L'intervista

Federico Bonelli, il principal del Royal Ballet, unisce la grazia con l’abilità tecnica

Un’intervista a Federico Bonelli, dal 2003 principal del Royal Ballet e protagonista in coppia con Marianela Nuñez oggi giovedì 16 ottobre della Manon di MacMillan trasmessa in diretta dal Covent Garden di Londra nei cinema italiani.

La diretta dal Covent Garden di oggi giovedì 16 ottobre 2014 della Manon di MacMillan trasmessa da Londra in molti cinema in tutta Italia è un appuntamento imperdibile per gli amanti della grande danza e soprattutto per tutti coloro che desiderano ammirare l’espressività e la tecnica del nostro danzatore Federico Bonelli, ambasciatore della danza italiana nel mondo. L’appassionante e tragica storia d’amore di Manon si dipana dalla sontuosa immagine della società parigina alla polvere di New Orleans. Questo balletto, carico di innocenza, bellezza e coraggio, è considerato uno dei più impegnativi del repertorio del Royal Ballet. Il personaggio di Manon è stato descritto così dallo stesso MacMillan: “non tanto impaurita dall’essere povera quanto dal doversi vergognare di essere povera” ed è questa disperazione che porta la protagonista alla rovina emotiva. Protagonista maschile di Manon è il poeta Des Grieux interpretato nella diretta di oggi dal Covent Garden da Federico Bonelli

Nato a Genova da genitori di Casale Monferrato, dove è cresciuto e dove ha iniziato a seguire le prime lezioni di danza classica, Federico Bonelli si è trasferito a quattordici anni, nel 1992, dove si è formato con insegnanti italiani e maestri cubani. Durante gli anni di studio ha preso parte a svariate competizioni internazionali ottenendo la Medaglia d’argento al Concorso di Balletto dell’Avana a Cuba e il Primo premio al Concorso Internazionale di Balletto di Rieti. Dopo aver vinto una borsa di studio al Prix de Lausanne, nel 1996 è entrato a far parte del Balletto di Zurigo, dove è stato promosso al rango di Solista nel 1997. Negli anni di Zurigo ha danzato i ruoli principali in diverse coreografie del direttore Heinz Spoerli e in ruoli del repertorio classico come Albrecht in Giselle. Due anni dopo è passato all’Het National Ballet (il Balletto Nazionale Olandese), dove è stato promosso Primo Ballerino nel 2002. Durante la sua permanenza in Olanda il suo repertorio si è notevolmente ampliato e arricchito di vari stili e discipline grazie all’incontro con diversi coreografi. Ha infatti interpretato classici del repertorio, diverse coreografie di George Balanchine,  William Forsythe e Hans Van Manen oltre che rielaborazioni di classici come Lo schiaccianoci di Wayne Eagling, il Romeo e Giulietta di Rudi Van Dantzig Sylphide e Onegin di Dinna Bjorn.

Nel 2003 Federico Bonelli è entrato nell’organico del Royal Ballet come Principal e da allora ha interpretato i principali ruoli del repertorio della compagnia.

Federico, come ti sei avvicinato alla Danza?

Mi sono avvicinato alla danza per caso… Recentemente mia mamma mi ha spiegato che la storia che raccontavo ogni tanto, che cominciai a fare lezioni di danza per seguire un amico d’infanzia, non è corretta. Sembra che passeggiando per la città (o come dicevamo allora “andando a zonzo”), fossimo passati davanti alla scuola di danza locale; incuriositi entrammo, e la favolosa segretaria/pianista Fiorella mi invitò ad entrare in sala ballo. Mia mamma racconta che ne uscii dopo un’ora e solo dopo che il maestro mi disse: “Allora Federico, ci vediamo la prossima settimana”!

Che ricordi hai legati alla Scuola di danza di Torino?

Ho dei ricordi molto belli. Era un mondo nuovo che si apriva, con tanta danza ma anche tanta indipendenza… Credo di essere stato fortunato ad avere avuto maestri molto bravi, anche se adesso so che le strutture della scuola non erano all’altezza di altre più illustri istituzioni. Ma la passione per quest’arte meravigliosa c’era, e questo è importante.

Quale tipo di esperienza hai coltivato presso l’Het National Ballet?

L’Het National fu un grande salto. Da una compagnia di una trentina di persone come lo Zurich Ballet, passai ad una compagnia di settanta elementi, con il repertorio e le dinamiche di una grande compagnia. Mi ricordo un po’ di trepidazione all’inizio, e tante cose imparate, tante esperienze nuove…

C’è stato un momento particolare in cui hai veramente creduto che il tuo sogno di diventare un grande ballerino stava tramutandosi in realtà?

C’è stato un momento verso l’inizio della mia carriera al Royal Ballet, e me lo ricordo chiaramente, in cui realizzai che avrei ballato su quel palco, lo stesso dove tanti grandi artisti prima di me avevano già ballato, e la cosa strana fu che mi resi conto che era lo stesso palcoscenico del video del Lago dei Cigni con Makarova e Dowell che avevo guardato così spesso durante i miei anni di scuola…

Tu rappresenti la danza. E per te cos’è la danza?

Ogni tanto dico che io non faccio il ballerino, io sono un ballerino. E la differenza non è poca. Il fatto che la danza mi dia da vivere è una fortuna, ma credo che danzerei in ogni caso. E come me tanti altri, e alcuni lo fanno davvero senza essere pagati, o pagati molto poco. Ecco io mi sento vicino nello spirito a questi ballerini che lo fanno come hobby, per passione, ma sono cosciente della mia fortuna.

Sei un’étoile internazionale, molto si è scritto sulle tue interpretazioni e sulle tue doti tecniche. Ma esiste un aspetto della tua carriera che ti piacerebbe leggere e che non è stato ancora scritto?

No, ci sono tante cose che succedono, per così dire, dietro le quinte nella carriera di un ballerino, ma va bene così. È giusto che in generale il punto di contatto con il pubblico sia la scena, anche se non ho niente contro l’aprire il nostro mondo al pubblico, come per esempio durante gli intervalli dei balletti al cinema, quando mostrano cosa implica mettere in scena lo spettacolo.

Come è la tua giornata tipo? Quante ore provi?

Dipende da cosa sto provando in un determinato periodo. Oggi per esempio ho cominciato con la lezione alle 9.30 e ho finito di provare alle 16.30. A volte provo più a lungo, a volte meno…

Lo spettacolo di danza che ricordi come il più emozionante al quale hai assistito?

Uno spettacolo di Mayerling all’Opera House, con Jonatan Cope e Tamara Rojo.

Nel tuo repertorio, il ruolo che hai interpretato che ti ha emozionato in particolare?

Stavo per menzionarne tre: Des Grieux in Manon, Romeo e Onegin, forse perché sono nel mio repertorio quest’anno. Ma poi ho pensato ad altri balletti, quando l’emozione era forte in scena, come durante Don Q, Dancers at the Gathering, Apollo… E poi ci sono altri ruoli, altre coreografie, che sono stati speciali per le persone con cui li ballavo.

Dei ruoli solistici che hai interpretato, in quale ti sei rispecchiato di più?

Spesso non mi rispecchio completamente nei ruoli che interpreto, ma altrettanto spesso riesco a trovare una parte di me, a volte piccola a volte meno piccola, che si immedesima nel personaggio. E allora uso questa parte di me e le lascio guidare le mie azioni in scena.

Hai un desiderio o un sogno legato alla danza che vorresti realizzare?

Volevo ballare con mia moglie sul palco dell’Opera House, e lo scorso febbraio ho realizzato questo sogno quando abbiamo danzato insieme la Bella addormentata. È stato molto speciale!

Da cosa si riconosce un buon maestro di danza e una buona scuola?

Un buon maestro non solo ha la conoscenza di cosa insegnare, ma ha anche la capacità e la generosità di trasmettere questa conoscenza.

Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare?

Mi piacerebbe lavorare ancora con Jiri Kylian. Quando ero all’inizio della mia carriera ho ballato un suo pezzo, Dream Time, e sono rimasto ammaliato dalla sua bellezza e anche dal magnetismo del suo coreografo.

E con quale ballerina ti piacerebbe danzare?

Mi piacerebbe ballare con Monique Loudières. Purtroppo è un sogno irrealizzabile, dal momento che Monique non balla più…

Dal punto di vista professionale ti manca l’Italia?

Mi mancano le persone e l’atmosfera che si trova in certi teatri, ma dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro mi trovo bene a Londra.

Il Royal Ballet è la maggiore compagnia di balletto britannica e una delle scuole più prestigiose a livello internazionale. Qual è il sentimento e l’impegno di essere Principal?

Credo siano una grande emozione e un impegno complesso, perché, la varietà e la quantità del repertorio del Royal Ballet rappresentano una sfida continua. Il repertorio della compagnia è molto vasto. Passiamo da La Bella addormentata a Chroma di McGregor, a Month in the Country di Ashton…

Dal tuo punto di vista, quali sono le qualità che un giovane danzatore dovrebbe possedere per diventare degno di questo nome?

Secondo me la passione per quest’arte è fondamentale! Certo un pò di talento è indispensabile.

Cosa è riuscita a regalarti la danza?

La danza mi ha regalato un modo di vivere. Nel bene e nel male non è solo un lavoro.

Come ti senti quando ti trovi solo a ballare in una sala di danza o sul palcoscenico?

Ogni volta è diverso! Quello che posso dire è che quasi sempre l’intensità non manca.

Cosa pensi dei talent in televisione sul mondo della danza?

Non li guardo… non mi interessano molto!

Quali ruoli prediligi?

Quelli dove posso raccontare una storia. Certo che alcuni ruoli non hanno storia, eppure l’emozione espressa dal movimento e dalla musica è inebriante…

È difficile separare la carriera dalla vita privata?

Personalmente direi di no, certamente le due si influenzano a vicenda…

Pensi che partecipare ai concorsi di danza sia un buon inizio per la carriera di danzatore professionista?

Più che un buon inizio credo che siano un buon modo per migliorarsi e per confrontarsi, e quindi per imparare, con altri danzatori. Ma la danza non è un concorso, credo sia importante tenerlo a mente.

Danza accademica e danza moderna: possono comunicare tra loro?

Certamente. In fin dei conti queste sono solo definizioni arbitrarie, e la danza tende ad abbattere queste barriere.

Quali sono le tue esperienze legate alla danza moderna?

Fortunatamente sono tante. Fin dalla scuola mi è stato passato il pensiero che la danza moderna rafforza quella accademica e viceversa. Non mi piace limitarmi ad uno stile quando, nel possibile, posso farne di più.

Quali sono i tuoi progetti e i prossimi appuntamenti?

La stagione continua senza sosta! Dopo Manon sarò in scena con Month in the Country, Don Q e con Alice in Wonderland (lo spettacolo sarà trasmesso in diretta dal Covent Garden nei cinema di tutto il mondo il 16 dicembre 2014). Nel 2015 interpreterò Onegin, Lago e una nuova produzione di Wayne McGregor. Sicuramente dimentico qualcosa…

Qual è l’arte che ami maggiormente dopo la danza?

Senza dubbio la musica.

Coltivi altri “hobby” oltre alla danza non solo in senso professionale?

No, niente di paragonabile alla danza.

Per concludere, un tuo pensiero per descrivere la Danza?

La danza è vita!

Michele Olivieri

16/10/2014

Nelle foto Federico Bonelli. Nelle foto 1. -2. con Marianela Nuñez in Manon di MacMillan, Royal Ballet; 4. con Hikaru Kobayashi; 7. ph. Nina Large

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