Il corpo del suono, riflessioni sul rapporto tra danza e musica.
Il corpo nel suono, terzo convegno internazionale sul musicista nella danza all’Accademia Nazionale di Danza curato da Cristiano Grifone. Le riflessioni che riguardano il movimento in rapporto al suono oggetto di studio della coreomusicologia. Il racconto di tre esperienze: Il metodo del pianista Matteo Trimigno sull’accompagnamento durante la lezione di danza; il Piano Circus di danza classica e di danza contemporanea con la musica dal vivo; la testimonianza del compositore per Dance film Han Otten per il Dance film e della sua esperienza con il coreografo Jiri Kylian.
Indagare il rapporto tra la musica e la danza durante la lezione o nella fase di creazione di una coreografia. Questo è il filo conduttore della tre giorni romana Il corpo nel suono, terzo convegno internazionale sul musicista nella danza, che si è svolto dal 26 al 29 ottobre 2017 all’Accademia Nazionale di Danza. L’evento è frutto della collaborazione con Mibact, Conservatorio A. Casella de L’Aquila, Institut francais, Institut del teatre di Barcellona, Scottish Ballet, Royal Conservatorie of Scotland, EMAP (European Musica Archaeology Project) e CDM (Centro Ddattico Musicale).
Al curatore Cristiano Grifone va il merito di questa iniziativa integrata da un prodotto editoriale che porta lo stesso nome, Il corpo nel suono. La pubblicazione è stampata da Aracne, contiene spunti e dà indicazioni multimediali grazie al codice QR (inquadri il quadratino con lo smartphone e sei collegato al video di cui si parla).
Musica e danza interagiscono e si incontrano. Molte le riflessioni che riguardano il movimento in rapporto al suono, iniziando dal semplice battere/levare della musica che per musicista e ballerino potrebbero non coincidere, perché magari il primo si appoggia sull’accento tonico mentre l’altro spicca il volo. Significativa, al proposito, la metafora dell’acqua/musica e dei pesci/ballerini che Balanchine utilizzava per descrivere questo rapporto.
Tutto questo e molto altro sono oggetto di studio della coreomusicologia che affronta la relazione tra musica e danza, studia il repertorio musicale fondamentale per la danza fuori dai programmi da concerto, si sofferma su dettagli che riguardano la composizione e l’improvvisazione con svariate proposte di metodi.
Durante Il corpo nel suono, all’Accademia nazionale di danza si sono presentati artisti, giovani danzatori, musicisti. Tutti – non molti in verità vista l’imperdibile proposta – a seguire un programma fittissimo e sinergico di cui potete avere un’idea sul sito ilcorponelsuono.com.
Cito qualche contributo: la visione storica e musicocoreologica vista da Suzanne Knosp e Janet Mansfield Soares; Daniel Roberts a testimonianza del lavoro con Merce Cunningham; scambi di formazione con Alan Costello, Kim Helweg, Marco Melia, Rafael Plana, Frank Prévost, Debra Shannon Diouf; trombe e corni dell’antica Europa con John e Patrick Kenny, Barnaby Brown; tango e flamenco come spunti per il movimento; aspetti pedagogici tra suono e movimento con il metodo Orff.Schulwerk; il konnakol di Prathap Ramachandra di cui potete vedere un esempio qui:
Mi piace raccontare tre esperienze a cui ho partecipato.
Il pianista Matteo Trimigno ha presentato il suo manuale Composizioni pianistiche per la lezione di danza, mostrando canovacci con schemi ritmici tratti da brani di repertorio e da composizioni in cui si può improvvisare, comprese le sue. Un utile strumento per i pianisti non esperti e per quelli che hanno bisogno di tabelle riassuntive o esempi da arricchire secondo l’estro personale. In pratica, il pianista si può basare su un brano noto, assimilarne lo schema ritmico e poi improvvisare. In questo lavoro, c’è tutto quello che importa sulla pulsazione ritmica legata alla lezione di danza e alle sue forme, che dà la misura di come l’esecuzione musicale possa modificare l’interpretazione.
Questa influenza della musica è risultata abbastanza chiara anche nel Piano Circus di danza classica e di danza contemporanea, che mostrava le connessioni tra pianista e danzatori al di là della lezione normale. Durante la lezione classica, ad esempio, tre pianisti (Sandro Cuccuini, Massimiliano Greco, Luca Mais) si sono alternati in una sequenza coreografica mentre i danzatori studiavano i passi con la loro insegnante. Il risultato era evidentissimo: cambiavano le atmosfere sonore e anche le attitudini degli allievi che inevitabilmente si lasciavano condizionare nell’espressività e nella sincronia dei movimenti.
Molto interessante la testimonianza di Han Otten per il tema della composizione sul dance film e della sua esperienza con il coreografo Jiri Kylian. Il compositore ha presentato Scalamare, Car-men, Between entrance and exit di cui potete vedere qui un esempio:
Il metodo di Otten prevede un lavoro articolato, dalla semplice raccolta di suoni alla post-produzione con profonda ricerca della sincronizzazione pura tra musica e immagini. Il Dance film, del resto, ha bisogno di poter ritrovare la danza in ogni movimento della telecamera. Otten ha raccontato il processo creativo che parte dalla raccolta di elementi sonori, anche rumori, prosegue con lo studio pignolo del ritmo enfatizzato dalla musica a secondo della finalità espressiva, deve avere colori e timbri ispirati anche alla scenografia (un mobile antico, una chewin gum), può utilizzare musica elettronica e musica strumentale.
Aspetteremo la prossima edizione di Il corpo nel suono pregando gli organizzatori di inondare il web, i social network in particolare, con le proposte: urge una massiccia presenza di musicisti e danzatori!
Ippolita Papale
@salottopapale
Foto: 1. Prathap Ramachandra all’Accademia nazionale di danza per il Convegno Il corpo nel suono; 2.-4. Piano Circus all’Accademia nazionale di danza per il Convegno Il corpo nel suono.