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Lettera a Verona di Annalisa Bardo, ad oggi unica sopravvissuta del Corpo di ballo dell’Arena di Verona

Licenziata, come tutti i ballerini del Corpo di ballo dell’Arena di Verona nel 2017, Annalisa Bardo non si da per vinta: fa causa alla Fondazione e nel luglio 2018 viene reintegrata nell’organico e il suo licenziamento dichiarato nullo. Nel febbraio 2019 le arriva una nuova lettera di licenziamento. Non si arrende e intenta una nuova causa che vince nel marzo 2020. Oggi è l’unica ballerina stabile dell’Arena di Verona e, con una lettera aperta, lancia un appello alla sua città e alla Fondazione Arena affinché la danza possa tornare ad avere l’importanza di una volta nelle prossime stagioni al Filarmonico e in Arena.

Cara Verona,

ho sempre pensato che il tempo è saggio e mette tutto e tutti al proprio posto.

Per la terza volta, un Giudice ritorna a darmi ragione in tribunale, reintegrandomi all’interno del “Corpo di ballo della Fondazione Arena di Verona” , in un momento storico del tutto particolare, momento in cui non posso che prendere coscienza, in modo ancora più profondo del potere imprescindibile e salvifico della cultura dell’arte.

Il mondo intero è stato colpito da un terribile virus, che ne destabilizza gli equilibri e cancella ogni certezza, mostrando la sua fragilità e creando paura e sconforto, sentimenti che la bellezza dell’arte e della cultura possono provare a lenire, anche solo in parte.

Molti sono ormai a conoscenza delle “disavventure” che sto affrontando da anni, per riuscire semplicemente ad esprimermi serenamente e dignitosamente attraverso un’arte che è diventata anche il mio lavoro, arte che amo incondizionatamente, ma che viene però purtroppo troppo spesso bistrattata, soprattutto in Italia: la Danza.

Poco dopo la prima pronunzia del Tribunale di Verona, espressosi favorevolmente alla mia stabilizzazione presso Fondazione Arena, sono stata licenziata una prima volta, insieme a tutti i miei colleghi del Corpo di Ballo.

Unitamente a pochi altri licenziati, non sono affatto riuscita a rassegnarmi, non capacitandomi di come un teatro come l’Arena di Verona, così importante e con una proposta culturale di così alto livello, potesse avere anche soltanto la benché minima “folle idea” di poter fare a meno di un settore artistico come il suo Corpo di Ballo.

Cara Verona,

è la Storia che ci insegna che Musica, Canto e Ballo sono un tutt’uno inscindibile che le Fondazioni Lirico Sinfoniche (per definizione e dovere morale) devono divulgare insieme.

Così è stato!

Di fatto, Fondazione Arena non ha potuto per necessità smettere di utilizzare i ballerini per le proprie produzioni (tra l’altro molto spesso utilizzando gli stessi tersicorei che aveva proprio licenziato), e, per la seconda volta, il tribunale si è così pronunciato a me favorevolmente, reintegrandomi nel mio posto di lavoro.

La felicità e la fiducia, (ahimè mal riposta) nella nuova dirigenza (nel frattempo cambiata), che a dispetto di quella precedente aveva dichiarato apertamente di voler sicuramente ripristinare un importante e indispensabile settore come il corpo di ballo, vengono immediatamente stroncate.

Il mio “amore” per la Danza viene infatti messo a dura prova da un secondo licenziamento, questa volta di tipo individuale.

Non è stato facile, rimettermi in discussione, nonostante non abbia mai pensato di smettere di ballare, nè tantomeno abbia mai smesso di farlo, e fortunatamente ringrazio tutti coloro che mi hanno dato fiducia e hanno continuato a credere in me, permettendo di esibirmi sulla scena e finalmente di vincere.

Cara Verona,

oggi voglio interpretare questa vittoria non solo come una piccola rivincita personale, ma come un necessario segno di rinascita per il nostro settore.

Mi auguro che Fondazione Arena di Verona prenda atto che, non potendo fare a meno dei ballerini, li utilizzi nel modo più giusto, perché la Danza possa diventare il cardine di un reale rilancio culturale e produttivo dell’ex Ente Lirico, il quale, ormai uscito dal risanamento economico con il Piano Bray è ora in grado di affrontare.

Auspico che il Corpo di Ballo riprenda al più presto ad avere l’importanza di una volta nelle prossime stagioni al Filarmonico e in Arena, e che si dia nuovamente la possibilità di tornare ad applaudirlo come merita.

Risuonano ancora nelle mie orecchie le storie dei colleghi più anziani, che raccontano delle infinite emozioni provate e regalate, danzando in balletti come Excelsior o Zorba, ma ricordo anche personalmente i numerosi balletti e opere eseguiti al Filarmonico ed al Teatro Romano, applauditi calorosamente da un folto pubblico acclamante.

Vorrei tanto che i ballerini più giovani ora possano tornare a lavorare dignitosamente e in modo continuativo, come si faceva una volta, per riprendere a regalare al pubblico nel modo più appropriato le emozioni della Danza.

In questo periodo, in cui le preoccupazioni per una situazione che mette in pericolo la salute di tutti si uniscono alle incertezze determinate dalle difficoltà lavorative, siamo invitati tutti a riflettere e a concentrarci sulla ripresa, sulla fase 2, perché “nulla sia più uguale a prima”, ma ogni cosa sia ancora più bella ed importante grazie al ritmo della Danza.

Ho studiato personalmente con maestri come Jaqueline De Min e Maria Besobrasova, diplomandomi all’Accademie Princesse Grace di Monaco Montecarlo e ho lavorato all’estero, ma ho scelto di tornare in Italia, perché è qui che ho voluto e voglio continuare a ballare.

Cara Verona,
sento di poterti dire che io e i ballerini del Corpo di Ballo dell’Arena di Verona siamo pronti a ripartire con entusiasmo, passione e professionalità, e ti chiedo di permettici di essere quella risorsa, unica ricchezza di cui il teatro dispone, quella vera forza da mettere in campo sempre, ma ancora di più in questi momenti di crisi.

Un ringraziamento particolare lo voglio dedicare a mio marito, alla mia famiglia e, non in ultimo, al mio “super avvocato”.

Annalisa Bardo

03/05/2020

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