La Scuola della Scala al Teatro Strehler
Dal 07 . 05 . 2014 al 11 . 05 . 2014
Milano - Teatro Strehler
Assolutamente da non perdere è lo spettacolo istituzionale della Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri in scena dal 7 all’11 maggio 2014 sul palcoscenico del Teatro Strehler di Milano.
Lo spettacolo si apre con una Presentazione ideata dal Maestro Olivieri sugli Etudes di Carl Czerny, che coinvolge tutti gli allievi al fine di illustrare i diversi livelli accademici.
Segue The Unsung, una coreografia creata da José Limón nel 1971 e ripresa da Paul Dennis, già danzatore della Jose Limón Dance Company,un tributo agli Indiani d’America, una danza per soli otto uomini forte e virile, un inno agli eroici difensori del patrimonio americano: Metacomet, Pontiac, Tecumseh, Red Eagle, Black Hawk, Osceola, Sitting Bull, Geronimo. Nessun accompagnamento musicale, solo il suono dei passi dei ballerini che si alternano in situazioni d’insieme e come solisti.
Si prosegue con Serenade, uno dei balletti più noti di George Balanchine, su musiche di Ciaikovsy, ripreso da Patricia Neary, solista del New York City Ballet, cresciuta sotto la guida del coreografo russo di cui ha raccolto l’eredità, riproponendone in tutto il mondo gli allestimenti. Serenade, già interpretato in modo magistrale dagli allievi scaligeri, viene ideato da George Balanchine nel 1934 per gli allievi della School of American Ballet, appena fondata con Lincoln Kirstein e Edward M. M. Warburg a distanza di pochissimi mesi dall’arrivo negli Stati Uniti. Il titolo si ispira all’omonima composizione di Čajkovskij Serenata in do maggiore per orchestra d’archi, op. 48. Balanchine inverte l’ordine dei movimenti: il terzo, Elegia, conclude il balletto, infondendo una vena malinconica. Gli altri sono: Pezzo in forma di Sonatina: Andante non troppo; Walzer; Tema Russo: Andante, Allegro con spirito.
Il balletto, che costituisce uno degli esempi più alti del neoclassicismo di Balanchine, vede 28 ballerini in costumi celesti danzare di fronte ad una scena anch’essa azzurra. Come scriveva lo stesso Balanchine in Complete Stories of the Great Ballets: “Per Serenade molti pensano che ci sia una storia nascosta nel balletto. Non c’è. Sono semplicemente danzatori in movimento su un bel pezzo di musica. L’unica storia è la storia della musica, una serenata, una danza, se si preferisce, al chiaro di luna”.
Lo spettacolo si chiude con una novità per la Scuola scaligera: lo spumeggiante divertissement da Napoli, capolavoro romantico del 1842 su musiche di Edward Helsted, Holger S. Paulli, Niels W. Gade. Nel balletto il coreografo August Bournonville, direttore del Ballo e primo coreografo del Teatro Reale di Copenaghen, esprime al meglio lo “stile danese” da lui teorizzato: uno stile che non solo valorizza la danza maschile, ma che nell’adozione di passi virtuosistici e complessi, molti dei quali in elevazione, eseguiti nel modo più “naturale” possibile, trova la sua massima espressione. Nato in seguito ad un soggiorno di qualche mese in Italia a cui sono costretti a causa di un bando reale Bournonville e la moglie Lucile Grahn, Napoli – ovvero il pescatore e la sua sposa, è un balletto, in tre atti, gioioso e pieno di virtuosismi: Gennaro, pescatore partenopeo ama, riamato, Teresina, in una città i cui vicoli sono popolati da personaggi bizzarri e spiritosi, sempre in vena di burle. Teresina viene rapita da Golfo, demone del mare, che la porta nel suo antro, la Grotta Azzurra di Capri, ma Gennaro riesce a liberarla e i due convolano a nozze, in un tripudio di danze, fra nastri colorati e tamburelli.
Foto:
- Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala in Napoli di Bournonville
- Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala in Serenade di Balanchine, ph. Lidia Crisafulli
- Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala in The Unsung di Josè Limòn, ph. Luca Condorelli