Ravenna Festival

Terramara (1991/2013): il duetto di esordio di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni

12 . 06 . 2014

21:00

Ravenna - Teatro Rasi

Ravenna Festival propone il 12 giugno 2014 al Teatro Rasi di Ravenna, Terramara, un lavoro di Michele Abbondanza del 1991 con scene di Lucio Diana, luci di Carlo Meloni e costumi di Marta Griso, riallestito nel 2013 da Antonella Bertoni nell’ambito di RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/ ’90 un progetto ideato e diretto da Marinella Guatterini finalizzato al recupero di opere coreografiche firmate da autori italiani nel decennio 1980/1990. In scena Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli

Terramara è stata la creazione che ha consacrato il connubio artistico e personale di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni. Il duetto, riallestito per due giovani interpreti, Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli, è una performance di grande poesia, che narra le mille sfaccettature dell’amore, immerso in un mare di arance che rappresentano la terra e il lavoro quotidiano che alimenta e nutre la passione.

Terramara con i suoi echi classici bachiani e il fitto intreccio di suggestioni musicali etniche ungheresi, indiane, rumene e siciliane, nasce come riflessione a due sul trascorrere del tempo, sulle sue vestigia antiche e sulla complessità del legame tra due esseri di sesso opposto che s’incontrano per creare nuova vita e ricrearsi.

Scrive Michele Abbondanza: “Ricordo da piccolo, quando mio padre mi offriva certe arance arrivate dal sud e con orgoglio ostentava il fatto che avessero “i figli”: spicchi più piccoli gonfi di succo, attaccati ai grandi spicchi che formavano il frutto. Ricordo ancora quanto erano per me “speciali” quelle piccole parti, più preziose del tutto, tanto da apparire e quindi essere, più buone. Il piccolo si identificava col piccolo, cannibalizzandolo per acquisire quell’essenza speciale. Non so se quella “pappa reale” abbia avuto il suo effetto: allora era naturale condividere la realtà con una meravigliosa mole fantastica. Dopo i “lavori-scuola” con Carolina (Carlson) e quelli collettivi con Sosta Palmizi, di questo primo lavoro “in solitaria” ricordo proprio l’esplosione dell’immaginazione che sentivo poter espandersi intensamente come poi l’odore e il succo delle arance in scena, con gli eventuali figli e figlioletti al seguito. Marmellate e spremute da ipervitaminosi allora, una lacrimuccia spremuta per ogni prova filata adesso. Dolce, salato…si sa meglio alternare”.

Scrive Antonella Bertoni: “Terramara, lo spettacolo, è stato per me un po’ come “la prima volta” e rimetterlo in scena oggi mi ha fatto tendere e salire sulla punta dei piedi per non ferirlo stravolgendolo con gli occhi miei di adesso. Dal primo giorno è stato un vortice. Lo spazio scenico è stato un po’ spogliato e reso scarno, alla coreografia tolti alcuni lirismi a cui i nostri corpi di allora davano nascite e nascite, omaggi alla nostra Maestra. Ora Terramara conosce nuova vita, ri-danza nel nostro tempo. Osservo Eleonora e Francesco essere loro, in noi, nell’oggi presente il nostro passato; rincorrersi, guardarsi, prendersi, slanciarsi, sudare affaticati, con il respiro veloce che in quello spazio sembra fatto di cielo e di terra e il sentimento che mi accompagna è così vasto che non lo so dire”.

 

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