A Verona la Rioult Dance di New York con Serata Bach
13 . 04 . 2017
Verona - Teatro Ristori
Giovedì 13 aprile 2017 chiude la Stagione di Danza del Teatro Ristori di Verona, la Rioult Dance di New York, compagnia dai tratti inequivocabilmente americani per stile e perfezione tecnica ma fortemente strutturata sull’impronta francese della sua guida artistica
Unica nel mondo della danza in quanto aderisce ad una tradizione «Classica» della Modern Dance, la Rioult Dance è universalmente apprezzata per le sue esplorazioni audaci e immaginative delle grandi partiture di tutti i tempi attraverso soirée dedicate a grandi compositori, da Stravinskij, a Ravel e Bach. Le ardite esplorazioni di musiche classiche, la sua bravura tecnica e la sua espressività apportano una prospettiva fresca a quelli che sono temi musicali immortali. L’atleticità e la prodezza tecnica dei suoi danzatori, uniti alla loro potenza di espressione, offrono al pubblico un’intensa esperienza che parla ai corpi, al cuore e all’intelletto.
A Verona la compagnia propone Serata Bach, un omaggio appassionato alla musica del celebre compositore che raccoglie coreografie composte da Pascal Rioult tra il 2008 e il 2015 su alcune delle partiture più celebri di Johann Sebastian Bach.
Quattro titoli in cui la rigorosa struttura della musica barocca incontra l’evanescenza e la modernità delle forme, capaci di parlare al corpo, al cuore e all’intelletto. Emblematico il titolo d’apertura, Views of the Fleeting World (Visioni di un mondo fugace, del 2008) ispirato all’omonima serie di xilografie dell’artista ottocentesco giapponese Hiroshige su L’arte della fuga. Un brano meditativo diviso in nove parti (ensemble e passi a due) in cui i corpi dei danzatori fanno da contrappunto allo spazio rarefatto, alle proiezioni video che scorrono, quasi impercettibilmente, sul fondale. Ogni momento della composizione riflette la profondità delle emozioni che emergono dalla contemplazione degli elementi della natura, quasi un ‘religioso ascolto’ del respiro del cosmo.
Tutt’altra atmosfera per City, quartetto del 2010 ambientato tra grattacieli di una non troppo immaginaria città. Volutamente realistica la scena, come gli abiti casual indossati dai danzatori, per rimandare alla frenesia del vivere urbano, incalzante come la Sonata n. 6 per violino e pianoforte di Bach.
Il brano seguente, Polymorphous è il più recente e si sviluppa su una selezione di Preludi e Fughe da Il Clavicembalo ben temperato.
Chiude Celestial Tides (Maree celesti, 2011) scandito sui tre tempi – Allegro, Adagio, Allegro – del Concerto Brandeburghese n.6, un flusso emotivo e di forme che rende leggibile la musica nella sua serrata forza contrappuntistica che non concede tregua all’ascoltatore. Magniloquenza espressiva, soprattutto del quartetto centrale sull’Adagio con le viole da braccio concertanti, su cui la mente dello spettatore indugia a lungo, anche fuori dalla sala.