La recensione

Mobile di Pierre Rigal e Cinématique di Adrien M & Claire B: la Francia a REf16 tra percezione e immaginazione.

Romaeuropa festival 2016 ha proposto due spettacoli in collaborazione con La Francia in scena, stagione dell'Institut Français Italia: Mobile e Cinématique. Le due performance, diverse tra loro per tipologia di narrazione, tecniche e modalità sceniche, hanno giocato entrambe con il pubblico del Teatro Vascello per oltrepassare la linea di confine tra realtà fisica percepita e immaginata.

Mobile di Pierre Rigal e Cinématique di Adrien M & Claire B sono tra gli spettacoli presentati da REF16 al pubblico romano con la collaborazione de La Francia in scena, stagione artistica dell’Institut Français Italia su iniziativa dell’Ambasciata di Francia nel nostro paese. Così diversi tra loro per modalità rappresentative utilizzate, i due pezzi possono intanto essere accomunati dal loro tentativo di oltrepassare la rigida separazione tra la realtà fisica percepita e quella immaginata, in una danza che qui diventa il traghetto verso universi poco percorsi. E così, mentre Mobile punta all’acrobazia per esplorare il mondo dell’astratto, Cinématique si serve di giocoleria e tecnologie digitali per rappresentarlo, mentre entrambi si affidano alle arti visive per configurare un palcoscenico dove i performer si fondono con scenografie e animazioni in scena.

Pierre Rigal, ex atleta francese dalla formazione poliedrica (alla laurea in studi matematici ed economici aggiunge un master in cinematografia) si avvicina soltanto da giovane adulto alla danza e nel 2003 fonda la sua compagnie dernière minute.

Mobile rappresenta il suo terzo lavoro in assolo, dopo Erection, storia di un uomo caduto che cerca di alzarsi, e Press, che mostra invece un individuo che si evolve in uno spazio sempre più stretto. In Mobile ci troviamo di fronte ad una persona perduta nel mezzo di un luogo deserto, metafora dell’immensità di uno spazio vitale che deve essere riempito e di un’esistenza che appare vuota senza le proprie passioni. Attorno a lui galleggiano nel vuoto sagome fredde di cartone, richiamo alla vita routiniera: sono i ritagli dal sapore infantile di macchine, palazzi, strade, animali, elementi metropolitani che provengono da una memoria nostalgica. Sono i fantasmi di un passato che chiede di essere proiettato nel presente riprodotto in quell’imminente futuro desiderato.

Pian piano l’uomo impara a muoversi nello spazio, sfidando gravità e direzioni e fluttuando si prepara ad andare incontro a quegli oggetti depauperati nella loro plasticità e trasformati in una assurda bidimensionalità; ora, più vicini, risultano quasi assedianti e si fanno cadere dal cielo proiettando le loro storie ordinarie e raccontando una società in cui farsi labirinticamente strada. La scena non è però angosciante: la frenesia del protagonista di riempire dei vuoti e di coprire tutti gli spazi presenti dà luogo a situazioni ironiche, in cui l’attrazione dell’uomo per quell’habitat ormai perduto lo porta ora a scontare la sua inadeguatezza, ormai vittima e burattino esasperato di un materialismo privo di coordinate.

 

Si cambia completamente registro narrativo con Cinématique,  portato in scena per la prima volta nel 2009 e premiato nella competizione internazionale di danza e nuova tecnologia all’interno del Festival des Bains Numériques in Francia. A Romaeuropa festival si presenta nella sua versione rivisitata del 2015, opera di Adrien M & Claire B noti nella scena artistica contemporanea per la creazione di spettacoli che si servono di elementi visivi digitali, mixati in perfetta interazione con i movimenti dei performer in scena.

Spesso accompagnati da strumenti tecnologici di propria creazione, come il software eMotion, i due artisti di Lione combinano informazioni provenienti dal palcoscenico (ad es. lo spazio e gli oggetti presenti, le sequenze dei ballerini, ecc.) con oggetti grafici di varia forma e dimensione, riprodotti in digitale per essere proiettati nel luogo della performance.

L’esordio di Cinématique rappresenta il desiderio che ognuno ha di disegnare il proprio mondo: una coppia di giovani performer gioca a scarabocchiare fogli posti in una scatola, abbozzando forme e sentieri da attraversare. Le immagini vengono contestualmente proiettate sul pavimento diventando in tempo reale percorsi da seguire, e acque da schivare. Ha quindi inizio il susseguirsi di paesaggi virtuali proiettati nello spazio che i ballerini si trovano a dover seguire o schivare, salvandosi da voragini che si aprono nel pavimento, rincorrendo scie luminose e stelle ora cadenti, guidando il percorso di lettere sospese che ora crollano e si ammassano, ora invece fanno emergere parole non dette.

Linee, punti, lettere, numeri e figure astratte si alternano nello spazio proiettato dove i diversi piani si mescolano per guardarvi attraverso, al di sopra, al di dentro; tutto e tutti si trovano all’interno di quell’insieme scenico che diventa una cosa sola. E gli intermezzi di elegante giocoleria che si alternano alle sequenze danzate riportano il pubblico ad una ingenuità e illusione infantile ormai perduta, dove è tutto possibile: il segreto è adesso seguire i propri sogni.

Giannarita Martino

Twitter @giannarita

Foto: 1.-6. Mobile di Pierre Rigal, ph Pierre Grosbois; 7.- 8. Cinématique di Adrien M & Claire B, ph. Adrien Mondot;  9.-11. Cinématique di Adrien M & Claire B, ph. Raoul Lemercier.

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