La recensione

Martina Arduino e Nicola Del Freo: giovani stelle in ascesa nel Lago dei cigni di Alexei Ratmansky al Teatro alla Scala

La ripresa del Lago dei cigni di Alexei Ratmansky al Teatro alla Scala di Milano ha messo in luce ancora una volta il Corpo di ballo guidato da Frédéric Olivieri che ha offerto un’ottima prova. Martina Arduino nei panni di Odette/Odile ha sorpreso per l’approccio al personaggio, le bellissime braccia sempre utilizzate a fini espressivi e la tecnica forte e scaltrita. Un’ulteriore ottima prova anche per Nicola Del Freo nei panni del principe Siegfried. Molto bene Marco Agostino nei panni di Benno e Mick Zeni come Rothbart. La stagione di balletto del Teatro alla Scala riprenderà a settembre con Onegin di John Cranko.

Erano tanti i motivi per tornare a vedere Il Lago dei cigni di Alexei Ratmansky da Marius Petipa e Lev Ivanov al Teatro alla Scala di Milano.

Innanzitutto il Corpo di ballo. Per questa ripresa, basti dire che la compagnia scaligera guidata da Frédéric Olivieri si è presentata in forma smagliante. Per la bellezza degli insiemi e delle geometrie, l’omogeneità del corpo di ballo femminile, il rispetto dello stile calligrafico e romantico voluto da Ratmansky per questo repêchage, la fluidità e la naturalezza con cui ormai la compagnia affronta il titolo. Ricordiamo oltretutto che le recite del Lago erano pressoché contigue a quelle del Sogno di una notte di mezza estate di George Balanchine e a ridosso del tour californiano di Giselle: un vero e proprio tour de force quindi, affrontato in maniera ammirevole.

C’era anche la curiosità di vedere in scena Martina Ardunio, la giovanissima artista scaligera che già lo scorso anno si mise in luce proprio al debutto in questo Lago. La prova è stata nel complesso ottima. Se proprio dovessimo individuare un solo aspetto, una prerogativa o anche il classico punto forte che ci abbia colpito diremmo senza dubbio le braccia. Martina Ardunio ha braccia lunghe, molto belle e soprattutto usate sempre a fini espressivi… le ormai rare ‘braccia cantanti’. Quanta emozione ma al contempo quanta regalità ha saputo infondere alla propria epifania in riva al lago. Queste bellissime braccia l’hanno anche aiutata nel ritrarre un ottimo Cigno nero: un’Odile che sembra letteralmente avviluppare nel suo abbraccio mortale il principe tratto in inganno. Ma più in generale e come già accennato la prova complessiva è stata eccellente. La tecnica è di prim’ordine e molto scaltrita, giacché nemmeno i virtuosismi del Cigno nero l’hanno colta impreparata, e l’approccio al personaggio è azzeccatissimo, quasi sorprendente per un’artista così giovane (si è diplomata alla Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala nel 2015). Sarà interessante e soprattutto un piacere vedere l’evoluzione di quest’ennesimo talento scaligero che oltre al Lago ha aggiunto al proprio repertorio anche Romeo e Giulietta di Kenneth MacMillan, titolo di apertura della corrente stagione.

Balletti come il Lago sono paragonabili al più complesso dei meccanismi dove anche il più piccolo componente concorre al perfetto funzionamento del tutto: quindi ogni artista coinvolto in questa produzione merita il massimo plauso. Per limitarci alle parti principali, riferiamo di un’ulteriore ottima prova di Nicola Del Freo come Siegfried che ha riconfermato le doti emerse nelle recite del Sogno di una notte di mezza estate di Balanchine: la tecnica nobile, l’indubbio appeal scenico, la padronanza del personaggio.

Molto bene anche Marco Agostino nei panni di Benno, affiancato nel passo a tre del primo atto da Virna Toppi e Alessandra Vassallo e il sinistro Rothbart di Mick Zeni.

Per quanto riguarda la parte strettamente coreografica, quindi una disanima più esaustiva sui cambiamenti operati da Alexei Ratmansky, vi rimandiamo alla recensione della scorsa stagione.

Ottima anche la parte musicale che ha visto Michail Jurowski a capo dell’Orchestra del Teatro alla Scala.

La riscoperta dei balletti di età imperiale, quindi l’approccio ad una prassi esecutiva sconosciuta al pubblico odierno, porta indubbiamente all’attenzione dello spettatore aspetti andati persi nel tempo: una pantomima molto più preponderante, una tecnica più minuziosa e meno plateale, passaggi narrativi resi più chiari. In tutto questo, il ‘vincitore morale’ di questo Lago crediamo però resti Lev Ivanov, il creatore degli atti bianchi del balletto. Una figura a tutt’oggi misconosciuta, umbratile, controversa. Gli atti bianchi di questo Lago si riconfermano ancora una volta un autentico capolavoro qui restituito in tutta la sua bellezza: il topos del ballet blanc, antico quanto il balletto stesso, viene ampliato e rivisto verso forme sempre più eloquenti e grandiose ma con una patina di umanità e un timbro vaporoso che le successive versioni hanno spazzato via.

Dopo i successi di Sogno di una notte di mezza estate, del Lago di Ratmansky e di Giselle portata in tournée in California, la stagione di Balletto del Teatro alla Scala riprenderà a settembre con Onegin di John Cranko, protagonisti Roberto Bolle e Marianela Nuñez.

Matteo Iemmi

02/08/2017

Di seguito il video promo dello spettacolo con Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko quali protagonisti.

 

Foto: 1. Martina Arduino e Nicola Del Freo, Lago dei cigni di Alexei Ratmansky; 2.-9. Martina Arduino e Nicola Del Freo, Lago dei cigni di Alexei Ratmansky, ph. Brescia e Amisano Teatro alla Scala; 10.-18. il Corpo di ballo del Teatro alla Scala e le allieve della scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala, Lago dei cigni di Alexei Ratmansky, ph Brescia e Amisano Teatro alla Scala.

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