La recensione

Lo Schiaccianoci di Lienz Chang mette in luce i giovani talenti del Teatro San Carlo di Napoli.

Accolta con successo di pubblico la nuova versione di Schiaccianoci creata da Lienz Chang per il Corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli. Riuscite le coreografie d’insieme. Più deboli i passi a due. Il balletto ha messo in luce Candida Sorrentino nel ruolo di Clara, Claudia D'Antonio e Salvatore Manzo in quelli della Principessa e del Principe di Zucchero, Gianluca Nunziata qui un brillante e virtuoso Drosselmeyer, e Carlo De Martino nella sua ottima performance da aiutante di Drosselmeyer. Un boato del pubblico ha accolto gli assoli di Alessandro Staiano.

Una coreografia completamente rinnovata quella firmata dal maître de ballet Lienz Chang per Lo Schiaccianoci al Teatro San Carlo di Napoli.

Il sipario si apre svelando una scenografia diversa da quella degli anni passati con l’albero di Natale che perde la sua posizione centrale e si riduce drasticamente nelle dimensioni cedendo spazio scenico alle danze e ad un’atmosfera più realistica in cui il risalto è dato ai personaggi, alla festa, alla famiglia.

La prima assoluta di questa nuova versione al Teatro San Carlo è andata in scena alle ore 17 del 30 dicembre e ha visto come interpreti principali Candida Sorrentino nel ruolo di Clara, Claudia D’Antonio e Salvatore Manzo in quelli della Principessa  e del Principe di Zucchero.

Così com’era nella versione originale il personaggio di Clara è ben distinto da quello della Principessa di Zucchero e lo Schiaccianoci altri non è che l’aiutante di Drosselmeyer, che, invaghitosi di Clara, combatte contro i topi e il loro re per metterla in salvo. La storia è dunque leggermente diversa da quella a cui siamo da lungo tempo abituati a Napoli, ma forse in questo modo è ancor più tangibile la sensazione di vivere con la piccola Clara il suo sogno fantastico abitato da numerosi personaggi che si esibiscono dinnanzi a lei e al suo amato Schiaccianoci.

La versione coreografica di Lienz Chang non lascia certo indifferenti. Le coreografie d’insieme – lotta tra topi e soldati, Valzer dei fiori e Fiocchi di neve – hanno davvero funzionato per sincrono e armonia e la forte dinamicità di cui sono state caratterizzate ha reso ogni quadro interessante e sorprendete. Entrate e uscite serratissime, movimenti a canone, costanti scambi e attraversamenti trasversali del palcoscenico hanno dato una tale fluidità alle coreografie avvicinandole al gusto contemporaneo e scongiurando alcuni momenti che nella versione sancarliana precedente risultavano lenti e pesanti.

Drosselmeyer, ben messo in scena da Gianluca Nunziata, diviene brillante e può esibire tecnica e virtuosismo come mai prima d’ora al San Carlo; questo personaggio acquista maggiore dignità con un ruolo che non vuole più essere relegato alle sole capacità interpretative. Accanto a lui Carlo De Martino nella sua ottima performance da aiutante di Drosselmeyer, annuncia senza dubbio l’imminente esplosione di un altro giovanissimo.

Dal punto di vista coreografico alcuni passi a due sono stati davvero deboli come quello di Colombina e Arlecchino o della Regina della neve e il suo principe interpretati da Roberta De Intinis e Ertugrel Gjoni che hanno sbagliato una presa in maniera molto evidente inficiando ancora di più una performance non proprio soddisfacente. Sicuramente più convincente Gjoni che ha avuto occasione di sfoggiare ampi salti e tecnica sicura.

A rompere l’atmosfera delicata tipica della prima parte del primo atto ci pensa Alessandro Staiano in grado di trasfigurare il palcoscenico con un’ entrata in scena che alza in maniera esponenziale il livello performativo della serata. Il suo Arabo, personaggio cucitogli addosso dal coreografo rispettando e amplificando le sue doti esplosive di performer maturo, mostra un danzatore consapevole della propria grandezza e assolutamente pronto più di chiunque altro al ruolo di primo ballerino della compagnia. Un boato l’applauso gli è stato dedicato al termine di quei 30 secondi di perfezione virile e virtuosismo tecnico di cui è perfetto padrone. Un prima e un dopo Staiano insomma, un’attesa di rivederlo ancora suscitata nel pubblico premiata finalmente dall’interpretazione della danza russa nel II atto in cui il ballerino ha avuto conferma dell’apprezzamento di tutto il teatro.

Ottime le soliste del Valzer dei fiori Luisa Ieluzzi e Annalina Nuzzo: leggerezza e disinvoltura a caratterizzare una prestazione tecnica tutt’altro che semplice, ma che giunge al pubblico come eterea e sognante. Molto piacevole la coreografia dei Mirlitoni che mette in risalto soprattutto le due impeccabili interpreti femminili Anna Chiara Amirante e Sara Sancamillo.

Venendo ai ruoli principali non si può fare a meno di dire che mai ruolo fu più adatto di quello di Clara per la giovane Candida Sorrentino che vive la scena in maniera sincera e disinvolta assolutamente lontana dalla tensione che troppo spesso porta in scena con altri ruoli. Clara e la sua spensieratezza trovano una perfetta interprete sicura di sé e delle proprie capacità tanto tecniche quanto espressive: un connubio perfettamente riuscito in una ballerina che, da perfezionista quale si è sempre dimostrata di essere, non tralascia alcun dettaglio.

La coppia più attesa entra finalmente in scena a metà del II atto: Claudia D’Antonio e Salvatore Manzo, giovanissimi talenti indiscussi del rinnovato corpo di ballo, hanno regalato al pubblico una performance che può essere presa come emblema di pulizia tecnica, senza sbavature né incertezze, fatta eccezione per una titubante chiusura nella diagonale di assolo della D’Antonio. Se a giri infiniti, tours à la seconde geometricamente impeccabili, diagonali di soutenu e fouettes e manege di pique vorticosi si aggiungessero anche un pizzico in più di spavalderia e rischio allora sì che l’esplosione del teatro per entrambi sarebbe incontenibile.

Nell’insieme l’esperimento di questa nuova versione de Lo Schiaccianoci si può dire assolutamente riuscito ed è in perfetta sintonia con l’aria nuova e frizzantina che si respira tra i giovani talenti del Massimo napoletano. Certo qualcosa andrebbe rivisto, a partire dalla scenografia che è stata sì rinnovata, ma non troppo: soprattutto nel II atto sarebbe stato più efficace stravolgere completamente il quadro scenico creando quindi una corrispondenza biunivoca tra le nuove coreografie e il nuovo allestimento.  Purtroppo l’apertura del sipario del secondo atto ha invece riportato alla memoria una visione troppo fedele alla precedente che cozzava con la novità annunciata.

Nell’attesa che si prenda una maggiore coscienza del potenziale attrattivo e scenico di alcuni interpreti davvero forti e che sono ancora lasciati in una penombra che non si addice loro, esorto gli appassionati di danza a frequentare di più il Teatro Massimo napoletano dando così sostegno e riconoscimento ai tanti giovani talenti e professionisti che dedicano la propria vita alla più sublime delle forme d’arte.

Manuela Barbato

03/01/2016

Foto: 1.-6.  Claudia D’Antonio e Salvatore Manzo ne Lo Schiaccianoci di Lienz Chang, Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 7.-9. Salvatore Manzo, Lo Schiaccianoci di Lienz Chang, Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 10.- 12. Claudia D’Antonio, Lo Schiaccianoci di Lienz Chang, Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 13.-14. Candida Sorrentino, Lo Schiaccianoci di Lienz Chang, Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 15. Gianluca Nunziata, Lo Schiaccianoci di Lienz Chang, Teatro San Carlo di Napoli, ph. Francesco Squeglia; 16. Lo Schiaccianoci di Lienz Chang, Teatro San Carlo di Napoli, ph. Luciano Romano.

Scrivi il tuo commento

design THE CLOCKSMITHS . development DEHLIC . cookie policy