La recensione

Successo a Roma per Aterballetto con Golden Days di Johan Inger

Calorosi gli applausi a Palazzo Venezia per Aterbaletto in scena nella rassegna Il giardino ritrovato con Golden Days, spettacolo che racchiude tre coreografie di Johan Inger: Rain Dogs, Bliss e Birdland. Impeccabili i danzatori, alle prese con il vocabolario fittissimo di Inger. Dotati tutti di tecnica eccellente, si rivelano solisti unici, riconoscibili singolarmente per qualità di movimento e caratteristiche interpretative. Tra loro, gli ottimi Hektor Budlla, Noemi Arcangeli, Ivana Mastroviti (splendida nell’assolo Birdland), Philippe Kratz e Giulio Pighini. Si attendono ora le nuove produzioni della compagnia reggiana tra cui Bach Project, con Sarabande di Jiří Kylián e Domus Aurea di Diego Tortelli, in debutto a settembre a Torino. e poi a Milano

Assente da Roma da più di un anno, la compagnia Aterballetto ha trovato ad accoglierla, a Palazzo Venezia, un pubblico numeroso e attento in occasione dello spettacolo Golden Days con le coreografie di Johan Inger: un’affluenza che dimostra la buona programmazione della rassegna Il giardino ritrovato, a cura di Sonia Martone e Anna Selvi, e che conferma l’antico legame tra Roma e la compagnia reggiana, da sempre seguita con affetto dal pubblico della capitale.

Serata dal titolo apparentemente nostalgico, Golden Days traccia la via di un riscatto, dall’asfalto bagnato di vite allo sbando alle strade assolate di nuovi percorsi. La dimensione del tempo, quella reale dei giorni che fuggono e quella ideale dei ricordi che restano, domina i brani di Johan Inger, rivelatori di un arco creativo lungo più di sei anni; fanno infatti parte di Golden Days tre pezzi differenti: Rain Dogs su musiche di Tom Waits, creato nel 2011 e riallestito per Aterballetto nel 2013, Bliss del 2016 sulle note di Keith Jarrett e il più recente Birdland (2017) su musica di Patti Smith.

Autore tra i più interessanti di una generazione fiorita nei giardini della danza contemporanea svedese, Johan Inger è figlio di una grande tradizione (legata a Mats Ek e al Cullberg Ballet, di cui è stato anche direttore dal 2003 al 2008) e padre di nuove traiettorie, fedele al genio della propria terra eppure in viaggio costante verso nuovi mondi. Troviamo particolarmente azzeccata la scelta di Aterballetto di presentare in un’unica serata i tre brani del coreografo, che qui sembra mettere a nudo le proprie ossessioni in un percorso di contemplazione e catarsi, risolto con l’irresistibile leggerezza caratteristica del suo slancio.

Rain Dogs, in apertura di serata, prende il titolo dall’album del 1985 di Tom Waits, cantautore statunitense, poeta di quell’America ‘sbagliata’ nelle cui pieghe si nasconde l’anima più vera, nuda e ribelle, del paese dei vincenti: Inger scivola tra le note del bluesman e ne aggancia la voce di ruggine e fumo estraendone la disincantata ironia, il grido spezzato e la visione di un mondo perdutamente cinico eppure, nonostante tutto, profondamente vivo. Il movimento, modellato sulle curve musicali di Waits, si carica di peso e si ancora al suolo, senza tuttavia rassegnarsi alla caduta; il corpo si piega e la schiena di inarca, ma la danza non perde mai il proprio centro e, al contrario, conquista lo spazio con ampi scivolamenti, corse brevi e rapidissime, impercettibili spostamenti che conducono il gruppo da un angolo all’altro della scena.

I danzatori di Aterballetto, alle prese con il vocabolario fittissimo di Johan Inger, si rivelano impeccabili, e ognuno di loro si distingue per individuale carisma. Crediamo del resto che sia ancora questa l’arma vincente della compagnia: la presenza di solisti unici, disciplinati da una preparazione tecnica eccellente e da uno spirito artistico comune, ma soprattutto riconoscibili singolarmente per qualità di movimento e caratteristiche interpretative. In Rain Dogs, dove il gruppo è compatto e i ritmi serrati, non ci sfugge la danza fluida e muscolare di Hektor Budlla, da tempo tra le punte di diamante dell’ensemble, interprete che ci esalta ad ogni esibizione anche per una caratteristica, raffinatissima, sensibilità musicale. Splendide le donne del gruppo, Noemi Arcangeli, Martina Forioso, Ivana Mastroviti, Serena Vinzio, padrone del gesto solido ed energico di Inger, vestito della loro femminilità decisa, a tratti seducente e poi improvvisamente scontrosa, sciolta da ogni stereotipo e profondamente libera. E poi ancora, Roberto Tedesco, Saul Daniele Ardillo e Alessandro Calvani, interpreti dal movimento vigoroso eppure gentile, in una perfetta alternanza di volo e caduta, materia e respiro, intensità e dolcezza.

Merita un discorso a parte l’assolo Birdland su musica di Patti Smith, brano di raccordo tra i pezzi centrali della serata. Il corpo sottile e sinuoso di Ivana Mastroviti, fasciata di nero aderente e luccicante, domina un palcoscenico in trasformazione affollato da ospiti inattesi. La ballerina si districa tra le attività in diretta del cambio scena, ostacolata dai tecnici al lavoro e dai tappeti rimossi: la sua è una danza d’ostinazione e caduta, rassegnazione e rivincita, decisa forse a fermare il tempo o a diventarne padrona assoluta. La troviamo bellissima nei suoi slanci eroici, nelle impreviste delusioni, nelle pose eccentriche, ed è esilarante il suo disappunto nel trovarsi infine su un palcoscenico del tutto nuovo come unica e solitaria regina.

In chiusura di serata, una delle più belle produzioni delle ultime stagioni di Aterballetto, il premiato Bliss sulle note celebri del Köln Concert di Keith Jarrett: un gioiello coreografico in cui l’aspetto esteticamente rasserenante della danza di Johan Inger raggiunge la sua espressione ideale. Il pianoforte di Jarrett accompagna gli interpreti tra i velluti di un passato dorato il cui ricordo si trasforma in una nuova sottile beatitudine, un brivido di calore e ambiguo piacere, tra la nostalgia di ciò che non c’è più e il desiderio di trattenerne la memoria. Il risultato è una danza continua, una corsa irrefrenabile eppure quieta, non in fuga ma incontro ad un tempo che smette di essere reale per diventare eternamente presente, dolce, bellissimo.

La danza solida di Rain Dogs di scioglie in Bliss in un movimento ampio e leggero, accordato al respiro del gruppo, che qui si rivela magistrale nelle sincronie, nei rapidi scambi e soprattutto sul finale, splendido, in cui si aggiungono nuovi interpreti per un’ultima corsa gioiosa incontro a nuove età dorate.

Ritroviamo qui l’ottimo Philippe Kratz, interprete straordinario (oltre che coreografo di talento: è di poche settimane fa la notizia del primo premio ricevuto al Concorso coreografico di Hannover per la creazione O), il cui gesto arioso e puntuale perfettamente restituisce la corposa leggerezza dello stile di Inger; e ritroviamo Damiano Artale, danzatore estremamente elegante e forte, già ammirato in diverse produzioni recenti della compagnia. E poi l’eccellente Giulio Pighini, per noi rivelazione della serata e volto delle nuove stagioni di Aterballetto: leggero e nello stesso tempo potente, Pighini dà vita ad un movimento di curve e respiri che racchiudono l’energia in piccoli gesti per poi esplodere improvvisamente in ampiezza; una danza apparentemente intima e silenziosa, che sospende l’attimo e poi imprevedibilmente lo cattura sorprendendo lo sguardo del pubblico.

Al gruppo si aggiungono infine Ina Lesnakowski, Arianna Kob, Grace Lyell e Valerio Longo, volto storico di Aterballetto il cui ingresso sul finale, breve e sapiente, chiude la serata con l’intensa immagine di un “passaggio di testimone” tra le glorie del recente passato dell’ensemble, di cui Longo è stato grande protagonista, e le nuove stagioni di Aterballetto.

Lunghi e calorosi gli applausi di Palazzo Venezia per la compagnia e per tutti gli interpreti, che ci auguriamo di vedere più spesso sui palcoscenici della capitale. Attendiamo con interesse le prossime produzioni Aterballetto sotto la nuova direzione di Gigi Cristoforetti: tra gli appuntamenti da segnalare, Bach Project, spettacolo che racchiude Sarabande di Jiří Kylián e Domus Aurea di Diego Tortelli (Prima rappresentazione, 14 e 15 settembre 2018 al Teatro Carignano di Torino con replica il 17 settembre 2019 al Teatro Elfo Puccini di Milano per l’apertura di MilanOltre 2018).

Lula Abicca

11/08/2018

Foto: 1.-2. Aterballetto, Rain Dogs di Johan Inger, ph. Nadir Bonazzi; 3. Aterballetto, Rain Dogs di Johan Inger, ph. A. Anceschi; 4.-7. Aterballetto, Birdland di Johan Inger, ph. Nadir Bonazzi; 8.-19. Aterballetto, Bliss di Johan Inger, ph. Nadir Bonazzi.

Scrivi il tuo commento

design THE CLOCKSMITHS . development DEHLIC . cookie policy