Ballerina, il film d’animazione sulla danza in uscita al cinema
Uscirà nelle sale cinematografiche il 16 febbraio 2017 Ballerina, film d’animazione dedicato alla danza che farà sognare grandi e piccini. Videa ha svelato trailer e poster di questo film ambientato nella Parigi fine Ottocento con protagonista Felice, una piccola orfana che sogna di diventare étoile dell’Opéra di Parigi. Un film diretto da Eric Summer ed Eric Warin che ci ricorda come nulla sia davvero impossibile. Nell’articolo anche le interviste ai produttori Laurent Zeitoun, Yann Zenou, Nicolas Duval-Adassovsky e ai coreografi Aurélie Dupont e Jérémie Bélingard.
Ballerina, il film d’animazione per tutta la famiglia ambientato nell’incantato mondo della danza in una fiabesca Parigi di fine Ottocento, arriverà nei cinema italiani il 16 febbraio 2017 distribuito da Videa.
Film d’animazione in CG 3D, Ballerina è la storia di Felicie, una piccola orfana bretone con la passione per la danza, specificamente per il balletto, che sogna di diventare una Étoile all’Opéra di Parigi. Innocente e avventata, Felicie organizza insieme all’amico Victor, il quale sogna di diventare un grande inventore, un piano rocambolesco per fuggire dall’orfanatrofio e per cercare di realizzare il suo sogno. La loro direzione è Parigi, con la Ville Lumière e la sua Torre Effel ancora in costruzione.
Il racconto si concentra sull’importanza dei sogni. La piccola ma grande protagonista dovrà infatti battersi mettendo in gioco tutte le sue possibilità e le sue forze per vedere realizzato il suo sogno: diventare una stella della danza del Teatro dell’Opéra di Parigi. Un film d’animazione destinato ad emozionare grandi e piccini e che ci ricorda come nulla sia davvero impossibile.
La bellissima Elle Fanning ha doppiato, in lingua originale, la giovane Felicie. Le coreografie sono di Aurélie Dupont e Jérémie Belingard. Le voci italiane sono invece quelle di Emanuela Ionica (Félicie), Alex Polidori (Victor), Eleonora Abbagnato (Odette), Francesco Prando (Mérante), Federico Russo (Rudolph) e Sabrina Ferilli (Regine). Francesca Michielin ha interpretato in italiano Tu sei una favola, canzone originale di Ballerina .
Il film, diretto da Eric Summer ed Eric Warin, sarà nelle sale italiane dal 16 febbraio 2017 grazie a Videa.
Caterina Giangrasso
07/11/2016
Di seguito il videoclip ufficiale di Tu sei una favola, canzone originale di Ballerina interpretata da Francesca Michielin.
Dalla cartella stampale l’intervista ai produttori Laurent Zeitoun, Yann Zenou, Nicolas Duval-Adassovsky e – a seguire – l’intervista ai coreografi Aurélie Dupont e Jérémie Bélingard.
Intervista ai produttori Laurent Zeitoun, Yann Zenou, Nicolas Duval-Adassovsky
Com’è nata l’idea di Ballerina?
Yann Zenou: Nel 2010, Eric Warin e Eric Summer ci hanno presentato gli schizzi preliminari per un progetto che allora era intitolato La véritable histoire des petits rats de l’Opéra (La vera storia delle Petits Rats dell’Opera). Ci siamo subito innamorati di quella bambina che fugge dall’orfanotrofio per andare a Parigi e studiare all’Opera. Avevamo l’inizio di una bella storia, restava da sviluppare tutto il resto.
Laurent Zeitoun: Abbiamo passato tre anni a chiederci come realizzare un film che rispondesse alle nostre aspettative … Un film su una Parigi che non si vede spesso al cinema: gli anni in cui la ristrutturazione urbanistica ad opera del Barone Haussmann non era ancora completata, dove la Tour Eiffel e la Statua della Libertà erano in fase di costruzione.
Yann Zenou: … Ci siamo buttati nel progetto armati di coraggio, di un po’ di incoscienza e con nessuna esperienza nel campo dei film d’animazione. Abbiamo avuto la fortuna di avere il sostegno di persone che hanno creduto in noi.
Laurent Zeitoun: Nel 2013 il progetto è decollato veramente con un nuovo titolo: Ballerina. Tutto aveva finalmente preso forma. È stata una vera e propria maratona per noi, il lavoro da fare era davvero enorme! Ballerina era la nostra creatura. L’abbiamo vista nascere, maturare e crescere. Eravamo convinti che i bambini e le famiglie avrebbero accolto il film sentendolo vicino ai loro sogni.
Alcuni produttori non fanno distinzione tra film d’animazione e film live action quando si riferiscono ai loro film….
Laurent Zeitoun: La cosa principale era raccontare la grande storia di un personaggio che ci fa provare empatia e belle vibrazioni. All’inizio del progetto non avevamo domande sulle particolarità del mondo dell’animazione.
Nicolas Duval-Adassovsky: Ci è stato chiesto il motivo per cui abbiamo deciso di non girarlo come un film live action. La risposta è molto semplice: l’animazione consente di raggiungere un pubblico più vasto, rivolgendosi a tutta la famiglia, genitori e bambini! È stata una scelta molto gratificante. Sapevamo che i bambini avevano amato alcune delle nostre commedie romantiche come Eyjafjallajokull. Abbiamo voluto rivolgerci a loro nuovamente così come agli adulti e al loro lato “bambino”…. a cominciare da noi stessi e dai nostri figli!
Yann Zenou: Per noi il cinema significa sublimare il mondo reale per capirlo meglio. Insieme alla nostra immaginazione, l’animazione è il modo ideale per esprimere i nostri sogni. Credo che il primo film che ci facciamo nella nostra testa da bambini sia un cartone animato che unisce il mondo reale alla nostra immaginazione. Un cartone animato è ciò che collega l’infanzia al mondo degli adulti.
Quali sono stati gli step del processo creativo?
Laurent Zeitoun: Il risultato doveva essere favoloso, all’altezza degli standard dei film di animazione degli studios americani. Volevamo che Ballerina fosse un film per tutti, che esprimesse ottimismo e vitalità.
Yann Zenou: Il messaggio che volevamo diffondere è esattamente l’opposto di ciò che dice la madre superiora dell’orfanotrofio: “I sogni non si realizzeranno mai. Sono solo illusioni … La vita è spietata “. Ciò che ci ha guidato è stato il desiderio di dire ai bambini di non rinunciare ai loro sogni. Quella frase ci ha accompagnato ogni giorno nel nostro lavoro come produttori.
Laurent Zeitoun: Il processo creativo è avvenuto in modo naturale grazie ad un team di grandi professionisti .
Da dove viene la scelta dell’ambiente della danza e del balletto?
Nicolas Duval-Adassovsky: Laurent fa danza classica, quindi non avevamo scelta. (ride)
Laurent Zeitoun: E posso dimostrarlo con un grand jeté che mi manderebbe direttamente in ospedale! Scherzi a parte, la danza classica è una sorta di eterna battaglia, soprattutto con se stessi: richiede tanto rigore, sacrificio e sofferenza. La disciplina è una sorta di monte Everest nel mondo dello sport e dell’arte. Se non si è fermamente determinati e fedeli ai propri sogni, ci si arrende …
Yann Zenou: … E poiché la perfezione è irraggiungibile, le ballerine non smettono mai di inseguire instancabilmente il loro Santo Graal. I nostri coreografi ci hanno portato a quella perfezione. Aurélie Dupont e Jérémie Belingard hanno giocato un ruolo fondamentale nel rendere viva e reale l’esperienza della danza classica nel film.
Nicolas Duval-Adassovsky: Da un punto di vista visivo è una disciplina estremamente cinema-friendly. Guardare chi balla è un’esperienza incredibile. Renderla in un film d’animazione equivale a sublimarla. Tutte le pirouette di Félicie e degli altri ballerini sono di gran lunga superiori rispetto a quelle reali. L’animazione richiede spesso una sorta di esagerazione della realtà: è il caso di tutti i personaggi immaginati da Eric Warin, che sono poi diventati “personaggi artisti” esagerando le loro caratteristiche, come ad esempio, i loro occhi.
Come siete riusciti a far sì che le piroette delle petits rats sembrassero realistiche e magiche?
Laurent Zeitoun: All’inizio abbiamo utilizzato la tecnica del motion capture su una vera ballerina, Aurélie Dupont, attraverso dei sensori che trasmettono il movimento a un computer. Strano a dirsi, i primi risultati davano una sensazione di inerzia pur essendo una riproduzione fedele dei movimenti della ballerina.
Yann Zenou: Non c’era davvero nulla di magico nel motion capture!
Laurent Zeitoun: Quindi abbiamo abbandonato rapidamente questa tecnica, anche perché avevamo come riferimento i grandi film d’animazione americani che non utilizzano il motion capture. Volevamo maggiore raffinatezza, maggiore dinamismo sia per quanto riguarda la danza che le emozioni. La tecnica keyframe, vale a dire l’animazione attraverso fotogrammi chiave, ci ha permesso di raggiungere questo obiettivo grazie a Ted Ty, il nostro direttore dell’animazione, che aveva lavorato per Disney e DreamWorks. I movimenti di Félicie e Camille che danzano sono due volte più rapidi di quelli della realtà. È così che siamo stati in grado di far sì che la storia e le animazioni fossero qualcosa di molto più che semplicemente realistico. Il duello finale in cui le due rivali danzano saltando dal palco alla platea e poi sulla grande scala dell’Opéra ne è un perfetto esempio.
Quali grandi film degli Studios americani avevate in mente?
Yann Zenou: Il mondo del balletto si vede raramente nei film d’animazione, ad eccezione di alcuni passaggi in Fantasia. Avevamo in mente soprattutto i film che parlano del superare se stessi come Karate Kid e Billy Elliot. Personalmente per me anche Rocky!
Nicolas Duval-Adassovsky: Per quanto riguarda i lungometraggi d’animazione non dimentichiamo Ratatouille, che ci aveva lasciato a bocca aperta, o Rapunzel – l’intreccio della torre, con la sua incredibile inventiva e humour.
Una delle insidie dell’animazione è pensare che le tue fantasie più folli possano diventare possibili …
Yann Zenou: Si tende a pensare che tutto sia possibile ma bisogna fare i conti con il budget. I film d’animazione possono arrivare a costare fino a 200 milioni di dollari e noi ne avevamo solo 30. Per realizzare Ballerina abbiamo dovuto frenare i pensieri, riflettere attentamente sulle scelte da fare e organizzare tutto intorno ad un paio di soluzioni artistiche.
Nicolas Duval- Adassovsky: Fare scelte è d’obbligo nel cinema e non credo che nessuno di noi tre abbia qualche rimpianto. I vincoli del budget ci hanno costretto a diventare creativi in termini di design, costumi e sceneggiatura.
Yann Zenou: Abbiamo dovuto ridimensionare alcuni decori e scene, e questo a lungo andare li ha resi più efficaci enfatizzando l’intensità drammatica del film.
Com’è stato sviluppare la sceneggiatura in tre?
Yann Zenou: Il processo ha richiesto un po’ di tempo. La sceneggiatura è stata finalizzata da Laurent e Carol Noble. Dopo aver trovato i finanziamenti siamo passati alla fase della creazione dello storyboard, durante la quale sono emersi altri dubbi per quanto riguarda la sceneggiatura. Nei film d’animazione non si può perdere tempo e correggere gli errori durante la fase di montaggio! Ogni fase dello storyboard è stata oggetto di discussione. Una volta che una sequenza veniva approvata la montavamo con delle voci temporanee e se la scena non ci convinceva totalmente, Laurent e Carol la rielaboravano.
Nicolas Duval-Adassovsky: È stato un periodo di lavoro piacevole, durato un anno e mezzo. È stato un po’ come montare il film prima di girarlo. Abbiamo sempre discusso ogni scena per raggiungere un accordo comune e per questo è impossibile sapere chi è l’artefice di una scelta o di un’altra, anche se la sceneggiatura, lo sviluppo dei personaggi e dei colpi di scena nella trama sono originariamente stati creati da Laurent.
Laurent Zeitoun: In pratica, io proponevo e loro disponevano! Il tema centrale caro a tutti noi era fare un’appassionata dichiarazione d’amore a Parigi. Nulla di tutto questo avrebbe visto la luce se non avessimo avuto un team fantastico di professionisti al nostro fianco.
Perché è stato questo il cuore del progetto?
Laurent Zeitoun: Per essere onesti, Yann voleva che la storia fosse ambientata a Charenton, perché è da lì che viene.
Yann Zenou: Ho proposto Bois de Vincennes, ma non era abbastanza vicino!
Laurent Zeitoun: Quando sei nato a Parigi, a volte ti dimentichi che è una delle più belle città del mondo. Tutto quello che devi fare è startene in piedi da qualche parte per qualche minuto, guardarti intorno e renderti conto che vivi in un museo a cielo aperto. La gente la descrive come la città delle luci, la città dell’amore, ricca di romanticismo e di arte. Ambientare la nostra storia nella Parigi di Gustave Eiffel significava resuscitare la magia, la storia e gli aspetti mitici che forse si sono un po’ perduti nel tempo. E poi anche nell’ottica di una distribuzione internazionale, Parigi è sicuramente più affascinante di Charenton! Passeggiare nella Parigi del 1879 non può che farti sentire travolto dalla sontuosità dei decori e dei dettagli!
Yann Zenou: Ci è voluto un po’ di tempo per vederla nella sua complessità ed è stato il risultato della visione del nostro art director, Florent Masurel. Ha letteralmente vissuto nella Parigi dell’epoca: ha trascorso sei mesi a fare ricerche sia visive che grafiche. Ha esaminato di tutto, dipinti, incisioni, letteratura. Ha analizzato il contesto sociale e politico, ha studiato ogni strada, ogni professione del tempo. Voleva trasmettere le importanti trasformazioni urbanistiche che erano allora in corso nella capitale ad opera del Barone Haussmann.
Nicolas Duval-Adassovsky: Allora Parigi era un enorme cantiere. È commovente poter condividere quella realtà con il pubblico più giovane… … e l’Opera è la protagonista dello show ….
Laurent Zeitoun: Era stata costruita dieci anni prima. Florent ha trovato tutti i progetti originali negli archivi dell’Opéra. Abbiamo commissionato a degli architetti la creazione di un modello che riproducesse la struttura dell’edificio. Nel film, tutto è stato lavorato su dei modelli ed è stata un’impresa titanica!
Nicolas Duval-Adassovsky: La squadra tecnica dell’Atelier Studio ha avuto la brillante idea di creare un kit di Parigi giustapponendo facciate di edifici che, oltre allo stupefacente realismo, hanno facilitato la produzione permettendoci di rispettare il budget, ottenendo immagini degne di un blockbuster.
Ballerina è il risultato del lavoro di squadra nel vero senso del termine. Ognuno di noi ha condiviso le proprie idee e le proprie conoscenze. Spesso ci siamo incontrati anche quotidianamente per discutere la storyboard, le animazioni e la regia. Partecipare come produttori in modo così attivo durante le varie fasi creative è stato esaltante. La fiducia è fondamentale per un progetto del genere e avere competenze complementari è essenziale: per esempio, Guillaume Ivernel ha curato la produzione artistica supervisionando lo sviluppo di tutti i disegni, François-Xavier Aubague, il nostro line producer, ha tenuto d’occhio sia le questioni artistiche che quelle relative al budget…
Vi siete anche concessi scene d’azione pazzesche alla Tex Avery, come la fuga dall’orfanotrofio o quella sulla Statua della Libertà …
Laurent Zeitoun: Yann, Nicolas ed io abbiamo fatto un tuffo nel passato tornando alla nostra infanzia. Ci siamo immersi nei nostri ricordi chiedendoci quali fossero le scene che ci avevano emozionato da bambini. Copiarle era fuori questione, ma abbiamo voluto creare un collegamento con quel tipo di emozione. La scena dell’inseguimento di Félicie e Victor ricorda Indiana Jones, due eroi che si divertono e sorridono anche in faccia al pericolo. Il combattimento finale avviene nello stesso modo, un po’ pazzo e selvaggio. Se, grazie a quella scena, i bambini impareranno che la Statua della Libertà è stata costruita in Francia come dono per l’America, ne saremo felici!
C’è una sensibilità, un tocco francese, che differenzia Ballerina dalle produzioni americane?
Nicolas Duval-Adassovsky: Ci hanno detto spesso che qualsiasi film d’animazione che si rispetti ha bisogno di avere animali che parlano e personaggi che cantano. Abbiamo preferito focalizzarci sul realismo della storia, sulla coerenza dei personaggi e sulle loro avventure.
Laurent Zeitoun: È difficile distinguere quali siano state le influenze. Nulla è stato premeditato, sia in termini di rimanere francesi o di attenerci ai modelli americani. Ci siamo scervellati per raccontare una storia basata su una vasta gamma di emozioni.
Yann Zenou: Non ci siamo mai chiesti cosa avrebbero fatto i grandi studios al posto nostro. Abbiamo fatto il film che avremmo voluto vedere come pubblico. Probabilmente, il fatto che tutti e tre siamo francesi ha contribuito inconsciamente!
Quali sono i momenti del film che vi hanno colpito di più?
Laurent Zeitoun: Dopo tanti anni di personaggi animati in toni di grigio, la cosa più scioccante è stata vedere l’esplosione di colore una volta aggiustate le luci e stabilite le loro strutture. Tutto quello per cui avevamo lottato per oltre quattro anni improvvisamente prendeva vita.
Yann Zenou: Ancora mi emoziona vedere le scene delle lezioni di danza di Félicie e quelle in cui è con Odette. Quando si racconta la storia di una bambina che lotta per realizzare i suoi sogni, ci si concentra sul tema universale della realizzazione di sé e sulle disillusioni e l’aggressività che tutto ciò implica.
Nicolas Duval-Adassovsky: Mi piace l’energia positiva che il film emana. Félicie non ha successo distruggendo le persone intorno a lei: ha un personale percorso da seguire. Impara a conoscere se stessa, a confrontarsi con le sue radici, con il suo retaggio.
Yann Zenou: Félicie non realizza il suo sogno fino al giorno in cui capisce cosa le fa davvero venire voglia di ballare. Questo dà significato al successo a cui ognuno di noi anela ed è un valore che ci ha uniti fin dall’inizio e che ci connette intimamente a Ballerina.
Intervista ai coreografi Aurélie Dupont e Jérémie Bélingard
Qual è stato il vostro ruolo in questo film?
Aurélie Dupont: Laurent Zeitoun mi ha contattato per parlare del progetto e del periodo in cui avevo frequentato una scuola di danza. Mi ha chiesto di fare le coreografie dei personaggi insieme a Jérémie Belingard, in modo che la squadra potesse poi modellare l’animazione sui miei movimenti. Il tema di Ballerina mi ha toccato, l’esperienza sarebbe stata unica e divertente. E ho pensato al piacere che i miei due figli avrebbero provato nel vedere un film come questo. Jérémie ed io abbiamo scelto la ritmica e immaginato le coreografie fin nel minimo dettaglio, come il piatto che Félicie scaglia attraverso la cucina dell’orfanotrofio, o il modo in cui spazza il palco mentre fa delle piroette! Ho ballato tutte le scene, per tutti i personaggi. Félicie e Camille hanno la stessa età, ma si esprimono in modo diverso: Félicie è istintiva, passionale; Camille è tecnica, fredda, a volte trattiene anche il respiro.
Jérémie Belingard: Quando ho visto tutto il team al lavoro, ho capito che il film sarebbe stato destinato a un pubblico vasto e sarebbe potuto piacere anche ai ragazzini, grazie a riferimenti comuni come Karate Kid, e ho voluto far parte di quest’avventura. Aurélie ed io ci siamo chiesti come avremmo proceduto, e la decisione di utilizzare una telecamera per filmare la coreografia è stata determinante: abbiamo preso ispirazione dalle scene scritte da Laurent e Carol, ho immaginato le danze, Aurélie le ha studiate, abbiamo provato, e poi l’ho ripresa in una delle sale dell’Opera. Ho lavorato alle riprese e poi in sala di montaggio … Abbiamo visto le scene con Laurent, che ha suggerito alcune modifiche prima di passarle agli animatori che avrebbero avuto il compito di portare i nostri movimenti nel film. Siamo stati più didattici e convincenti possibile poiché la produzione non aveva ancora familiarità con le sfumature della danza. Non volevo sottolineare nulla in particolare ma solo creare la dinamica: è stata una fase molto piacevole del processo creativo.
In che modo le animazioni hanno esaltato l’idea di questa professione in Ballerina?
Aurélie Dupont: Alcuni movimenti sono impossibili nella vita reale! Ad esempio, alcuni passi straordinari di Félicie non esistono e una piroetta che termina con una spaccata non può essere fatta da un ragazzo. Ballerina è anche un sogno, la magia che trascende la realtà.
Jérémie Belingard: I produttori volevano che Ballerina fosse caratterizzata da una miscela di reale e fiabesco. Abbiamo ravvivato certi movimenti accelerandoli, e abbiamo girato i salti al rallentatore per prolungare l’impressione di essere appesa in aria con un filo sottile. Abbiamo inoltre sfruttato strumenti dei film di fantascienza il ruolo della tecnologia. È stato emozionante spingersi oltre i confini dell’animazione, guidati dall’idea che la tecnologia possa ispirare le persone a reinventare e trascendere la loro arte. Con Ballerina siamo passati all’era della danza 2.0! Nella scena di Félicie e Camille che si confrontano, è fisicamente impossibile saltare da una sedia all’altra o eseguire il salto della grande scalinata dell’Opera. Se sembra credibile è perché la storia è realistica: Félicie è in grado di assumersi dei rischi perché ha grinta. Camille è appassionata a modo suo. Mi piace davvero molto, è una ragazza esuberante che persevera e che soffre molto; rappresenta molte persone che si sentono alienate nella loro condizione. Léonore Baulac ha lavorato con Aurélie e me per rappresentare la tecnica di Camille, così diversa da quella di Félicie.
Aurélie Dupont: Ciò che fa e vive Félicie, anche quando è mandato a doppia velocità, ha radici nella realtà. La vediamo emergere dal gruppo e imporre la sua singolarità. È ciò che ho vissuto anche io a modo mio: il grande punto di svolta per una ballerina è uscire dalla “massa”, distinguersi per diventare solista, un’étoile. Hai bisogno di sentirti pronta. Il mio primo balletto come sujet – due livelli inferiori all’étoile – è stato lo Schiaccianoci, proprio come nel film. Non mi aspettavo fosse così difficile: è stato uno shock. Ero contenta della mia performance ma anche assalita da dubbi. È stato in quel momento che mi sono chiesta se avevo fatto la scelta giusta. Ho capito che avevo ancora molto da imparare e, lavorando ancora più duramente, questi dubbi sono a poco a poco scomparsi.
Il film dà anche una visione più chiara dell’insegnamento della danza. Nella mente di molte persone, le insegnanti sono dure, inumane e usano un bastone… ma è fantasia! Ballerina si rivolge con grande tenerezza ad un pubblico giovane come un bell’esempio di autorealizzazione grazie ad un’arte.
Avete dovuto lottare come Félicie per realizzare il vostro sogno e diventare dei ballerini?
Aurélie Dupont: Giorno dopo giorno! Sapevo fin dall’inizio che era ciò a cui ero destinata. Non è stata una cosa su cui ho ragionato, sentivo il desiderio fortemente, come Félicie. Mia madre mi ha sostenuto e ha chiesto ad un professionista di valutare le mie capacità. Nessuno pensava all’Opéra di Parigi fino a quando, dopo le mie prime lezioni, l’insegnante mi ha incoraggiato a partecipare ad un concorso … che avrebbe avuto luogo tre mesi dopo.
Jérémie Belingard: Félicie è una forza della natura e ha approfittato di un colpo di fortuna per farsi notare. Chiunque abbia avuto successo nella vita ha una qualche buona stella, come il suo piccolo carillon. Da bambino e poi da adolescente, ho frequentato i classici corsi di danza, senza mai percepirla come una lotta, perché sentivo di essere veramente fatto per questa professione. È stato quando sono diventato un professionista che ho dovuto iniziare a combattere: ero un po’ una mezzacalzetta accanto a ragazzi alti quasi 2 metri e con un fisico perfetto!
Aurélie Dupont: È stato a scuola di danza, dove si viene formati per diventare membri di un corpo di ballo, dove ho lottato di più. Avevo solo tre mesi di esperienza, il che equivale a dire che non sapevo nulla: avevo giusto un paio di nozioni – pas de bourrée, saut de chat… Le altre ragazze con cui ho condiviso il mio tirocinio avevano quattro anni di danza alle spalle: ho lavorato giorno e notte per raggiungere il loro livello, la mattina con tutti gli altri, nel week-end a lezione privata.
Jérémie Belingard: Io e i miei compagni di classe, avevamo la possibilità di ballare in un unico grande balletto classico all’anno come sostituti! I ballerini che ci avevano preceduto, come ad esempio Manuel Legris, erano così eccezionali che trovare un posto per noi era una scommessa. Facevo parte di quella generazione di ballerini che ce l’avevano fatta grazie ad artisti contemporanei come Pina Bausch e Roland Petit: essere notato da loro era l’unico modo per aprirsi una strada per l’Opéra. Queste difficoltà hanno nutrito la nostra determinazione e la nostra unicità. Venir ostacolati ci ha salvato!
Aurélie Dupont: Ognuno lotta, anche se su un terreno diverso. Quelli che non possiedono le caratteristiche fisiche richieste devono sviluppare una forte personalità per potersi distinguere; al contrario, chi è tecnicamente dotato deve sviluppare il proprio carisma perché ciò che trasmetti sul palco è la cosa fondamentale.
La vostra prima volta all’Opera di Parigi avete provato lo stesso senso di meraviglia di Félicie?
Jérémie Belingard: Mi ricordo la terza parte del provino che ho dovuto sostenere per entrare nella scuola. È stato uno stage di tre mesi all’Opéra. Ero seduto tutto solo, vicino alla porta, in attesa della mia lezione quando è arrivato Nureyev. Lo salutai con un inchino come è tradizione quando si incontra una étoile della danza. Si fermò, mi guardò, e mi restituì l’inchino. Avevo 11 anni.
Aurélie Dupont: Quando iniziai a studiare danza, mia madre comprò i biglietti per uno spettacolo all’Opéra di Parigi. Fui terribilmente delusa perché mi aspettavo di vedere dei bambini. Nessuno mi aveva spiegato quali sarebbero stati gli step della carriera di una ballerina. Mi ricordo di uno sciame di tutù bianchi, la bellezza dell’edificio e la performance, ma soprattutto la mia incomprensione: non riuscivo a cogliere alcun collegamento con le audizioni che avevo affrontato per entrare nella scuola, poiché non vedevo altro che adulti sul palcoscenico!
In Ballerina, il sogno di Félicie diventa realtà. Nel mondo reale diventare prima ballerina è un magnifico regalo. Ma è sul palcoscenico che ho sentito quel senso di realizzazione: avevo raggiunto quella che io consideravo la mia perfezione, fisicamente e artisticamente. Il tempismo nella mia vita, come ballerina e come donna, è stato perfetto!