In Veneto il Balletto di Roma in Paradox di Itamar Serussi Sahar e Paolo Mangiola
Dal 17 . 02 . 2017 al 19 . 02 . 2017
17 febbraio 2017 Teatro Goldoni di Venezia; 19 febbraio 2017 al Teatro Nuovo di Verona
Nell’ambito della Rassegna Evoluzioni del Teatro Stabile del Veneto, la compagnia Balletto di Roma presenta il 17 febbraio 2017 al Teatro Goldoni di Venezia (ore 17.00) e il 19 febbraio 2017 al Teatro Nuovo di Verona (ore 17.00), PARADOX, spettacolo che ha debuttato lo scorso aprile al Belgrade Dance Festival di Belgrado, prima produzione di un nuovo percorso inaugurato dal direttore artistico della compagnia Roberto Casarotto.
Paradox, è una serata dedicata all’indagine del concetto di “genere”, da parte di due coreografi: Itamar Serussi Sahar, coreografo di origine israeliana, già danzatore per Batsheva Dance Company e resident coreographer di Scapino Ballet, e Paolo Mangiola, autore per Royal Ballet e Wayne McGregor | Random Dance e coreografo associato del Balletto di Roma. Due sguardi distanti per colori e prospettive, accomunati dall’universale strumento di comunicazione della danza e rappresentati attraverso le abilità tecniche e interpretative dell’ensemble del Balletto di Roma.
Tre i brani che compongono lo spettacolo. Apre Shyco di Itamar Serussi, su musiche originali di Richard van Kruysdijk, un assolo che esplora, in una dimensione prettamente maschile, alcuni aspetti dell’animo umano. Attraverso il codice dinamico e fisico creato da Serussi, è un viaggio nelle emozioni, nella vulnerabilità e nella forza di un giovane uomo, alla ricerca della maturità e della consapevolezza.
Segue Fem di Paolo Mangiola, che, in collaborazione con le danzatrici della compagnia, continua qui la sua indagine sul tema della ‘rappresentazione’ nel mondo contemporaneo. In FEM, il coreografo esplora i codici e i riti del balletto accademico, offrendo al pubblico una riflessione sullo stereotipo della femminilità costruita dalla prospettiva maschile. Una composizione in cui la guida coreografica si accorda con l’autonomia e la consapevolezza delle singole performer, che diventano parti attive e complementari della partitura.
A chiudere, Tefer di Itamar Serussi, ancora su musiche di Richard Van Kruysdijk, uno studio per sei danzatori sui gesti e sul corpo dell’uomo, che svela i contrasti di una mascolinità inattesa, indugiando sull’esposizione di virilità conosciute e scoprendo i pudori di sensibilità rimosse. Una parodica danza guerriera che rompe gli spazi e scompone i contatti, lasciando che siano i corpi ad aprire varchi di comunicazioni interrotte.
Foto di Matteo Carratoni.