Elegante e incisiva La Cenerentola di Rossini messa in scena da Emma Dante all’Opera di Roma.
La poetica di Emma Dante attraversa totalmente La Cenerentola in scena fino al 19 febbraio all’Opera di Roma con la conduzione musicale di Alejo Pérez e trasforma il melodramma di Rossini in una favola attualissima. Denuncia sociale e comicità si alternano in questa messa in scena che si muove in una raffinata scenografia e atmosfere da cartoon. Vito Priante nel ruolo di Dandini spicca per voce e abilità attoriale. Belle e curate le voci della protagonista Serena Malfi e di Juan Francisco Gatell nel ruolo di Don Ramiro. Vere attrici le sorellastre, Annunziata Vestri e Damiana Mizzi. Venato di messaggi anche l’immancabile lieto fine.
Emma Dante si cimenta con Rossini mescolando comico e grottesco. In questa bellissima regia al Teatro dell’Opera di Roma racconta la storia di Cenerentola, giovane ingannata dal patrigno Don Magnifico, vessata dalle sorellastre Tisbe e Clorinda, ma alla fine riscattata dall’amore del principe Don Ramiro. Il lieto fine comprende il perdono degli aguzzini, un perdono che la Dante ha immaginato come rivincita: così si consuma una storia eterna e attualissima.
La Cenerentola di Rossini al Teatro dell’Opera di Roma è totalmente attraversata dalla poetica di Emma Dante. Suggerisco di frequentare il teatro della regista sicula: Le sorelle Macaluso, Cani di bancata, i suoi studi su Ulisse e sulle favole, tanto e tanto ancora. Si tratta di lavori complessi resi con un linguaggio del corpo viscerale, di storie di umanità difficili da digerire, di visioni alternative a quelle che ci raccontano di solito. Abituata alle sue “esagerazioni” espressive questa Emma Dante mi ha sorpresa per la sua eleganza, anche rispetto ad altri lavori (Carmen, Muette de Portici, Gisela!). La Dante si è affidata alla sua compagnia di performer guidata da Manuela Lo Sicco per comporre la presenza di un singolo protagonista come la somma di più parti: figurine meccaniche con una gigantesca carica manuale sulla schiena che attorniano i cantanti, sottolineano le emozioni, esagerano gli accadimenti, costringono ad azioni. Una specie di atmosfera Inside out, il cartoon Disney/Pixar con i pupazzetti che rappresentano le emozioni. Alcune scene sono una denuncia sociale: le invitate al ballo del principe che, compresa l’impossibilità di sposarsi, si suicidano una ad una, a sottolineare l’inutilità della donna non maritata; la violenza delle botte date a Cenerentola durante il temporale. Altre scene, comiche, alleggeriscono l’atmosfera: Don Ramiro che detta sue volontà ai cortigiani/coristi; il servo Dandini che dialoga con sorellastre e principe.
Tutto questo incastonato nella raffinatissima scenografia neoclassica di Carmine Maringola: linee bianche e pure, come immacolata vorrebbe essere Cenerentola, ma con elementi di colore azzurro che è segno di nobiltà. Questo azzurro è di un pantone che sembra essere di moda tra i creativi, viste le grafiche che girano on line e le ciocche dei capelli della bravissima costumista Vanessa Sannino. I suoi costumi sono tratteggiati ed esagerati come il disegno di un cartoon, un mix dei colori della scenografia con macchie di rosso su alcuni particolari, oltre al nero indossato dai personaggi nobili nell’esercizio delle loro funzioni. Particolari degli abiti rinviano alla favola: l’orologio sulla cintura di Cenerentola e delle figurine meccaniche, il braccialetto dell’opera di Rossini diventa qui una cavigliera per ricordare la scarpetta di cristallo.
Domenica 24 gennaio 2016, il direttore d’orchestra Alejo Pérez ha evidenziato lo specifico rossiniano dato dal vortice ritmico e dal crescendo arci-famoso, riuscendo anche a esprimere la dolcezza di frammenti melodici più melanconici (Cenerentola: Una volta c’era un re, Un’ora sola). Ascoltare l’orchestra come fosse uno strumento unico mi esalta per il fatto di percepire un organismo con tante voci che si alternano nei propri ruoli. Quando, però, inizio a distinguere frammenti come la bellezza del suono degli archi, oppure quegli ottoni un po’ troppo evidenti nella scansione ritmica, o quell’ottavino che ha fatto l’acuto crescente (non intonato perfettamente) …. ecco, quando succede questo forse l’orchestra non ha una resa equilibrata. Ciò è talvolta capitato nelle strette finali, dove crescendo rossiniano e inspessimento di voci con orchestra sono davvero difficili da gestire. Però non sempre. A riprova che le qualità dell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma ci sono e che il direttore ha saputo seguire la sua compagine. Il sestetto Questo è un nodo avviluppato – capolavoro inestimabile – è filato liscio nell’incessante meccanismo di sillabe ripetute e staccate, colorature vocali, polifonia e incastri.
Nel cast in scena al Teatro dell’Opera di Roma domenica 24 gennaio, spicca il Dandini di Vito Priante, personaggio che si presenta come principe anziché servo qual è, anche per scombinare le intenzioni degli arrivisti. Ecco cosa si chiede a un cantante: voce appropriata al ruolo, capacità di gestire gli assiemi rispettando la linea melodica che accompagna o conduce a seconda dei casi, presenza scenica, abilità attoriale (Come un’ape nei giorni d’aprile, duetto con Don Magnifico Un segreto d’importanza e nel quartetto Zitto zitto, piano piano). Priante ha tutte le qualità. Si destreggia nelle colorature e nei virtuosismi con una interpretazione comica, togliendosi dunque quell’aura da cantante che dimentica il proprio personaggio perché impegnato nello sforzo vocale. Belle e curate le voci della protagonista Cenerentola, Serena Malfi, e di Don Ramiro, Juan Francisco Gatell. La primadonna ha un bel timbro nelle espressioni più malinconiche, un approccio ai virtuosismi raffinato, una capacità di gestire i salti dall’acuto al grave, una recitazione misurata (Una volta c’era un re ; Signor, una parola). Il principe ha una voce “piccola” ma alquanto ben educata, talvolta coperta dall’orchestra che il direttore Pérez può senz’altro governare nella dinamica (Sì, ritrovarla io giuro).
Le sorellastre: che attrici! La Tisbe di Annunziata Vestri più efficace vocalmente e la Clorinda di Damiana Mizzi più espressiva. Il Don Magnifico dell’esperto Alessandro Corbelli si è espresso nel duetto con Dandini e ha svolto tutti gli scioglilingua di Rossini/Ferretti (Conciossiacosache, Sia qualunque delle figlie). Alidoro, Marko Mimica, tutore che pilota la situazione a favore di Cenerentola, ha reso onore alla sua parte nonostante una preannunciata indisposizione.
Come sempre corretto il Coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Roberto Gabbiani. Certo, da qualche tempo noto che la presenza in scena di alcuni componenti è poco curata. Sembra che qualcuno li avvisi di entrare in scena all’ultimo secondo interrompendoli su qualcosa di urgente, col risultato che, ormai sul palco, debbano aggiustarsi nella parte che andranno a interpretare. Brutta cosa da vedere che, fortunatamente, riguarda alcuni perché il gruppo più nutrito segue la performance, in questo caso giocando con movenze tra l’immobile e il meccanico. Significativa la presenza di Sergio La Stella al fortepiano, responsabile dell’accompagnamento ai recitativi, quelle parti tra il canto e la recitazione che accompagnano lo svolgersi dell’azione e si incastonano tra i pezzi chiusi (arie, duetti, concertati). Rossini li affidava ai collaboratori. La Stella mi ha molto divertito con le citazioni delle melodie degli assiemi, con la sottolineatura delle situazioni comiche, con il piglio ritmico.
Alla fine della favola, Cenerentola si riscatta perdonando i personaggi che, però, si trasformano nelle figurine meccaniche da comandare. Questo il messaggio di Emma Dante, regista che ci ricorda un principio evidente leggendo la partitura di Rossini e il libretto di Ferretti: i personaggi hanno nel teatro il motivo del loro canto. Bisogna quindi tener conto della messa in scena, perché nell’opera lirica la narrazione impostata dalla regia è cruciale per la fruizione dell’opera lirica con gli occhi – sì, ho scritto occhi, non solo orecchie – del pubblico.
Ippolita Papale
27/01/2016
Sono prevista altre versioni/visioni di La Cenerentola di Rossini. A marzo a Torino, con la direzione di Speranza Scappucci e la regia di Alessandro Talevi; ad aprile a Palermo, con il direttore Gabriele Ferro e il regista Giorgio Barberio Corsetti – www.teatromassimo.it www.teatroregio.torino.it .
Se volete vedere e ascoltare alcuni pezzi da La Cenerentola di Rossini segui la playlist di Ippolita Papale cliccando QUI .
Foto: La Cenerentola di Rossini, regia di Emma Dante, servizio fotografico di Yasuko Kageyama, Teatro Opera Roma. Nelle foto: 1. Serena Malfi (Angelina) sulla carrozza; 2. Serena Malfi (Angelina), Juan Francisco Gatell (Ramiro), dietro Vito Priante (Dandini); 3. Vito Priante (Dandini), Juan Francisco Gatell (Ramiro), Alessandro Corbelli (Magnifico), Serena Malfi (Angelina); 4. Ugo Guagliardo (Alidoro), in basso Serena Malfi (Angelina); 5. tutto il cast; 6. Alessandro Corbelli (Don Magnifico); 7. Damiana Mizzi (Clorinda), Serena Malfi (Angelina), Annunziata Vestri (Tisbe); 8.-11. foto di scena.