Limen. La mostra fotografica di Andrea Cagnetti dedicata ai valori del femminile
16 . 06 . 2018
dalle 16.30 alle 19.30
Roma - Teatro Brancaccio, Via Merulana 244
Sabato 16 giugno 2018 dalle ore 16.30 alle ore 19.30 il Teatro Brancaccio di Roma ospita Limen, la mostra fotografica con gli scatti realizzati dall’artista romano Andrea Cagnetti. Un percorso di dodici immagini in cui Cagnetti tenta di esprimere un universo femminile celato, vulnerabile e paradossalmente forte allo stesso tempo. Cagnetti rivela in queste fotografie tutta la sua poliedricità attraverso uno sguardo che si proietta sul corpo in modo originale e profondo e che conia un nuovo genere, quello della coreo-foto-grafia.
Coreografo da sempre Andrea Cagnetti produce arte, come forma di comunicazione sociale ed è per questo che recentemente ha aperto l’atelier, Ristorante e Centro d’arte Me ad Oriolo Romano che esprime, già con questo nome, le sfaccettature di un artista a tutto tondo.
Limen vuole essere «un atto core-foto-grafico di denuncia: contro violenze sessuali e crimini che alimentano quello sporco mercato della comunicazione cha va sotto il nome di “femminicidio”. Mercificazione della donna – sostiene Cagnetti – ma perfino mercificazione della notizia». Spinto da questa riflessione, l’artista spinge il pulsante della sua macchina fotografica avvicinando la sua modella Giulia Ferrucci mediante un percorso a tratti psicanalitico.
Il titolo Limen prende spunto proprio dal termine latino che vuol dire ‘confine’ e ‘accesso’. In questo duplice significato ha origine il lavoro drammaturgico elaborato dal coreografo: prima di realizzare gli scatti, fotografo e modella si sono incontrati per coinvolgersi in una profonda empatia e un dialogo sensibile che ha messo a nudo alcune fragilità celate.
«Il femminile – ritiene Cagnetti – è un mondo che appartiene a ogni individuo, di ogni genere. Rappresenta la capacità dell’essere umano di vivere e gestire le emozioni, di elaborare attraverso la creatività processi artistici. Le foto in mostra esplorano così stati profondi di insofferenza che condizionano il percorso al femminile con uno zoom sul corpo che riflette certamente uno stato di insofferenza che ricerca uno spazio mentale libero in cui “muoversi” senza inibizione e senza pericolose trappole sociali».