A Roma e Torino

Sharon Eyal e Gai Behar al Romaeuropa Festival e a Torinodanza con Love Chapter 2. A Torino anche OCD Love

Dal 25 . 09 . 2018 al 30 . 09 . 2018

Teatro Argentina di Roma e Fonderie di Moncalieri (TO)

Romaeuropa, Torinodanza e il Festival Aperto di Reggio Emilia hanno dato vita a una rete di collaborazione, scambio d’idee e informazioni relative alla programmazione di spettacoli italiani e stranieri e di possibili progetti di ricerca e sperimentazione legati alla danza, al teatro e alla musica. L’iniziativa, nata informalmente e spontaneamente, intende rafforzare la competitività italiana in tema di qualità delle proposte nel campo delle arti performative e ampliare le possibilità di circuitazione di spettacoli stranieri nel nostro Paese, oltre a moltiplicare le potenzialità coproduttive di ognuno dei singoli soggetti.

Tra le prime iniziative condivise, è la presentazione di Love Chapter 2 degli israeliani di Sharon Eyal e Gai Behar che Romaeuropa Festival propone al Teatro Argentina di Roma dal 25 al 26 settembre 2018  e Torinodanza alle Fonderie Limone di Moncalieri il 30 settembre, preceduto, il 29 settembre 2018 nella stessa location, da OCD Love, già andato in scena a Roma due anni fa.

I temi dell’amore impossibile, dello spaesamento esistenziale sottendono alla creazione sia di OCD Love che del più recente Love Chapter 2, lavori entrambi creati da Sharon Eyal, già danzatrice, direttrice artistica e coreografa associata alla Batsheva Dance Company assieme a Gai Behar curatore di eventi multidisciplinari,per la loro compagnia, la L- E- V Dance Company.

La prima ispirazione per la creazione di OCD Love proviene dall’omonima poesia di Neil Hilborn, (da Obsessive Compulsive Disorder, titolo del brevissimo racconto di Neil Hilborn esploso in rete nel 2013), una storia d’amore potente e lacerata, condizionata dal disturbo ossessivo compulsivo. Una creazione che parla di amore, di amore che manca, di amore che si dissolve lentamente, come un processo che solo apparentemente è integro, ma che nasconde molte zone oscure. Una partitura drammaturgica sofferta che riflette la dimensione più profonda della coreografa, come una sorta di «palude, nella quale immergersi e attingere per la creazione. Il testo di Hilborn era già una coreografia nella mia testa» afferma Sharon Eyal tanto da averla trasmessa come un virus ai suoi danzatori, che danzano sulle note martellanti create dal DJ Ori Lichtik. OCD Love è considerato il capolavoro di Sharon Eyal, una sorta di manifesto della sua poetica: movimento, luce e suono in un’unica grande esperienza creativa e sensoriale: il corpo è modellato da trasformazioni interiori, interpreta il mistero di vuoto e perdizione di un amore impossibile, terminato nel dolore.

Love Chapter 2 è la continuazione naturale di OCD Love, nuovo affondo sul tema dell’amore attraverso musica elettronica e danza. È lo stato di chi si trova solo, dopo una disperata storia d’amore.

Il clima coreografico è la perfetta conseguenza di OCD Love: i danzatori esplorano la dissolvenza di un’esperienza dolorosa attraverso il medesimo stile coreografico raccontando un vuoto assoluto e devastante a cui il corpo reagisce con gesti inquieti, specchio ingrato di una solitudine esistenziale.

I movimenti e i muscoli si estendono fino alla rottura, per ritrarsi poi in piccoli gesti spezzati: gli interpreti si trovano in perenne equilibrio tra estetismo ed espressionismo, sublime e grottesco. I danzatori formano un corpo unico, un coro tragico e moderno che esprime una sola voce. La differenza tra i generi è annullata dai costumi uguali fra loro quasi a gridare che di fronte al dolore siamo tutti uguali, tutti ugualmente trasformati dalle nostre stesse esperienze.

Anche in questo caso le sonorità di Ori Lichtik disegnano una scenografia sonora di cui luci ed ombre ne disegnano i confini.

«Abbiamo fondato la nostra compagnia proprio per darci quegli strumenti necessari che consentono di realizzare ciò che un coreografo ha dentro. Scegliere gli interpreti giusti, lavorare su una precisa tecnica espressiva, comporre all’unisono con luci e suono. Sharon aveva questi pezzi vivi nella sua mente e li ha realizzati proprio con i danzatori che ne potevano interpretare forma e sostanza – racconta Gai Behar. – Le modalità produttive sono fondamentali per realizzare ciò che si sente nel profondo e trasformarlo in spettacolo».

www.romaeuropa.netwww.torinodanzafestival.it

Foto: 1.-12. Love Chapter 2 di Sharon Eyal e Gai Behar , L-E-V Dance Company, ph. André Le Corre; 13.-16.  OCD Love di Sharon Eyal e Gai Bahar L-E-V Dance Company, ph. Regina Brocke.

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