abbagnato. Anche in questo caso, insieme ai grandi ospiti, danzavano i ballerini del Teatro Massimo con secondo cast interno. Uno spettacolo che ha avuto grande successo e che ha confermato le grandi aspettative che vi avevamo riposto”.
“La recente serata Waiting for Ravel è stata però la più sorprendente in termini di superamento delle attese – confessa Bellone – per me, per la Sovrintendenza e per l’intera compagnia. Si trattava di uno spettacolo difficile per il pubblico del teatro: puntava su coreografi giovani e ancora poco conosciuti, non c’erano grandi ospiti, e il Teatro di Verdura, di dimensioni immense (circa 2000 posti), non era facile da riempire. E invece l’affluenza di pubblico e gli applausi ne hanno pienamente confermato la riuscita. Il mio desiderio è che lo spettacolo possa essere riproposto nel circuito teatrale siciliano in vista dell’ulteriore ampliamento del progetto dedicato ai giovani coreografi. Dopo l’estate, chiuderemo la stagione con Lo Schiaccianoci, in un riadattamento del repertorio ad opera di Giuseppe Picone. Per il prossimo anno abbiamo già in programma Giselle di Ricardo Nunez con protagonista Svetlana Zakharova e produzioni dei coreografi ospiti Jiří Kylián e Johan Inger. Il nuovo coreografo residente sarà Matteo Levaggi che creerà per la compagnia una nuova versione de La bella addormentata. E continueranno i progetti interni con cui intendo stimolare l’istinto coreografico dei miei danzatori invitandoli a creare per i colleghi del corpo di ballo”.
A chi gli chiede come sia possibile oggi conciliare la precarietà dei corpi di ballo con la stabilizzazione di un repertorio, Bellone risponde con lucidità e speranza: “Non avere una stabilità d’organico che duri negli anni è indubbiamente un problema, tuttavia è possibile per noi creare un repertorio grazie ad una compagnia oggi composta, tra stabili, aventi diritto e aggiunti, di circa trentacinque danzatori. I nostri ballerini hanno contratti a produzione, con un piano annuale che consente di dar loro una prospettiva del lavoro dell’intera stagione. Naturalmente la nostra ambizione è arrivare ad avere un corpo di ballo stabile che garantisca progettualità concrete e programmazioni progressivamente più ricche di titoli”. Oggi le percentuali del Teatro Massimo confermano, rispetto al 2014, un aumento considerevole del numero di spettatori (17,7%) e di abbonamenti venduti, dati che lasciano ben sperare sull’ampliamento dei progetti di media e lunga durata con cui Bellone ha inaugurato il proprio percorso direttivo: “Le percentuali dichiarano un interesse del pubblico progressivamente crescente e un chiaro avvicinamento del teatro alla città di Palermo – conclude Marco Bellone – Al di là di questo felice risultato, il mio obiettivo, anche per la prossima stagione, resta quello di valorizzare al massimo la compagnia attraverso un lavoro che inizi in sala, con i ballerini e i maîtres de ballet, e che continui sul palcoscenico grazie alle nuove produzioni di giovani coreografi e autori internazionali”.
Lula Abicca
11/08/2016
Foto: 1.-9. Vox Multitudinis di Diego Tortelli, Teatro Massimo di Palermo; 10.-14. Alessandro Cascioli in Plasma di Valerio Longo, Teatro Massimo di Palermo; 15. -17. A man in a room, gambling di Anna Manes; 18.-20. Maria Chiara Grisafi e Michele Morelli, Giulietta e Romeo di Fabrizio Monteverde, Teatro Massimo di Palermo; 21.- 26. Bolero di Fabrizio Monteverde, Teatro Massimo di Palermo. Tutte le foto sono state scattate da Rosellina Garbo.