Davide Dato, nuova étoile del Balletto dell’Opera di Vienna.
Venticinquenne originario di Biella, Davide Dato è stato nominato étoile del Wiener Staatsballett, lo scorso 26 maggio 2016, al termine della rappresentazione del “Don Chisciotte” di Rudolf Nureyev. Il titolo premia un giovane italiano nel mondo, ballerino classico dalla tecnica cristallina e protagonista appassionato di tutte le principali produzioni della compagnia austriaca, diretta dal 2010 dalla stella dell’Opéra de Paris Manuel Legris. Nell’intervista, l’étoile ci parla di sé, del suo intenso percorso di studi, delle emozioni della nomina a étoile che considera un punto di partenza, e svela la formula per il successo: “duro lavoro, dedizione, un po’ di fortuna e tanto amore per quello che si fa”.
Nuove stelle italiane si accendono tra i cieli del balletto mondiale e segretamente alziamo lo sguardo sognando di ammirarle ancora nella nostra cupola azzurra. Davide Dato, venticinquenne biellese, è oggi étoile del Wiener Staatsballett, corpo di ballo della Staatsoper austriaca, diretto dal 2011 dalla gloria del Ballet de l’Opéra de Paris Manuel Legris. Una nomina nel segno di Rudolf Nureyev, ufficializzata lo scorso 26 maggio al termine della rappresentazione viennese del Don Chisciotte nella versione dell’indimenticato eroe russo del balletto che, nel 1986, avviò alla carriera d’étoile proprio il ventunenne Legris.
Un passaggio di testimone tra stelle regala dunque al balletto rinnovate luci, grazie ad una nomina inattesa e meritata che ci porta a gioire dell’ascesa professionale di un nostro giovane all’estero e forse silenziosamente a dolerci di non averne determinato l’exploit. Apollineo nei tratti e nelle forme, Davide Dato stravolge l’ideale di bellezza classica esplodendo di vigore, vita ardente e dionisiaca. Oltre un velo di calma e saggezza, degne della solennità del dio del Sole, un brivido d’ebbrezza ne squarcia la marmorea parvenza: è allora che Davide danza, plastico e infuocato, umano nel corpo, eroico nelle gesta, divino nel volo.
Ci parla di sé, con la semplicità dell’adulto che conosce l’impegno e la naturalezza del giovane che già sogna nuovi traguardi. Racconta di un insolito inizio, che lentamente lo ha condotto verso il proprio destino: “Ho iniziato studiando balli moderni (hip hop, danze caraibiche, ndr); da piccolo ballavo sempre non appena sentivo la musica in radio o in televisione, per questo chiesi ai miei genitori di portarmi in una scuola di ballo e loro mi fecero avvicinare alla danza moderna pensando che fosse più adatta ad un maschietto. Poi scoprii la danza classica, per me la più pura in assoluto, di cui mi colpirono le difficoltà e le continue sfide. Sin dai primi studi in scuola privata, i maestri fecero notare ai miei genitori la mia predisposizione e fui io stesso ad insistere affinché mi accompagnassero a fare un’audizione al M.A.S. di Milano, che rispecchiava in quel momento ciò che desideravo fare. Decisi in seguito di dedicarmi esclusivamente al classico, stimolato in questo anche da alcuni incontri determinanti, come quello con Clarissa Mucci che durante uno stage estivo rese definitivamente chiaro il mio indirizzamento. Dopo un periodo di intenso lavoro e lezioni private con il maestro Ludmill Cakalli, decisi di tentare l’ammissione alla Scuola di Ballo dell’Opera di Vienna e all’École Rudra di Maurice Béjart a Losanna. Iniziai proprio con Rudra dove, oltre all’onore di essere scelto personalmente da Béjart, ebbi la fortuna di vederlo con i miei occhi poco prima della sua scomparsa. Nonostante la risposta positiva da parte di Losanna non ero convinto che la scuola, focalizzata principalmente sul repertorio del grande coreografo, fosse adatta a me che sentivo, in quel momento, di aver bisogno di una base classica più solida. Decisi dunque di inviare una mia videocassetta alla Scuola di Vienna”.
A pochi passi dal sogno, anche un piccolo contrattempo che oggi Davide ricorda con il sorriso: “Dopo aver spedito la cassetta non ricevetti nessuna risposta, così dopo un mese chiesi a mia madre di richiamare la Scuola di Vienna. Dentro di me ero un po’ triste perché pensavo di non essere stato ammesso, ma trovavo strano che non mi comunicassero neanche l’eventuale esito negativo. Al telefono scoprimmo che la videocassetta era andata persa e che la scuola non l’aveva mai ricevuta! Il giorno dopo mi chiamò personalmente la direttrice della scuola (Jolantha Seyfried, ndr), spiegando che la cassetta era finita nel dipartimento sbagliato e che, visto finalmente il video, era entusiasta di potermi offrire una borsa di studio! Non esitai un minuto e scelsi di partire, ero felicissimo e non vedevo l’ora. I miei genitori, con grandi sacrifici, decisero di appoggiare la mia scelta”.
Nel 2008 inizia l’avventura di Davide, quindicenne in partenza per studiare all’estero, esattamente come alcune delle nostre più grandi stelle nel mondo come Alessandra Ferri ed Eleonora Abbagnato. In viaggio, decine di pensieri e migliaia di speranze: “Allora non esistevano i social network e non erano molti i siti web sulla danza, la comunicazione tra i ballerini in giro per il mondo e tra compagnie era nettamente inferiore, o almeno diversa. I miei genitori erano abbastanza incerti sul fatto di lasciarmi partire da solo per Vienna, senza la garanzia di un futuro: avevo appena quindici anni e si prospettava per me una nuova vita da solo all’estero, in un paese di lingua tedesca, in un collegio con regole rigide. Tuttavia, sentivo che era giusto per me, era quello che volevo fare, e credo che i miei genitori mi abbiano appoggiato proprio perché hanno creduto in me”.
E poi Vienna, regale e popolare insieme, tempio della migliore musica del mondo che risuona per le strade di un centro affollato e tra i giardini di antiche e principesche residenze. Una città che regala perle di balletto a turisti e appassionati con programmazioni ricchissime nei maggiori teatri della città (Staatsoper e Volksoper), in centri dedicati alla danza (Tanzquartier Wien), in festival d’avanguardia (ImPulsTanz), e persino gratuitamente e live sui megaschermi d’estate.
Per Davide, all’inizio, una sfida difficile: “Il primo impatto con Vienna è stato piuttosto duro; oggi nella scuola di ballo, ci sono parecchi italiani, ma allora ero l’unico. In più volevo terminare il liceo e mi trovavo all’improvviso in terza superiore senza conoscere una parola di tedesco. È stato un vero incubo all’inizio! Vivevo in collegio, le regole erano severe, i ragazzi divisi dalle ragazze, la luce doveva essere spenta alle dieci di sera. Mi svegliavo alle 5:45 e la prima lezione di classico era già alle otto, nella scuola di ballo che ha sede accanto al Teatro dell’Opera; il programma annuale prevedeva classi di danza contemporanea, carattere, repertorio, passo a due, storia del balletto e della musica. Studiavo fino alle 13:00, poi correvo al collegio dove frequentavo le classi del mio liceo fino a sera. A fine giornata mi sentivo molto stanco, dovevo studiare il doppio rispetto agli altri visto il problema della lingua, e ricordo che il mio unico pensiero era il desiderio di mangiare qualcosa e andare a dormire! Per il divertimento non restava mai abbastanza tempo. Durante il mio periodo scolastico, ho avuto però la possibilità di partecipare ad alcune produzioni della compagnia come Il lago dei cigni e Lo Schiaccianoci. Ricordo che restavo affascinato ad osservare i danzatori e vivevo tutto un po’ come un sogno! Il diploma è stato infine per me una grande soddisfazione, ho ottenuto il massimo dei voti e in più sono riuscito a terminare il liceo e quindi a conseguire la maturità in lingua tedesca. Ne sono molto orgoglioso”.
Dopo il diploma, nessun dubbio sul futuro: “Già a metà del mio ultimo anno nella scuola, il direttore di allora Gyula Harangozó mi offrì un contratto da apprendista. Non ebbi il minimo dubbio né il desiderio di tentare audizioni altrove, il mio obiettivo era esattamente entrare a far parte del Wiener Staatsballett. Ricordo come molto positiva, personalmente, l’esperienza con il mio primo direttore che mi affidò ruoli solistici sin dalla prima stagione, stimolando la mia crescita professionale. Con l’arrivo di Manuel Legris è cambiato molto: avere come direttore una stella dell’Opéra de Paris con una carriera brillante alle spalle ha il suo peso; mi sento molto fortunato ad avere la possibilità di lavorare con lui ogni giorno e felice di danzare in una compagnia dal repertorio eccellente. Manuel Legris ha danzato negli anni con i più grandi coreografi del mondo e ha goduto di uno stretto contatto di lavoro con Rudolf Nureyev, è dunque ‘oro’ tutto quello che oggi riesce a trasmettere a noi ballerini. In un anno portiamo in scena circa novanta spettacoli oltre alle tournée: con Legris siamo stati spesso in Giappone, ma anche a Parigi, Montecarlo, Oman, Belgrado, San Pietroburgo e in diverse città italiane; questo mi fa amare ancora di più la compagnia perché mi piace molto viaggiare e scoprire città e stati diversi. In più, una cosa che rende Vienna speciale è proprio la tradizione, la sua cultura e la sua musica; eventi straordinari, oltre la stagione dell’Opera, come quello nei giardini di Schönbrunn o il Concerto di Capodanno con i Wiener Philarmoniker a cui il balletto prende parte, sono esperienze uniche ed inimitabili che rendono la compagnia speciale. Il pubblico austriaco apprezza molto l’arte e la stessa classe politica partecipa regolarmente alla vita culturale del paese”.
Dal 2009, Dato ha interpretato i ruoli principali nei grandi balletti del repertorio classico e nelle opere dei maggiori autori del Novecento; un personale bagaglio di esperienza che continua a rivelarne le qualità tecniche e la duttilità interpretativa: “Adoro danzare le coreografie di William Fosythe e Jiří Kylián – confessa candidamente – ma amo le produzioni classiche tanto quanto quelle neoclassiche o più moderne. Ora che sono ‘giovane’ voglio sperimentare al massimo i ruoli più classici: mi piacciono quelli di temperamento e apprezzo molto danzare le opere di George Balanchine o di Rudolf Nureyev che mettono alla prova la tecnica del ballerino. Tra i ruoli che non ho ancora interpretato e che vorrei danzare c’è quello di Romeo in Romeo e Giulietta, ma mi piacerebbe anche lavorare con coreografi contemporanei, magari per delle produzioni originali create sulle mie caratteristiche; lavorare a contatto diretto con un coreografo mi interessa molto, credo che in questo modo si possa esprimere al massimo il valore di un danzatore”.
Della serata del 26 maggio 2016, Davide ricorda le fortissime emozioni in scena e la sua mente già viaggia sicura e tenace verso nuove responsabilità e progetti: “Non posso dire che ‘mi aspettassi’ la nomina; sentivo una particolare pressione dai maître e dal direttore, ma il mio scopo era danzare bene, non pensavo ad altro. Ovviamente quando alla fine dello spettacolo sono stato promosso, ho pianto lacrime di gioia davanti a tutti. Non dimenticherò mai questo momento e lo porterò sempre dentro di me. Oggi vedo questa promozione come una conferma del fatto che sto andando nella giusta direzione, ma un ballerino non può mai fermarsi, deve sempre continuare a lavorare duro e cercare di migliorarsi, quindi non si tratta di un punto di arrivo ma di partenza. Quello che mi rende particolarmente felice è che la nomina mi permetterà di confrontarmi con diversi primi ruoli del repertorio e potrò dunque migliorare dal punto di vista artistico e non solo tecnico”.
In Italia, Davide Dato danzerà il prossimo 16 giugno 2016, sul palcoscenico del Teatro Petruzzelli di Bari, nel Gala Il Cigno Nero a cura di Daniele Cipriani. Un impegno emozionante, che porterà Davide di fronte al pubblico italiano per la prima volta in veste d’étoile: “Mi rende molto felice e sono già emozionato. Ho già ballato a Bari, al Teatro Petruzzelli, lo scorso ottobre in occasione del Gala Roberto Bolle and Friends, è una gioia poterci ritornare e danzare per un pubblico caloroso e appassionato. Ho anche altri progetti e desideri per il futuro, mi piacerebbe poter passare più tempo nella mia patria, vedremo con il tempo come le cose si svilupperanno. Penso che l’Italia sia piena di talenti, incontro costantemente ottimi danzatori italiani che lavorano all’estero; personalmente credo che la scuola italiana sia eccellente e che non abbia nulla da invidiare alle scuole all’estero. Forse la situazione politica rende la vita nei teatri italiani più difficile, ma sta al danzatore stesso valutare se la sua voglia di sperimentare un repertorio diverso sia maggiore rispetto al fatto di voler rimanere in Italia. Ci sono momenti difficili, ma c’è sempre una soluzione ad ogni problema e alla fine, se si vuole veramente, si va avanti. Io ho il mio paese nel cuore, lo amo e mi manca tanto, ma per ora sono felice. Vediamo cosa mi riserva il futuro, non amo pensare troppo, lascio che il duro e onesto lavoro e la sorte facciano il proprio lavoro. Per ora ha funzionato!”.
A chi lo paragona alla nostra stella mondiale Roberto Bolle, Davide risponde con umiltà e caparbietà: “Non amo paragonarmi a nessuno in generale, ma nel caso di Roberto Bolle per me non può essere che un onore; è un ballerino apprezzatissimo in tutto il mondo e lo stimo molto, ma per me c’è ancora tanta strada da fare. L’arte è dentro di noi e quando si riesce a combinare la tecnica con la capacità di trasmettere delle emozioni vere al pubblico, credo si diventi un vero artista. Quello che desidero adesso è proprio migliorarmi in questo senso, come ballerino e come persona: se una ‘formula per il successo’ esiste, è quella fatta di duro lavoro, dedizione, un po’ di fortuna e tanto amore per quello che si fa”.
Lula Abicca
14/06/2016
Foto: 1. Davide Dato; 2.- 4. Davide Dato e Kiyoka Hashimoto ph. Wiener Staatsballett – Ashley Taylor; 5. Dominique Meyer, Davide Dato, Kiyoka Hashimoto e Manuel Legris, ph. Wiener Staatsballett -Ashley Taylor; 6. Davide Dato; 7.-8. Davide Dato, ph. Vito Fusco; 9-12. Davide Dato.