Nelle Marche

Paradiso di Virgilio Sieni per la stagione dei Teatri di Pesaro

13 . 10 . 2021

Pesaro - Teatro Sperimentale

La  Stagione di Teatro/Prosa & Danza dei Teatri di Pesaro promossa da Comune di Pesaro e AMAT, propone il 13 ottobre 2021, al Teatro Sperimentale di Pesaro, Paradiso, coreografia, regia e spazio di Virgilio Sieni, ispirato dall’omonima Cantica dantesca.

Scrive Virgilio Sieni a proposito di Paradiso:

«Lo spettacolo non riporta la parola della Divina Commedia di Dante, non cerca di tradurre il testo in movimento ma si pone sulla soglia di una sospensione, cerca di raccogliere il gesto primordiale, liberatorio e vertiginoso dell’amore. Cerchiamo una danza dialettale, che si forma per vicinanze e invenzioni di movimenti per contatto e tattilità. Lo spettacolo è la costruzione di un giardino. Tutto avviene cercando nel respiro delle piante la misura per costruire un giardino dove poter depositare la memoria della danza. Lo spazio di questo giardino è contrassegnato da umidità e vento, due elementi vitali che, evaporando, attraversano e segnano la coreografia.
Quello che rimane alla fine è un giardino come traccia della coreografia e fioritura dei gesti passati. In questo senso le piante, la cosa alta, restituiscono il vero senso della danza, la lingua più bassa. La coreografia è costruita per endecasillabi di gesti dove i versi della danza ritrovano il risuonare della rima da una terzina all’altra, dal verso mediano al primo e il terzo che lo comprendono. La forma dell’endecasillabo sarà mutuata nel movimento per costruire sequenze inscritte in quella misura. Del resto il cammino di Dante non è assimilabile a niente: non è un flâneur, viaggiatore della notte alla ricerca di se stesso nelle pieghe infernali della città; né un wanderer, viandante immerso negli abissi della malinconia e letteralmente risucchiato dai paesaggi emozionali; né un passeggiatore scanzonato, come ci indica divinamente Petrarca, cioè un camminatore che tiene lontani i pensieri invadenti e si sospende nell’ “errabondare tra le valli”. È un cammino dall’umano al divino, dal tempo all’eterno.
La vicinanza con la natura ci immerge in un limite che sembra un gioco ritrovato: sono loro, le piante, a scegliere e determinare i gesti, le misure, le ombreggiature, le sparizioni; è il loro modo di accarezzarci che smuove i corpi secondo traiettorie che richiedono sempre solidarietà. La loro esistenza accoglie e fa esistere ii nostri movimenti.
In questo contesto di relazione e convivenza con le piante, la danza assume l’aspetto di un respiro che organicamente ritrova un contatto diretto con la tenuità delle foglie e il loro riferirsi costantemente alla luce, accudendola. Sono le piante accompagnate nello spazio a determinare le declinazioni coreografiche, a far nascere le traiettorie dei gesti e degli incontri. La coreografia è costruita portando, sollevando, sostando, sospendendo, spostando e depositando le piante nello spazio. Questo passeggiare insieme a loro, sentirne chiaramente il peso e il volume, ci ha istruito sul senso della lentezza e dello scorrimento: canali gestuali e “amorosi” rivolti alla sospensione del movimento. Nell’attesa si aprono spazi di vicinanza che mettono in relazione il nostro respiro con il loro processo di dipendenza dalla luce. I danzatori creano un gioco di vicinanze e di prossimità stabilendo una nuova forma di contatto, dove il tocco non tange la pelle ma lo spazio auratico dei corpi. Questo continuo manipolare, accarezzare e pressare lo spazio invisibile intorno ai corpi edifica un continuum di terzine sillabiche del gesto: una maniera umile per porsi nei confronti della loro magnificenza geometrica, matematica e cosmica. Allo stesso tempo il modo di trattare il gesto scaturisce da una ricerca sullo spazio tattile e l’aura della persona che è immessa nell’azione: immaginando e materializzando corpi fuori dal corpo, ripercorrendo le nodature e le striature muscolari, emerge un contesto auratico dove le piante riflettono la loro presenza in emanazione luminosa».

In scena Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo e Giulio Petrucci.

www.teatridipesaro.it

Paradiso di Virgilio Sieni, ph. di Renato Esposito.

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