Riflessioni a voce alta

Maggiodanza resiste nelle pieghe dell’Opera. Fino a quando?

Domani, 19 maggio 2015, per 42 lavoratrici e lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino sarà l'ultimo giorno di lavoro presso la Fondazione. Nell’elenco dei licenziati non figurano i 17 ballerini di MaggioDanza che ancora risultano nell’organico della Fondazione e che torneranno in scena nell’opera Candide in cartellone dal 23 maggio al 4 giugno. Incerto e buio è però il loro futuro con minacce di lettere di incentivo all’esodo all’orizzonte.

Personalmente credo fermamente che uno dei motivi per cui la danza in Italia non riesce ad avere pari considerazione rispetto alle altre arti è perché c’è una sostanziale frattura fra i vari settori che la compongono. In sostanza non si riesce a fare una vera e positiva lobby: c’è una significativa distanza tra le compagnie private e i corpi di ballo che vivono nelle fondazioni liriche, tra produzione e distribuzione, tra mondo professionale e scuole di danza. Certo alcuni positivi momenti di unione e condivisione ci sono, ma manca quella sentita solidarietà che fa sì che i problemi di un settore vengano fatti propri anche da altri. Ogni realtà è troppo presa a garantirsi la propria sopravvivenza per occuparsi dei problemi degli altri.

Non si spiegherebbe altrimenti il silenzio, pesante e drammatico, che ha accompagnato la graduale diminuzione fino all’attuale scomparsa di spettacoli di danza nella programmazione del nuovo Opera Firenze. Un teatro questo la cui storia ha dell’incredibile: difficile è infatti spiegare la ratio che ha spinto qualcuno a voler costruire questo enorme teatro spendendo miliardi senza tenere conto che non ci sono le risorse per pagare artisti, maestranze e allestimenti, ossia le produzioni. E’ stato come costruire una piscina olimpionica senza rendersi conto che non si aveva sufficiente acqua neppure per una bagnarola. Un nuovo teatro, più grande di quello precedente, dovrebbe assumere personale non licenziarlo.

E invece Opera Firenze manda in pensione, licenzia lavoratori e taglia non certo stipendi e posti dei dirigenti, ma produzioni e personale. L’ultima ondata di licenziamenti ha coinvolto 42 lavoratori del Maggio, che da domani abbandoneranno il Teatro. Certo a loro sono stati garantiti contratti  ex- novo presso la società Ales Spa, una società partecipata al 100% dal Ministero dei beni e delle attività culturali, ma ci si domanda se si sia attentamente vagliato e considerato, anche in termini economici, quanto costa a tutti noi  italiani la dispersione di saperi e di conoscenze: che senso ha infatti riciclare ad esempio del personale fino ad oggi impiegato nel laboratorio di scenografia in un museo? E con quale ratio si disperdono saperi nello stesso momento in cui in cui in altre regioni d’Italia si investono soldi della comunità europea per corsi per aspiranti scenografi o per amministrativi e manager dello spettacolo? A mio personale avviso nessuno ed una delle tante follie tutte italiane.

E’ da evidenziare che in questa malsana frenesia fiorentina di tagliare e sforbiciare, MaggioDanza resiste. Certo i danzatori sono ormai solo 17 e di produzioni di danza per i prossimi mesi  non si parla neppure (la programmazione arriva solo ai primi di settembre!). Nel 2015 MaggioDanza è andato in scena solo lo scorso 4 gennaio, per l’ultima recita di Giselle, ou les Wilis a firma di Giorgio Mancini e nell’opera Fidelio di Beethoven fino una decina di giorni fa.  Sempre MaggioDanza sarà in scena in Candide, l’opera comica di Leonard Bernstein basata sull’omonima novella di Voltaire in programma per quattro sole recite fra il 23 maggio e il 3 giugno 2015. Sarà questa l’ultima volta in cui i danzatori del Maggio saliranno sul nuovo palco fiorentino?

Difficile a dirsi. Il piano di risanamento del Maggio includeva infatti anche MaggioDanza con un badget per le produzioni di balletto di circa 350mila euro e 30 recite. Che fine abbia fatto questo badget e con quali produzioni saranno effettuate nell’anno in corso queste 30 recite di balletto resta un mistero. Ora i casi sono due: o il piano di risanamento è stato modificato nelle segrete stanze ministeriali senza darne notizia ai lavoratori e ai sindacati o qualcosa non quadra. Sappiamo infatti che non solo non si parla di produzioni di balletto ma sappiamo anche che la Fondazione ha rifiutato collaborazioni esterne preziose che avrebbero regalato al Teatro spettacoli di balletto a costi zero per la prossima stagione e ai ballerini del Maggio l’opportunità di salire di nuovo in scena. Un’ennesima inspiegabile decisione dei vertici della fondazione fiorentina.

Nubi nere si addensano dunque di nuovo sui 17 ballerini di MaggioDanza che ogni giorno continuano a mantenersi in forma con la classe giornaliera impartita da maestri ospiti che cambiano ogni due settimane e che da domani dovranno in qualche modo autogestirsi dato che il coordinatore del ballo è tra i 42 licenziati.

Che il sovrintendente Bianchi sia persona che poco ami la danza e che voglia chiudere il ballo non è una novità, anche se è difficile capire il motivo di questa sua scelta e impossibile, almeno per me, condividere questo suo pensiero. Personalmente mi piacerebbe vederlo arrovellarsi a studiare modi per rilanciare il ballo e la lirica piuttosto che studiare modi su come cancellare organici e pezzi della nostra storia con l’obiettivo forse di mantenere in vita esclusivamente un’orchestra sinfonica.

Fin troppo facile prevedere che al termine delle recite di Candide o durante le prossime vacanze estive ai danzatori del Maggio possano arrivare lettere con proposte di incentivo all’esodo volontario, un’ipotesi questa più volte annunciata anche pubblicamente dallo stesso Bianchi. Spero con tutto il cuore di sbagliare.

Se comunque questo sarà, sempre più il nuovo Opera Firenze si trasformerà in un’ennesima cattedrale nel deserto. Non un teatro produttivo che porta alto il nome della lirica e della danza del nostro Paese nel mondo, ma un vuoto contenitore di eventi prodotti altrove, magari all’estero. E’ questo quello che vuole Bianchi? E’ questo quello che vuole il Ministero? E’ questo il pieno strategico di coloro che hanno dato il via, anni fa, alla costruzione del nuovo Opera Firenze?

Chiudo questa triste riflessione esprimendo la mia profonda solidarietà ai lavoratori licenziati e la mia più profonda stima per i 17 danzatori di MaggioDanza che resistono e lavorano in una condizione difficilissima.

Francesca Bernabini

19/05/2015

Foto: MaggioDanza in Giselle, ou les Wilis di Giorgio Mancini.

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