La recensione

Successo per la frizzante Coppelia di Roland Petit al San Carlo di Napoli

E’ andata in scena al Teatro San Carlo di Napoli, con grande successo di pubblico, Coppelia nella frizzante versione di Roland Petit. Nel ruolo di Coppelius, qui elegante viveur, si sono alternati Luigi Bonino e Gianluca Nunziata che hanno regalato magistrali interpretazioni del ruolo. Convincenti nel ruolo di Swanilda sia Anbeta Toromani, frizzante e ironica, che Luisa Ieluzzi, forte e sicura di sé. Alessandro Macario tratteggia il personaggio di Frantz con ironia coinvolgente e tecnica pulita e precisa mentre Alessandro Staiano lo colora di sfrontatezza, spavalderia e con una tecnica virtuosa e temeraria.

Al Teatro di San Carlo di Napoli è andata in scena l’ultima replica di Coppelia di Roland Petit e fino a giugno il sipario resterà chiuso sulla danza. Ma il ricordo lasciato nel pubblico senza alcun dubbio basterà  a colmare il vuoto fino alla prossima rappresentazione di balletto, un classico Romeo e Giulietta nella versione di Leonid Lavrovsky.

Danzaeffebi ha deciso di recensire due repliche di Coppelia, per la precisione la prima con Luigi Bonino nel ruolo di Coppelius, Anbeta Toromani in quello di Swanilda e Alessandro Macario in quello di Frantz, e l’ultima in cui i medesimi ruoli sono stati interpretati da Gianluca Nunziata, Luisa Ieluzzi e Alessandro Staiano.

La versione coreografica di Petit riprende la storia del balletto originale attualizzandolo e rendendolo più moderno tanto nella trama quanto nella gestualità: la pantomima delle prime rappresentazioni ottocentesche lascia il posto ad una variegata gamma di sfumature interpretative più credibili e naturali: la freschezza quasi civettuola della giovane Swanilda affianca l’eleganza di Coppelius e l’inconsapevole ironia dello spavaldo Frantz. La storia scivola via piacevole e la musica di Léo Delibes diverte tra ritmi incalzanti e note da carillon. Coppelia è per tutti, è il balletto classico che più di ogni altro è in grado di divenire collante perfetto tra la danza e quella parte di pubblico non abituata ai grandi classici di repertorio: la leggerezza delle musiche, la simpatia dei due giovani personaggi, la mobilità coreografica degli ensemble fanno sì che, tanto il fruitore abituale ed estimatore appassionato, quanto l’osservatore alla prima esperienza di contatto con la danza, possa restare soddisfatto in quanto ad intrattenimento e stupore per i numerosi virtuosismi tecnici che la versione di Petit prevede.

Celebrazione della bellezza e della gioventù, sostituzione della donna amata e bramata con un feticcio accondiscendente che non si nega, non si sottrae, non giudica. Cosa c’è di più attuale? Il vecchio Coppelius, che in questa versione coreografica diviene il vero protagonista della storia, indirizza tutto il suo amore verso una bambola che ha le sembianze della sua amata Swanilda e con lei brinda, danza, volteggia estasiato e in preda ad una follia inarrestabile. Una bambola, l’involucro vuoto e allo stesso tempo innocua riproduzione e imitazione ai limiti del ridicolo di Swanilda, calma il cuore di un vecchio, elegante signore ormai rimasto solo tra ricordi e sogni impossibili. Un ruolo giocato magistralmente in entrambe le rappresentazioni tanto dal grande Luigi Bonino, degno erede dello stesso Roland Petit che questo ruolo se lo cucì addosso, che da Gianluca Nunziata vera rivelazione negli ultimi anni in quanto ad interpretazione. Luigi Bonino è maestro di presenza scenica, laddove il tenero romanticismo di Coppelius si mescola alla formalità dell’etichetta di uomo dalla classe indiscussa. Per lui meritati applausi a scena aperta e un infinito scroscio di consensi sul finale. Nell’interpretazione di Nunziata lo sguardo è attirato dalla mimica delle mani, protagoniste indiscusse di una performance curata nei minimi dettagli con note malinconiche e forti accenti di smaniosa passione al limite del panico nella scena del sortilegio.

Meravigliosa interpretazione quella delle due principali interpreti femminili, convincente al punto da non lasciare possibilità di scelta a favore di una o dell’altra in chi – come la sottoscritta – ha assistito ad entrambe le performance. Un personaggio, Swanilda, che si addice al carattere scenico sia di Anbeta Toromani, frizzante, ironica da morire, precisa all’inverosimile, che di Luisa Ieluzzi, forte, sicura di sé e dalle gambe altissime. Una serie di variazioni velocissime fatte soprattutto di piccoli salti e punte serrate, ampi developpé ed una mimica del viso, e di tutto il corpo, che accompagna in maniera leggera e piacevole la costruzione coreografica, caratterizza il personaggio femminile. Come la Swanilda di entrambe le rappresentazioni, così anche le amiche hanno dato prova di precisione e padronanza della tecnica in velocità. Questo dimostra l’elevato numero di ottimi elementi nel Corpo di ballo del Teatro San Carlo, tanto al femminile quanto al maschile, e dà la possibilità di portare in scena lavori di altissimo profilo tecnico e virtuosistico come in questo caso.

Il ruolo di Frantz nelle due repliche a cui ho assistito è stato forse quello interpretato in maniera più soggettiva e personale dai due talentuosi danzatori che lo hanno portato in scena: ironia coinvolgente e tecnica pulita e precisa per Alessandro Macario, sfrontatezza  e spavalderia nella tecnica virtuosa e temeraria per Alessandro Staiano. Entrambi fiore all’occhiello del Massimo napoletano vivono però la scena in maniera del tutto diversa regalando al pubblico sensazioni eterogenee che pongono dinnanzi all’eterno dilemma: la compostezza dell’esecuzione tecnicamente pulita o l’irrefrenabile desiderio di grandiosità del gesto? In entrambi i ballerini la tecnica è forte e il lavoro portato avanti negli anni mostra ogni giorno, e replica dopo replica, i suoi frutti, ma la personalità viene fuori e, anche quando il personaggio è ben delineato nel carattere e nella composizione dei passi, entra in gioco l’approccio al palcoscenico, e allora tutto cambia in base a chi va in scena. Alessandro Macario è minuziosamente e ricercatamente pulito e ha doti interpretative innate che lo rendono attore e non solo danzatore sulla scena: in lui il personaggio affidatogli prende vita con una precisione e plasticità da risultare convincente ad ogni attimo. Alessandro Staiano la scena la divora, non tiene a bada la fame di gloria e sale sul palcoscenico ogni volta come se fosse la prima e insieme l’ultima. La temerarietà e l’incoscienza con cui danza fanno sì che ogni salto sia una scommessa fatta con se stesso e col pubblico: ogni volta più in alto, ogni volta il volo aumenta la distanza tra una danza calcolata e una vissuta.

Chi ha perso questa Coppelia ha perso molto e l’approvazione del pubblico, rimasto in sala fino all’ultimo istante dell’ultimo applauso, dimostra la scalata di un corpo di ballo grandioso.

Manuela Barbato

13/04/2016

Foto:

Foto: 1. Anbeta Toromani e Luigi Bonino, Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Luciano Romano; 2. Anbeta Toromani e Alessandro Macario, Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Luciano Romano; 3. Anbeta Toromani e Alessandro Macario, Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Francesco Squeglia; 4. Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo; 5.Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Luciano Romano; 6. Anbeta Toromani, Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Francesco Squeglia; 7. Luigi Bonino, Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Francesco Squeglia; 8. Anbeta Toromani e Luigi Bonino, Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Luciano Romano; 9. Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Francesco Squeglia; 10.-11. Luisa Ieluzzi e Alessandro Staiano, Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Luciano Romano; 12. Gianluca Nunziata Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Luciano Romano; Luisa Ieluzzi, Coppelia di Roland Petit, Teatro San Carlo, ph. Luciano Romano.

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