IGRA di Kor’sia. L’animalesco nell’uomo e un campo da tennis
Igra è il convincente spettacolo ideato da Mattia Russo e Antonio de Rosa del collettivo Kor’sia andato in scena al Romaeuropa Festival. Igra prosegue, approfondisce e amplia l’idea drammaturgica di Jeux di Nijinsky nel nome della fluidità dei rapporti amorosi e di una riflessione sull’evoluzione dell’uomo. Nell’articolo la recensione a firma Ippolita Papale.
Un telo traslucido vela la scena. Sul palco è disegnato un campo da tennis dove figure nella stessa algida tenuta sportiva, o in underwear, si susseguono in solo, duo, ensemble. È la danza del collettivo Kor’sia, un convincente mix di classica e contemporanea con spruzzata di hip hop. E’ IGRA, spettacolo firmato da Antonio De Rosa e Mattia Russo, andato in scena, nell’ambito del Romaeuropa Festival, il 26 e il 27 ottobre 2021 al Mattatoio.
Kor’sia è un collettivo, con base in Spagna, formato da Antonio de Rosa, Mattia Russo e Giuseppe Dagostino. Vincitore del bando Vivo d’Arte promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, IGRA si ispira al balletto Jeux di Vaslav Nijinsky del 1913 a voler creare un link con l’originaria creatura, tra le meno famose tra i Balletti Russi di Diaghilev. Il pretesto di Jeux è un ambiguo o potenziale rapporto amoroso tra un giovane e due donne su un campo da tennis, ma il racconto di IGRA sembra proseguire per lasciare spazio a quella modernità fluida che moltiplica gli amplessi e le combinazioni: i tempi cambiano e i costumi si evolvono (almeno nella società, ma questa è un’altra storia…). E siccome l’uomo è anche animale, la citazione della sessualità fluidissima ed evoluta delle scimmie bonobo, rappresenta uno degli spunti e delle allegorie disseminate qua e là per inchiodare lo spettatore in una riflessione tutta contemporanea anche sull’evoluzione umana. Bella danza, bel racconto, bella performance con danzatori generosi e temprati, sempre concentrati nella espressività di pose alternate a originali sequenze che, soprattutto nei duetti femminili portano il corpo al limite delle sue possibilità, destrutturandosi.
In scena, citazioni scultoree neoclassiche e la presenza di poche o tante palline da tennis, per giocare o per essere travolti: la pallina è espediente drammaturgico, come anche in Jeux. Idee e suggestioni per un risultato soddisfacente anche nella componente visuale e musicale. Sì, perché l’uso delle musiche potenzia il racconto coreutico con l’elettronica che fa da filo conduttore, trasforma con deriva misteriosa un’aria verdiana o una canzone che viene da levante, buca la scena con un beat pervasivo. Le luci portano ancora di più in evidenza questo turbamento e il velo mantenuto per tutto lo spettacolo lascia sempre un senso di sospensione, che stimola e raccoglie: alla fine, come siamo noi?
Ippolita Papale
09/11/2021
IGRA
Idea e regia: Mattia Russo e Antonio de Rosa
Coreografia: Mattia Russo e Antonio de Rosa in collaborazione con gli interpreti
Interpreti: Giulia Russo, Mathilde Lin, Helena Olmedo Duynslaeger, Etay Axelroad, Antonio de Rosa, Alvar Roquero.
Drammaturgia: Kor’sia
Assistente alla drammaturgia e consulenza artistica: Gaia Clotilde Chernetich e Agnès López-Río
Scene: Kor’sia
Voce: Marc di Francesco
Musica: artisti vari
Spazio sonoro: Da Rocha
Idea Costume: Luca Guarini e Adrian Bernal
Progettazione e produzione e realizzazione di costumi: Mans Concept Menswear, Jaime Álvarez
Disegno e produzione delle calzature: CAMPER
Produzione: Gabriel Blanco e Paola Villegas (Spectare)
Direttore tecnico: Meritxell Cabanas
Progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Coproduzione: Centro di Cultura Contemporanea Conde duque Madrid, Romaeuropa Festival, Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI)
Con l’aiuto del: Ministero dell’Istruzione, della Cultura e dello Sport – Governo della Spagna, Comunità di Madrid, Comune di Madrid
Con l’aiuto di: Espai La Granja Valencia, Istituto Italiano di Cultura di Madrid.
Foto: IGRA di Mattia Russo e Antonio de Rosa, collettivo Kor’sia, ph. Piero Tauro.