Il Teatro è un luogo sicuro. Chiediamo la revisione dei limiti.
Un post su Facebook che confronta un’esperienza da spettatore a teatro e quella sui mezzi pubblici della capitale, un post diventato virale e associato a una petizione che chiede il superamento della limitazione a 200 posti per i luoghi di spettacolo a prescindere dalla capienza dei teatri, una limitazione che sta mettendo in ginocchio lo spettacolo dal vivo. Nell’articolo il post e il testo della petizione che vi invitiamo a firmare.
Lo scorso 5 ottobre Alessandro Giova ha scritto un post su Facebook mettendo a confronto una sua esperienza a teatro e quella sui mezzi pubblici della capitale. Questo post è diventato virale in quanto ben rappresenta il pensiero di tutti coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo e di tutti coloro che il teatro lo amano e lo frequentano.
A questo post era associata una petizione che chiede una revisione dei limiti di ingresso nelle sale teatrali, ancora oggi fissata a 200 posti per tutti senza nessuna valutazione sulla capienza dei teatri, limiti che stanno mettendo in ginocchio i teatri e tutto lo spettacolo dal vivo dato che gli incassi così limitati non riesco a coprire le spese di produzioni, anche queste sottoposte a numerose limitazioni per il controllo della pandemia. Questa petizione, indirizzata al Presidente Giuseppe Conte, al MiBACT e ai Ministri Franceschini e Speranza, ad oggi ha quasi raggiunto la soglia prefissata delle 15.000 firme.
Segnaliamo che queste riflessioni sono oggi supportate anche da uno studio pubblicato dall’Agis nazionale che, dati alla mano, confermano il teatro come un luogo sicuro, un luogo dove c’è, oltre che cultura, anche rispetto, civiltà ed educazione.
Di seguito pubblichiamo il testo del post di Alessandro Giova e a seguire il testo della petizione che vi invitiamo a firmare.
Questo il testo del post:
Qualche settimana fa sono stato al Teatro Marconi per un evento. Mi è stata misurata la temperatura, sono entrato in sala rispettando la lunga fila indiana ed ho preso possesso del mio posto. Sono stato 2 ore seduto sulla mia poltrona, senza mai spostarmi, fermo e immobile, con la mia bella mascherina sulla faccia. Finito lo spettacolo ordinatamente sono uscito come tutti gli altri. All’esterno ho parlato con qualche collega che era con me a teatro. A parte la persona addetta all’ingresso in sala alla quale ho mostrato il biglietto si può dire che non ho avuto contatti con nessuno all’interno. Tuttavia, il teatro (e il cinema) oggi è una delle attività più colpite dalle restrizioni e può accogliere un numero limitatissimo di persone.
Oggi ho preso invece la metropolitana. I mezzi pubblici possono accogliere fino all’80% della capienza massima. Non ci sono stati controlli, né all’entrata né all’uscita, nessuno che impedisca di non sforare il famigerato 80% (come si quantifica poi non si sa). Ho incrociato molte persone, la persona più vicina a me era a 10/20 centimetri, i posti a sedere erano tutti occupati, stavamo decisamente ammassati. Nella tratta Flaminio-Giulio Agricola ho contato almeno 3 persone che si sono attaccate allo stesso corrimano, su un mezzo che fa decine di corse al giorno, all’interno del quale migliaia di persone al giorno salgono, scendono e toccano lo stesso identico pezzo di metallo un’infinità di volte.
Come e perché il teatro dovrebbe essere un luogo considerato offlimits rispetto ad altre situazioni in cui le possibilità di contatto sono molte di più? Un luogo dove c’è un unico evento a sera, dove vai e stai immobile nel tuo posto per 1/2 ore e limiti i tuoi contatti a quella chiacchierata all’esterno con quelle 3/4 persone che conosci. Perché qualcuno addirittura paventa la chiusura totale di un’attività dove ho visto la più rigorosa osservanza delle regole e dove si potrebbe evitare anche quell’unico contatto con il personale di sala facendo biglietti elettronici? Credo che il per il teatro, viste le limitate occasioni di contatto, si possa coraggiosamente azzardare una revisione al rialzo, arrivando magari a quel 70/80% a cui possono aspirare i mezzi pubblici (che mi sembrano invece una vera bomba ad orologeria). Un settore che per quanto a molti possa sembrare inutile e secondario, rappresenta una fetta importante di economia e smuove tutta una serie di attività come falegnamerie, ferramenta, tipografie, autonoleggi, alberghi e ristoranti in luoghi con poco turismo invernale, e tanto altro ancora.
Il Teatro va difeso e incoraggiato. Noi sacrificio e attenzione ce li mettiamo, ma andrebbero studiate regole specifiche che tengano conto delle specificità degli eventi teatrali.
Il teatro è un luogo sicuro.
Questo il testo della petizione
Il settore dello spettacolo, duramente colpito dall’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19, si trova oggi a vivere una gravissima crisi che rischia di mettere in ginocchio l’intero settore produttivo e distributivo, con ricadute pesanti che potrebbero protrarsi ben oltre la crisi sanitaria. Con oltre 500 mila lavoratori e lavoratrici, oggi il mondo dello spettacolo è uno di quelli che soffre maggiormente questa crisi a causa di norme frettolose, divieti indifferenziati che non tengono conto delle specificità del settore, della diversa ampiezza degli spazi e delle modalità di fruizione degli spettacoli dal vivo.
Nei giorni scorsi ho pubblicato sul mio profilo social un post indirizzato al Presidente Giuseppe Conte, al MiBACT e ai Ministri Franceschini e Speranza, per condividere la mia recente esperienza diretta come spettatore e come utente del servizio del trasporto pubblico di Roma, trovando che vi sia un eccessivo accanimento nei confronti dell’attività teatrale e invitando ad una revisione dei limiti imposti alla stessa in ragione delle particolarità uniche dell’evento teatrale. Il post è stato attualmente condiviso da oltre 1200 persone che sposano la causa e credono che vi sia qualcosa da rivedere.
Perché il Teatro è diverso da altre attività al chiuso?
Uno dei maggiori punti da analizzare è la valutazione di un indice di rischio oggettivo dell’evento teatrale. Non risultato, ad oggi, notizie di focolai esplosi partendo dalle platee teatrali e come riportato nella mia esperienza, il teatro è un luogo che si presta a pochi contatti diretti in quanto la sua fruizione avviene immobili:
- non vi sono contatti con altri spettatori;
- la fruizione dello spettacolo avviene senza spostamenti dal proprio posto;
- non si parla e non si toccano gli altri spettatori;
- di norma vi è un solo evento al giorno e questo facilita le operazioni di sanificazione della sala tra un evento e l’altro.
Inoltre nelle sale teatrali ho potuto osservare la più rigorosa osservanza delle regole in fatto di: misurazione della temperatura, raccolta dei nominativi, utilizzo della mascherina, distanziamento e fila all’ingresso in sala. Noi lavoratori dello spettacolo, seppur categoria fragile, abbiamo messo in campo il massimo sforzo cooperativo con le autorità al fine di contenere l’epidemia. Alla luce delle crescenti difficoltà e in virtù dell’unicità degli eventi teatrali, nonché della serietà e collaborazione che noi operatori abbiamo dimostrato sia come parte attiva e produttiva, sia quando ci troviamo ad essere noi stessi spettatori, chiediamo che vengano valutate e adottate misure urgenti per salvare il settore da una crisi senza precedenti. Noi mettiamo il nostro sudore e il nostro sacrificio, alla politica chiediamo di non operare divieti indifferenziati ma di valutare delle norme specifiche per settori specifici.
Pertanto chiediamo non solo che vengano innalzati i limiti all’ingresso in sala, ma che vengano valutate norme e obblighi specifici che non compromettano la gestione ma facilitino tracciamento e contenimento dell’epidemia.
Fermo restando l’obbligo della mascherina, della misurazione della temperatura e dell’igienizzazione delle mani all’ingresso, chiediamo e mettiamo sul tavolo della discussione:
Innalzamento dei limiti al fino al 70/80% della capienza massima:
1) incondizionatamente per tutte le sale sotto i 200 posti;
2) per le sale oltre i 200 posti che adottino le seguenti misure:
- interruzione del servizio di guardaroba per evitare assembramenti;
- biglietti elettronici e prenotazioni online per evitare contatto col personale di sala (in larga misura questo già avviene);
- spettacoli privi di intervallo e/o limitata durata degli intervalli senza allontanamento del pubblico;
- spettacoli che rientrino in un certo limite di durata;
- ingressi scaglionati in gruppi per l’entrata e differenziati per settore;
- uscita ordinata con il personale di sala che provvede a far uscire ordinatamente il pubblico una fila per volta;
Crediamo dunque che qualora vengano rispettati questi accorgimenti e si limitino le possibilità di contatto, la semplice vicinanza in sala non possa costituire da sola attività ad alto rischio, essendo la fruizione immobile, temporanea e priva di contatto.
Abbiamo bisogno di interventi mirati, di autentiche soluzioni e per soluzioni intendiamo sedersi ad un tavolo con le parti, capire specificità e criticità di ogni attività e dare delle regole specifiche che permettano il regolare svolgimento in sicurezza, per limitare non solo i danni sanitari, ma anche quelli economici.
Siamo coscienti dell’enorme sforzo che le autorità stanno portando avanti per affrontare questa emergenza, ma al tempo stesso conosciamo il nostro lavoro. Al mondo politico chiediamo coraggio e scelte non unilaterali.
Per firmare la petizione cliccare sul seguente link: www.change.org/p/petizione-teatroluogosicuro