Nel Veneto

A Padova MM Contemporary Dance Company, La Sagra della primavera di Enrico Morelli e Bolero di Michele Merola

21 . 05 . 2016

20.45

Padova - Teatro Comunale Giuseppe Verdi, Via dei Livello 32

La 18° edizione del Festival Prospettiva Danza Teatro presenta sabato 21 maggio 2016 al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Padova la MM Contemporary Dance Company con due grandi titoli del repertorio musicale del Novecento: La Sagra della primavera di Stravinskij nella recente versione coreografica di Enrico Morelli e il Bolero di Ravel nella riuscita versione coreografica di Michele Merola.

La versione coreografica di Enrico Morelli de Le Sacre du Printemps di Igor Stravinskij (1913) ha debuttato lo scorso 30 gennaio a Correggio. Morelli si accosta con profondo rispetto a questa partitura, che ha ispirato i più grandi coreografi del Novecento e prende spunto, per attualizzarla, dall’antica leggenda slava collegata alla partitura che racconta che ad ogni  primavera una vergine doveva essere ritualmente sacrificata affinché la terra potesse rifiorire. Nella lettura di Morelli la vergine è un capro espiatorio.

“Per combattere antiche e nuove paure, ed esorcizzare il male di vivere che accompagna il presente, ogni occasione è buona per individuare un capro espiatorio. Di volta in volta, per far ricadere responsabilità e timori sul colpevole di  turno, spesso  sommariamente liquidato, si avallano scelte demagogiche, o si compilano liste di proscrizione”. Nella scelta registica di Enrico Morelli, sulla nuda scena, come unico elemento, emergono dal buio e incombono dal soffitto lugubri ganci da mattatoio. Sono altrettante spade di Damocle, un monito severo che ci invita a guardare al passato, ad un tempo in cui tanti, troppi uomini sono stati mandati al macello, sacrificati a ideologie di morte e terrore, considerati numeri senza identità, corpi derubati della propria dignità.

L’assunto della coreografia è tutto qui: sino a quando l’essere umano sacrificherà i propri simili alla violenza del cieco cannibalismo, e non sceglierà la via del rispetto dell’altro, la luce della cultura e la chiarezza della ragione non prenderanno il sopravvento. Se ciò non avverrà, come ci avvertono scrittori e filosofi, da Erasmo da Rotterdam a Thomas Hobbes ad Antonio Gramsci, da sempre, e per sempre, ciascun individuo potrà solo pensare e volere il male degli altri, eliminare chiunque si ponga in ostacolo al soddisfacimento dei suoi desideri. Ognuno avrà nel prossimo un nemico. Da ciò deriverà guerra di tutti contro tutti, senza più torto o ragione. Così l’animale uomo sarà condannato a restare Homo homini lupus.

 

Il Bolero di Ravel (1928) è ancora oggi tra i brani più noti e ascoltati della storia della musica: una delle ragioni della fortuna del pezzo sembra essere fortemente legata all’evocazione di immagini di sensualità che questo suscita, anche quando tali suggestioni sono contrassegnate da una sostanziale ambiguità.

Nel realizzare una nuova versione coreografica del Bolero, Michele Merola si è confrontato con questa musica ossessiva e ripetitiva, cercando di comprenderne l’identità, la ragione e la funzione, per arrivare così alla sua interpretazione: alla fine di questo percorso l’ispirazione del coreografo si è focalizzata sul ventaglio inesauribile dei rapporti umani, in particolare quelli di coppia, dentro ai quali, spesso, registriamo le reciproche e inconciliabili distanze tra uomini e donne, quel “muro trasparente” che li divide. Così, nelle diverse sfumature assunte dalla danza, la coreografia declina la varietà di umori che “circolano” intorno e dentro al rapporto di coppia. Umori che, comunque, rendono speziata l’esistenza. Nella coreografia si proiettano, dall’interno verso l’esterno, paure, desideri rimossi, scosse esistenziali che rivelano interi universi, legami segreti che esistono tra le persone… e l’ironia lascia il posto al timore, l’amore al disinganno, il distacco alla condivisione, e via via, fra crescendo e diminuendo, come la musica del Bolero.

Sulla musica di Ravel è intervenuto Stefano Corrias. Da compositore raffinato ed esperto, Corrias ha creato una sua propria partitura musicale, liberamente ispirata alla versione originale del brano di Ravel. Il nuovo spartito è stato composto analizzando attentamente le pagine di Bolero, e si integra perfettamente con esso, collocandosi in tre diversi momenti: all’inizio della coreografia, a metà e subito prima del crescendo finale. All’interno della scrittura coreografica, i tre frammenti sottolineano i momenti più intimi, e più veri, di ognuno di noi, quando siamo lontano dagli sguardi degli altri, e lontani dal rumore assordante del mondo.

Nella versione di Merola, Bolero viene dunque raccontato come una non-storia, fantastica ma possibile. La danza, in stretta simbiosi con la musica, veicola una sorta di astratta “fiaba amara”, allegoria del dolore di vivere e dell’incomprensione fra esseri umani.

Foto: 1.-2. MM Contemporary Dance Company, La Sagra della primavera di Enrico Morelli, ph. Roberto Pia; 3. MM Contemporary Dance Company, La Sagra della primavera di Enrico Morelli, ph. Giovanni Vecchi; 4.-6. MM Contemporary Dance Company, Bolero di Michele Merola, ph. Stefano Corrias.

 

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