La recensione

Successo per Serata Preljocaj al Teatro dell’Opera di Roma

Successo, al Teatro Costanzi, per Serata Preljocaj spettacolo che racchiude due titoli a firma del celebre coreografo e regista Angelin Preljocaj. In apertura l’iconico “Annonciation”, qui egregiamente interpretato da Rebecca Bianchi (Maria) e da Annalisa Cianci (L’Arcangelo). A seguire il nuovo “Nuit romaine”, un affascinante viaggio notturno tra le suggestioni di Roma. Con gli oltre cento costumi Dior, risplendono Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel, e brillano per energia interpretativa Alessandra Amato, Rebecca Bianchi, Susanna Salvi, Alessio Rezza, Claudio Cocino, Michele Satriano, Giacomo Castellana, Eugenia Brezzi ed Antonello Mastrangelo.

Operazione impegnativa, dal buon esito, quella realizzata dall’Opera di Roma in occasione della pre-apertura della stagione di balletto 2022-2023: dal 13 al 18 settembre 2022, con sei recite, è andata in scena la Serata Preljocaj, una serata interamente dedicata ad Angelin Preljocaj, coreografo e regista francese, di origine albanese, certamente uno dei principali autori contemporanei.

La serata è un omaggio all’inconfondibile segno coreografico-registico di Angelin Preljocaj, tornato a Roma su invito della direttrice del corpo di ballo Eleonora Abbagnato con il suo storico Annonciation, duetto al femminile del 1995, e con il nuovo titolo Nuit romaine, appositamente ideato per la compagnia capitolina.

In Annonciation il sipario si apre mostrando il palcoscenico interrotto dagli spigoli di una panca rigida che incornicia il quadro sacro dell’Annunciazione. Maria, fanciulla e immacolata, siede inconsapevole e già inquieta, con l’abito corto che ne lascia scoperta la pelle bianca. È l’étoile Rebecca Bianchi (già applaudita protagonista di Annonciation nel 2017 con la stessa Abbagnato, all’epoca, come partner d’eccezione) ad indossare le vesti della Marie di Preljocaj: al suo ritorno in scena, dopo la nascita del quarto figlio, la ballerina riluce di forza e candore, restituendo con intima saggezza gli interiorizzati tratti del suo ruolo. Le voci bambine, rumore di sottofondo e preannuncio di nuove nascite, svaniscono nel silenzio possente di una presenza angelica, mentre la luce divina taglia e risveglia il mondo. Maria si arrende all’apparizione di Gabriele, Arcangelo messaggero investito di potenza e bagliore: il tocco che la spaventa si trasforma lentamente in un abbraccio protettivo che rivela nascita, trasformazione e salvezza.

In abito blu dal taglio obliquo, Annalisa Cianci è un Archange dal gesto deciso, che fende l’aria con ali invisibili e benedice il corpo che darà vita al Figlio: danzatrice dal volto fiero e dal gentile sguardo, Cianci ammorbidisce il movimento potenziandone le più delicate sfumature e accogliendo su di sé i timori generati dal perentorio messaggio. Con fermezza, conduce Maria/Rebecca Bianchi in un percorso di consapevolezza e accettazione, a cui la giovane accondiscende prima con titubanza e infine con certezza, ancella di un Dio invisibile e madre di un’anima redentrice.

Nella bellezza del quadro coreografico, costruito con sapienza cinematografica ed esaltato dalla gestione delle luci (di Jacques Chatelet, riprese da Eric Soyer) e dai suoni sospesi tra cielo e terra (di Stéphane Roy e sul Magnificat di Antonio Vivaldi), troviamo ipnotico l’incontro tra le due protagoniste che qui incrociano virtù sceniche e tensioni emotive: insieme, Rebecca Bianchi e Annalisa Cianci generano uno spirito scenico avvolgente che potenzia, fino alla commozione, la vicenda “umana” della Madonna di Preljocaj. Un brano che rapisce ed emoziona, certamente impreziosito, oltre che dalla presenza del coreografo, dalla guida di Claudia De Smet, memorabile Archange nel film Annonciation diretto dallo stesso Preljocaj nel 2003.

E sono ancora gli angeli di Angelin, questa volta dalle ali rigide e trasparenti, bianche e nere, ad aprire Nuit romaine, nuovo balletto frutto della trasposizione teatrale dell’omonimo film presentato lo scorso 29 aprile 2022 (nato a sua volta, nei mesi di emergenza pandemica, dalla collaborazione tra Dior e il Teatro dell’Opera di Roma, in associazione con l’Ambasciata di Francia in Italia). Viaggio notturno tra le sontuose stanze di Palazzo Farnese, il mediometraggio dipingeva i tratti di una Roma antica e potente, rigogliosa e placida: fotogrammi veloci di una storia secolare, che si rianimava d’un tratto nei corpi giovani della danza sotto la guida della dea della notte. Protagonisti, nel film come nel balletto, le stelle Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel, insieme alle étoiles, i primi ballerini, i solisti e il corpo di ballo dell’Opera di Roma, elegantemente abbigliati dagli oltre cento costumi firmati da Maria Grazia Chiuri per la Maison Dior.

La versione in palcoscenico si accende su un ritmo incalzante e sfrutta con registica maestria la profondità del palcoscenico in cui agilmente si alternano sfondi scenografici e quadri coreografici. Il risultato è un racconto per immagini tridimensionali, di fulminea efficacia, che si sovrappongono l’una all’altra mantenendo un’intima coerenza di rappresentazione: attraverso movimenti alternatamente squadrati e sinuosi, di estrema musicalità, Preljocaj scrive una nuova storia di uomini e donne, tra potere papale e nobiltà di Roma, sullo sfondo di divinità perdute e rievocate.

Putti e cupidi tanto ricorrenti nell’arte figurativa, popolano le scene del coreografo segnando il passaggio tra cielo e mondo, umanità e deità: in gruppo, si riuniscono e si distanziano su un ampio tavolo al centro della scena, bloccando i gesti in scene di scontro e riconciliazione, specchio di una storia e di una contemporaneità inquieta.

Si susseguono poi, speditamente e secondo le diverse suggestioni musicali (da Vivaldi, Handel, Bach, Rossini, Beethoven, Schubert, Wagner e Daft Punk), tableaux vivants di intrigante bellezza: ci sono l’étoile Susanna Salvi e Flavia Stocchi, angeli cortesi ed enigmatici, che lasciano la scena a caleidoscopici tapis camminanti, prima animati da rapidissimi petit battements e poi trascinati via come tappeti volanti nello spazio e nel tempo; e c’è la scena, riuscitissima, de Les trois papes con Francesca Bertaccini, Manuel Zappacosta e Valerio Marisca troneggianti in rosso, reminiscenze di poteri e di aspirazioni, di umane ambiguità e storici fallimenti.

Si alternano abiti di magnifica fattura, tra tagli classici e moderni, tessuti leggeri e drappeggi che sembrano scolpire i corpi come statue di divinità contemporanee: e parallelamente si alternano quadri in duetto ed ensemble, che mettono in luce le abilità interpretative del corpo di ballo dell’Opera di Roma, particolarmente coeso e vibrante in una coreografia che lo vede protagonista accanto alla direttrice Eleonora Abbagnato e all’étoile ospite Friedemann Vogel.

Cuore del balletto sono proprio i pas de deux delle due stelle, qui nei panni di Nox, dea della notte, e de L’homme: nel primo incontro, in ampia gonna di tulle unisex (nelle sfumature del grigio per Eleonora Abbagnato e del rosa per Friedemann Vogel), si lanciano in ampi salti sfiorandosi appena e schivando le frecce del destino con improvvisi, rapidissimi, cambré; nel secondo e meraviglioso passo a due, lirico e sensuale, intrecciano i loro corpi da semidei, dando respiro ad immobili figure d’eterna bellezza, tanto simili agli affreschi della Galleria dei Carracci. Splendidi Friedemann Vogel e Eleonora Abbagnato, già uniti da una visibile complicità scenica, potenziata dalla sensibilità coreografica di Preljocaj (che qui cita anche un frammento di Annonciation).

Altre scene, particolarmente suggestive, danno l’occasione di ammirare gli interpreti della compagnia: come il voluttuoso quadro de Les jarres dorées in cui spicca, sinuosa, Rebecca Bianchi accanto a Francesca Manfredi e ad Alessandra Amato; étoile, quest’ultima, che torna protagonista con Eleonora Abbagnato nel duo Les Perles, sequenza irta di difficoltà tecniche, egregiamente disegnata da Preljocaj su preziosi costumi di perle. E ancora brillano: l’étoile Alessio Rezza, dal movimento misurato ed esplosivo insieme, accanto all’ottimo primo ballerino Claudio Cocino; così come il solista Giacomo Castellana, dinamico e plastico (a nostro parere, tra i più versatili e promettenti talenti della compagnia). Non ci sfuggono, nelle sequenze di gruppo, il movimento sapiente del primo ballerino Michele Satriano, il carisma di Eugenia Brezzi (da noi già segnalata per l’interpretazione in Walking Mad di Inger), e l’energia di Antonello Mastrangelo.

Tutto il corpo di ballo – insieme alla direttrice Eleonora Abbagnato e all’étoile ospite Friedemann Vogel, con al centro Angelin Preljocaj, Claudia De Smet e Maria Grazia Chiuri – guadagna infine il meritato applauso dell’ampia platea del Costanzi: elegante inizio per una nuova stagione in partenza.

Lula Abicca

27/09/2022

Foto: 1. Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 2.-6. Annalisa Ciaci e Rebecca Bianchi, Annonciation di Angelin Preljocaj; 12. Flavia Stocchi e Susanna Salvi, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 13.-14. Susanna Salvi, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 15.-19.  Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 20. Claudio Cocino e Alessio Rezza, Nuit romaine di Angelin Preljocaj ; 21. Nuit romaine di Angelin Preljocaj ph. Fabrizio Sansoni, Teatro dell’Opera; 22. Alessandra Amato, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 23.-24. Eleonora Abbagnato, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 25.-26. Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 27. Alessandra Amato, Rebecca Bianchi, Francesca Manfredi, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 28.-30. Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 31.-33. Friedemann Vogel, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 34. -37. Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 38. -39. Claudio Cocino, Giacomo Castellana, Alessio Rezza, Antonello Mastrangelo, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 40.-44. Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel, Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 45. -48. Nuit romaine di Angelin Preljocaj; 49-.52. saluti finali. Servizio fotografico di Fabrizio Sansoni, Teatro dell’Opera.

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