Opera di Roma. Il CDA approva il bilancio 2014. Spaccati i sindacati. Muro contro muro tra sovrintendente e una minoranza di lavoratori che protestano.
Bilancio 2014 in equilibrio grazie a maggiori ricavi sulla carta e minori costi per 7 milioni di euro. Approvato il piano di risanamento da inviare al supercommissario ministeriale Pinelli, un piano che non piace alla Cgil.
“I teatri lirici italiani sono una piccola metafora dell’Italia” – ha sostenuto Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma ai microfoni di Rai News. E lo sono nel bene e nel male. Il bene è la nostra grande tradizione culturale. Il male, per Fuortes, sono le difficoltà dell’Amministrazione pubblica ma anche “un sindacato corporativo e qualche privilegio di troppo”.
Le parole “privilegiati” e “sacrifici” non piacciono ai lavoratori del Teatro, o almeno a una parte di loro che per protestare all’adesione del Teatro alle norme della legge Valore Cultura hanno fatto saltare la prima del Dittico Ravel al Teatro Costanzi lo scorso 30 gennaio e un concerto il giorno successivo. Lo sciopero, confermato dalle sigle Cgil, Fials Cisal e Libersind Confsal, è stato contestato da altre sigle sindacali (CISL e UIL) e dai lavoratori del Teatro che non sono iscritti a nessun sindacato. Sindacati spaccati, lavoratori con posizioni distanti. Dure, durissime le affermazioni della UIL: “In questi ultimi anni il Teatro è stato governato come se fosse una colonia da utilizzare per interessi che nulla hanno a che vedere con la produzione artistica. Alcuni sindacati hanno difeso e avallato ogni scelta per trarne un consociativismo volto a interessi diversi da quelli aziendali, che hanno portato al tracollo economico e finanziario ben evidenziato dall’attuale dirigenza. Questa fondazione ha bisogno di sindacati responsabili”.
Che a protestare sia un piccola minoranza lo afferma anche Fuortes: “ La maggioranza dei lavoratori dei teatri sono a favore del Decreto Valore Cultura perché capiscono l’opportunità che viene data con questa legge con l’assunzione di responsabilità di Governo e Parlamento che hanno stanziato per le Fondazioni in difficoltà 100 milioni di euro in un momento difficile per il Paese. Ancora una piccola minoranza, perché tale è, riesce a bloccare le produzioni. Certo c’è il diritto allo sciopero che va rispettato, come c’è il diritto al lavoro. Ma c’è anche il diritto degli abbonati, degli spettatori, della collettività che devono avere dei teatri che funzionano. Siamo in un momento di crisi ma credo che alla fine la consapevolezza e la responsabilità di tutti prevarrà”.
Nonostante questo clima poco sereno, ieri, lunedì 3 febbraio il Consiglio d’Amministrazione del Teatro dell’Opera di Roma ha approvato il bilancio previsionale del 2014 proposto dal sovrintendente che riporta i conti in equilibrio. Rispetto al 2013, il bilancio previsionale 2014 prevede maggiori ricavi, per 2 milioni e 615mila euro, e minori costi, per 7 milioni e 271mila euro. Il CDA ha inoltre preso atto del bilancio preconsuntivo del 2013, che registra una perdita di 10 milioni e 418mila euro, leggermente superiore a quanto stimato alla fine dell’anno scorso.
Sempre su proposta del sovrintendente il Consiglio d’Amministrazione ha approvato anche il piano di risanamento del Teatro dell’Opera attraverso il ricorso all’articolo 11 legge 112, ossia la legge Valore Cultura, che verrà inviato al Commissario straordinario per la lirica, Pierfrancesco Pinelli.
Ma questo piano non piace alla CGIL che sostiene sia “miracolistico” mantenere lo stesso livello di produttività con una diminuzione degli organici. Il muro contro muro continua anche se la maggioranza dei lavoratori pare stia proprio traghettando sempre più nelle fila di Fuortes.
4/2/2014