Il Balletto di Roma in Paradox di Itamar Serussi Sahar e Paolo Mangiola nel Giardino ritrovato di Palazzo Venezia a Roma
01 . 08 . 2016
21.00
Roma - Palazzo Venezia, Via del Plebiscito 118
Nella suggestiva cornice del giardino di Palazzo Venezia a Roma, uno spazio a lungo chiuso e che da quest’anno ospita conversazioni d’arte, musica e spettacoli con una programmazione curata da Sonia Martone e Anna Selvi è in scena lunedì 1 agosto 2016 il Balletto di Roma con PARADOX, spettacolo che ha debuttato lo scorso aprile a Belgrado al Belgrade Dance Festival di Belgrado, e in prima nazionale italiana al Teatro Verdi di Padova.
Prima produzione di un rinnovato percorso di ricerca coreografica, portato avanti dal nuovo direttore artistico Roberto Casarotto, Paradox, è una serata dedicata all’indagine del concetto di “genere”, da parte di due coreografi: Itamar Serussi Sahar, coreografo di origine israeliana, già danzatore per Batsheva Dance Company e resident coreographer di Scapino Ballet, e Paolo Mangiola, autore per Royal Ballet e Wayne McGregor | Random Dance e coreografo associato del Balletto di Roma. Due sguardi distanti per colori e prospettive, accomunati dall’universale strumento di comunicazione della danza e rappresentati attraverso le abilità tecniche e interpretative dell’ensemble del Balletto di Roma.
Tre i brani che compongono lo spettacolo nel Giardino ritrovato. Apre Shyco di Itamar Serussi, su musiche originali di Richard van Kruysdijk, un assolo che esplora, in una dimensione prettamente maschile, alcuni aspetti dell’animo umano. Attraverso il codice dinamico e fisico creato da Serussi, è un viaggio nelle emozioni, nella vulnerabilità e nella forza di un giovane uomo, alla ricerca della maturità e della consapevolezza.
Segue Fem di Paolo Mangiola, che, in collaborazione con le danzatrici della compagnia, continua qui la sua indagine sul tema della ‘rappresentazione’ nel mondo contemporaneo. In FEM, il coreografo esplora i codici e i riti del balletto accademico, offrendo al pubblico una riflessione sullo stereotipo della femminilità costruita dalla prospettiva maschile. Una composizione in cui la guida coreografica si accorda con l’autonomia e la consapevolezza delle singole performer, che diventano parti attive e complementari della partitura.
A chiudere, Tefer di Itamar Serussi, ancora su musiche di Richard Van Kruysdijk, uno studio per sei danzatori sui gesti e sul corpo dell’uomo, che svela i contrasti di una mascolinità inattesa, indugiando sull’esposizione di virilità conosciute e scoprendo i pudori di sensibilità rimosse. Una parodica danza guerriera che rompe gli spazi e scompone i contatti, lasciando che siano i corpi ad aprire varchi di comunicazioni interrotte.
Segnaliamo che nei giorni di spettacolo Palazzo Venezia è visitabile anche dalle 19.00 alle 23.30.