Alla Fenice di Venezia

Al Teatro La Fenice di Venezia le convenienze borghesi e l’impulso d’amore della Traviata di Giuseppe Verdi.

In scena fino al 24 aprile al Teatro La Fenice di Venezia La Traviata di Giuseppe Verdi. L’opera tratta da Dumas figlio è diretta da Nello Santi per la regia di Robert Carsen che basa la sua visione sull’onnipresenza del denaro, simbolo delle convenienze sociali. Doppio cast per i tre ruoli principali: i soprani Francesca Dotto e Jessica Nuccio; i tenori Ismael Jordi e Leonardo Cortellazzi; i baritoni Luca Grassi ed Elia Fabbian. Nell’articolo un’analisi musicale e dei personaggi oltre che suggerimenti d’ascolto di una delle opere liriche che rappresenta la cultura italica.

Fino al 24 aprile 2016, La Traviata di Giuseppe Verdi è in scena al Teatro La Fenice di Venezia, stesso luogo in cui per la prima volta l’opera lirica fu rappresentata nel 1853. Giuseppe Verdi si ispirò La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio che a sua volta trasformava la storia della vera Alphonsine Duplessis in quella del personaggio Marguerite Gautier. La Traviata è opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave. La protagonista è Violetta Valery, una escort – come diciamo oggi –   che si innamora del giovane Alfredo Germont. Dovrà fare i conti con il padre di Alfredo, Giorgio, che le chiederà di rinunciare all’amore per non rovinare le sorti della sorella dell’amato. Come in tutti i drammi, tra feste da ballo e incontri privati in casa di campagna, Violetta espierà le sue colpe con una malattia mortale, la tisi, simbolo della sua depravazione. La censura non consentì a Verdi di ambientare l’opera nella contemporaneità e lui fu costretto a retrodatarla. Questo mi fa venire in mente chi disprezza le regie moderne, i tentativi di rendere attuale un materiale che si evolve con la società: vedete come compositore e librettista desiderano rappresentare il loro tempo?

Al Teatro La Fenice, la regia di Traviata è affidata a Robert Carsen, che basa la sua visione dell’opera sulla onnipresenza del denaro, simbolo delle convenienze sociali: l’interesse economico muove le relazioni. Carsen si avvale delle scene e dei costumi di Patrick Kinmonth, della coreografia di Philippe Giraudeau. Dirige l’orchestra del Teatro La Fenice il maestro Nello Santi. Andate sul profilo twitter del teatro per vedere gustosi assaggi dalle prove (magari beccate una diretta su Periscope) e, più in generale, frequentate LaFeniceChannel, la web radio con chicche tra musica e cultura. Il doppio cast della Traviata vede protagonisti Francesca Dotto e Jessica Nuccio nel ruolo di Violetta, Ismael Jordi e Leonardo Cortellazzi in quello di Alfredo, Luca Grassi ed Elia Fabbian in quello diGermont. Ancora nel cast: Elisabetta Martorana, Flora; Sabrina Vianello, Annina; Iorio Zennaro, Gastone; William Corrò e Armando Gabba nel ruolo del barone; Francesco Milanese, il dottore; Matteo Ferrara, il marchese.

Tutti a Venezia per questa Traviata e, il 22 o il 24, a fine spettacolo c’è Assapora un sogno, una cena nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice. Sarebbe interessante poter assaggiare la Spalla di San Secondo, così amata da Verdi, o i prodotti che circolavano a Villa Sant’Agata o le delizie parmigiane di cui era ghiotto. Questo per collegare ancor più l’opera alla cultura italica, visto che la ritroviamo nella pubblicità, nei film, nelle espressioni come l’ossimoro “croce e delizia”.

Musicalmente La Traviata è un giacimento di tesori che ho sintetizzato nella mia playlist . Per ascoltarla cliccare QUI.

Il preludio è l’anticipazione del dramma. C’è il tema d’amore di Violetta costruito su sonorità delicate, con gli archi che cantano il tema – prima i violini e poi i violoncelli –  dall’acuto al grave così come la parabola discendente della protagonista. Il tema dei violoncelli è contrappuntato dai violini con elementi che contrastano ritmicamente, a testimonianza delle apparenze ipocrite del contesto. La musica introduttiva contiene il presagio di morte. Il trio dei protagonisti segue le logiche classiche del melodramma: soprano e tenore “disturbati” da un baritono. Dei tre personaggi principali mi piace ricordare brani celeberrimi. Il brindisi Libiamo ne’ lieti calici, un valzer sfruttatissimo in ogni occasione, potrebbe essere un esempio del tanto biasimato zum-pa-pà di Verdi, quell’accompagnamento da banda di paese sotto melodie orecchiabili che i detrattori usano per sminuire il maestro di Busseto. Bisognerebbe avere macchine del tempo come nel film Ritorno al futuro, per indossare le orecchie dello spettatore di metà Ottocento. Sarebbe diverso da oggi: ci sarebbero flauti di legno, percussioni e ottoni con potenza minore rispetto a quelli che conosciamo, corde di budello per gli archi. Altro che effetto bandistico, altro che sonorità volgari!

E cosa dire dell’aria di Violetta del I atto, tipico esempio di aria romantica ( Scena È strano! È strano, Aria Ah fors’è lui che l’anima, Tempo di mezzo Follie! Delirio vano è questo, Cabaletta Sempre libera). Si tratta del passaggio emotivo dallo shock di una donna che conosce solo l’amore a pagamento e si sente turbata da quello vero, ma prenderà subito atto che non può cedere al sentimento.

Alla complessità del personaggio femminile si contrappone un Alfredo infantile, preso com’è dagli ormoni giovanili cantati in De’ miei bollenti spiriti. Non comprende fino in fondo la potenza dell’amore senza prezzo, Alfredo, concentrato com’è su sé stesso. E infine Giorgio Germont, il signorotto che custodisce i valori borghesi, ipocrita per convenzione sociale e buon manipolatore: nel duetto con Violetta ascoltate il cambiamento musicale di lei. Germont inizia con Pura siccome un angelo, tentando di convincere Violetta a lasciare Alfredo. Lei attraversa emozioni diverse, tra concitazione e rassegnazione sottolineate con l’agogica (“Agitato” e poi “Ancora più vivo”), che culminano con Bella voi siete: ecco l’ultimo colpo che Germont le sferra, con quegli abbellimenti leccati e apparentemente empatici che invece nascondono la natura egoista delle sue richieste. Qui Violetta sembra sposare uno stile musicale del severo Germont: si è convinta che il “suocero” ha ragione e che deve lasciare Alfredo.

Ci sono tanti altri spunti per l’ascolto, come quelli della festa in maschera di zingarelle e mattadori, con balletto alla maniera parigina, o il tragico finale. Concludo la carrellata di esempi, invece, citando il celeberrimo Amami Alfredo: un brivido ogni volta che lo ascolto. C’è tutto un mondo emotivo e musicale nel grido d’amore di Violetta in procinto di lasciare Alfredo: c’è un concitato “tu m’ami, tu m’ami Alfredo….” che prosegue con “sempre, sempre presso a te…” mentre gli archi fanno un meraviglioso assist, preparando con un crescendo la nota lunga e acuta che esclama in fortissimo: AMAMI ALFREDO!

Ippolita Papale

@salottopapale

12/04/2016

Cast

  • Violetta Valéry: Francesca Dotto (8,10,12,17,22,24/4), Jessica Nuccio (9/4)
  • Alfredo Germont: Ismael Jordi (8, 10/4), Leonardo Cortellazzi (9,12,17,22,24/4)
  • Giorgio Germont: Luca Grassi (8,10,12,17,22,24/4), Elia Fabbian (9/4)
  • Flora Bervoix:  Elisabetta Martorana
  • Annina: Sabrina Vianello
  • Gastone: Iorio Zennaro
  • Il barone Douphol: William Corrò (8,9,10,12/4), Armando Gabba (17,22,24/4)
  • Il marchese d’Obigny: Matteo Ferrara
  • Direttore: Nello Santi
  • Regia: Robert Carsen
  • Scene e costumi: Patrick Kinmonth
  • Coreografia: Philippe Giradeau
  • Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
  • Maestro del Coro: Claudio Marino Moretti
  • Allestimento Fondazione Teatro La Fenice

Recite

  • venerdì 8 aprile 2016 ore 19.00
  • sabato 9 aprile 2016 ore 19.00
  • domenica 10 aprile 2016 ore 15.30
  • martedì 12 aprile 2016 ore 19.00
  • domenica 17 aprile 2016 ore 15.30
  • venerdì 22 aprile 2016 ore 19.00
  • domenica 24 aprile 2016 ore 19.00

www.teatrolafenice.it – www.lafenicechannel.it

Foto: 1.-2. La Traviata di Giuseppe Verdi, regia Robert Carsen, Teatro La Fenice di Venezia; 3. Il direttore Nello Santi.

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