Mana e Makom della Vertigo Dance Company: la danza come esperienza pura.
Sono state accolte da lunghi, calorosi e meritati applausi le produzioni Mana e Makom, entrambe ideate da Noa Wertheim e presentate dalla Vertigo Dance Company al Teatro Argentina di Roma. Mana (2009), un vero capolavoro, esplora la condizione umana attraverso una danza che gioca sul confine tra interiorità e collettività. Makom (2022) riflette sulla ricerca di appartenenza e radicamento, con una coreografia che integra elementi naturali e tradizioni popolari. Entrambe le performance, caratterizzate da un linguaggio coreografico fluido e sensoriale, invitano a esplorare la bellezza e la profondità dell'esperienza umana.
La Vertigo Dance Company ha portato in scena al Teatro Argentina di Roma – dal 26 febbraio al 2 marzo 2025 – due opere emblematiche del suo repertorio: Mana e Makom. I due spettacoli, distinti ma uniti coerentemente dalla visione artistica di Noa Wertheim, hanno esplorato la complessità della condizione umana, con linguaggio coreografico essenziale e coinvolgente.
Già in Mana, lavoro del 2009, la danza si presenta come esperienza pura, traducendosi in espressione contemplativa. La scena è dominata da una struttura architettonica minimale che richiama una casa; uno spazio simbolico in cui i danzatori esplorano il confine tra interno ed esterno, individualità e collettività.
La coreografia, sostenuta da una tecnica solidissima, è trasmessa con naturalezza, senza fronzoli e ostentazione. Ogni gesto sembra nascere da una necessità profonda, in un flusso continuo che alterna tensione e sospensione. La partitura musicale di Ran Bagno si sposa completamente alle dinamiche dei movimenti, sottolineando, sostenendo e accompagnando. E il miracolo della danza, come forma di puro godimento per lo spettatore, pervade tutti i 60 minuti della performance.
Se Mana è una meditazione sul movimento puro, Makom – in ebraico luogo – è una ricerca di appartenenza e radicamento. L’opera, del 2022, parla un ritorno al proprio sé, alla fusione tra il dentro e il fuori, verso il tendere all’unicità che rende l’individuo irripetibile.
La coreografia si sviluppa attorno elementi naturali: piccoli legni spostati di volta in volta costruiscono percorsi, ponti, gallerie, creando paesaggi simbolici in continua trasformazione.
Anche qui, come per Mana, il linguaggio coreografico si nutre di influenze ibride: i movimenti sensoriali e fluidi del contact si mescolano alle danze popolari della propria tradizione, in un dialogo costante tra passato e presente, comunità e individuo. In equilibrio precario, i danzatori si sostengono a vicenda attraversando strade segnate, cercando protezione e grazia nella sacralità delle relazioni profonde. Questa connessione vibrante suggerisce anche la necessità di tendere a una dimensione più grande, spirituale. A partire dal titolo, perché uno dei nomi con cui si fa riferimento a Dio è proprio HaMakom “Il Luogo”, a indicare la presenza divina che impregna ogni spazio.
La danza di Noa Wertheim conferma, con questi due spettacoli, la ricerca di una armonia fatta di purezza e necessità, in cui stratificazioni culturali emergono attraverso un linguaggio contemporaneo, radicato nella memoria collettiva.
Mana e Makom invitano lo spettatore a guardare — e a continuare a guardare — riscoprendo la bellezza e la profondità umana attraverso la naturalezza del movimento (dove tutto appare semplice se pur non lo è…).
Giannarita Martino
03/03/2025
Foto: 1. Vertigo Dance Company, Mana di Noa Wertheim, ph. Ziv Barak; 2-3. Vertigo Dance Company, Mana di Noa Wertheim, ph. Efrat Mazor; 4.-7. Vertigo Dance Company, Mana di Noa Wertheim, ph. Ziv Barak; 8.- 10. Vertigo Dance Company, Makom di Noa Wertheim, ph. Ziv Barak; 11.-13. Vertigo Dance Company, Makom di Noa Wertheim, ph. Elad Debi.