In Sicilia

La Compagnia Zappalà Danza ne LA NONA di Roberto Zappalà al Segesta Teatro Festival

Il 16 agosto 2022, il Segesta Teatro Festival propone al Teatro Antico, nello splendido Parco Archeologico, La Nona di Roberto Zappalà, una riflessione sull’uomo e sull’umanità, sulla sua condizione di perenne conflitto e sulle speranze di solidarietà e fratellanza universale. Da non perdere.

16 . 08 . 2022

Segesta (TP) - Teatro Antico, Parco Archeologico di Segesta

Nello splendido scenario del Parco Archeologico di Segesta, il 16 agosto 2022 il Segesta Teatro Festival diretto da Claudio Collovà propone, al Teatro Antico, una delle più autorevoli realtà della danza contemporanea nazionale e internazionale, la Compagnia Zappalà Danza, con uno dei suoi spettacoli più riusciti e maturi LA NONA (dal caos, il corpo) di Roberto Zappalà,

Lo spettacolo, che ha debuttato con grande successo di pubblico e critica nel maggio 2015 nella Stagione Lirica del Teatro Massimo Bellini di Catania, e che ha ricevuto meritatamente il Premio Danza&Danza 2015 come “Produzione Italiana dell’Anno”, è di quelli che emozionano nel profondo, fanno riflettere, riempiono gli occhi di una cruda bellezza e il cuore di speranza.

Terzo step del progetto Transiti Humanitatis di Roberto Zappalà, il lavoro si sviluppa sulle musiche della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven, nella bellissima e poco conosciuta trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, eseguita dal vivo sul palcoscenico dai pianisti Luca Ballerini e Stefania Cafaro, dalla soprano Marianna Cappellani e dal controtenore Riccardo Angelo Strano. Con loro in scena anche i dodici splendidi danzatori della Compagnia: Filippo Domini, Anna Forzutti, Alberto Gnola, Marco Mantovani, Sonia Mingo, Gaia Occhipinti, Fernando Roldan Ferrer, Silvia Rossi, Claudia Rossi Valli, Valeria Zampardi, Joel Walsham, Erik Zarcone.

Fonte d’ispirazione del progetto – che vede la firma di Roberto Zappalà per coreografie, regia, scene e luci – è la celebre Sinfonia n° 9 op. 125 “Corale” di Beethoven, nella bellissima e poco conosciuta trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, eseguita dal vivo sul palcoscenico. In scena due pianisti, un controtenore e una soprano e i dodici splendidi danzatori della Compagnia.

A partire dalle musiche di Beethoven, nel terzo step del lungo progetto Transiti Humanitatis, Roberto Zappalà ancora una volta parte dal corpo e dalle sue storie per propone una riflessione sull’uomo, sull’umanità, sulla sua condizione di perenne conflitto e sulle speranze di solidarietà e fratellanza universale.

“Accostarsi alla Nona di Beethoven, anche in questa versione da camera, significa accostarsi alla Musica per eccellenza – spiega Zappalà – E poiché la musica non può fare a meno del silenzio, il silenzio è anche il primo e ineludibile passo dell’ascolto, quindi del riconoscimento dell’altro e il riconoscimento reciproco dell’altro è la via per la pacificazione sperata da Beethoven”.

La Nona di Zappalà non racconta una storia nel senso narrativo del termine, ma è carica di suggestioni, emozioni, tensioni, che in uno splendido crescendo arrivano al cuore regalandoci una visione, laica, di fratellanza, una visione contemporanea, intima e universale, del necessario confronto, accettazione e rispetto fra popoli per arrivare alla fratellanza e alla pacificazione. Zappalà in questo spettacolo che rivela la sua indubbia maturità creativa, ci fa percepire che la spiritualità che è dentro ognuno di noi è una modalità contemporanea per confrontarsi e entrare in empatia con chi ha una cultura, una religione e un’umanità diversa dalla nostra.

In una scatola scenica nuda, senza quinte o fondali, in un palcoscenico dove per accumulo sono posti in un caos apparente elementi scenici diversi, mobili, oggetti e simboli di tutte le religioni, fra cui un’imponente croce, i danzatori portano in scena tutto il loro essere: paure e speranze, gioie e dolori, violenze e catartici baci. Si domandano e ci domandano “Qual è la più grande fede nel creato?”. Sembra una domanda banale, ma non lo è. Come non è banale, alla luce di tutto lo spettacolo, l’apertura con la confessione dei propri peccati.

Non è un caso che volendo indagare nell’umanità, un artista come Roberto Zappalà affronti il tema – scomodo – della religione. Non è la prima volta che lo fa ed è quasi naturale che lo faccia tenendo conto che è un artista che sente fortemente la voce della sua terra, la Sicilia, una terra dove si recita il rosario, ci si sveglia al suono delle campane e si sta svegli tutta la notte per le processioni. In questa terra, lambita dal mare e dalle ondate degli sbarchi, costretta suo malgrado a dare accoglienza e a fare i conti con religioni e credi diversi,  la necessità di indagare l’uomo porta inevitabilmente ad affrontare le differenze culturali e religiose di un’umanità in transito, che può ritrovare un’armonia ascoltando il proprio corpo per ritrovare quella spiritualità insita in ogni essere umano: “La religione non è necessaria, la spiritualità sì”.

La Nona di Zappalà ci presenta piccole storie di conflitti e di diversità, attraversa una fase di interrogazione e pacificazione per chiudersi in un finale di gioia, per nulla zuccherosa, ma che apre il cuore alla speranza.

“Ai tempi del compositore, con mondo e umanità, si intendeva qualcosa di meno unificante di oggi – scrive Roberto Zappalà – Il mondo era, più o meno, l’Europa post congresso di Vienna che veniva fuori dalle distruzioni delle guerre napoleoniche. Oggi il mondo è globalizzato e se esiste una divisione planetaria è, brutalmente, con il mondo arabo mussulmano. La pacificazione universale alla quale aspirava Beethoven, se fosse vivo oggi, andrebbe in questa direzione”.

Da non mancare.

Francesca Bernabini

Info: www.segestateatrofestival.com

Foto: Compagnia Zappalà Danza, La Nona di Roberto Zappalà, ph. Serena Nicoletti.

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