Nel Lazio

Demetra Core 2.0 di Giovanna Velardi a Latina per TenDance 2015

27 . 09 . 2015

21.00

Latina - OperaprimaTeatro, Via dei Cappuccini 30

TenDance 2015, festival della coreografia contemporanea nella provincia di Latina ideato e diretto da Ricky Bonavita e Theodor Rawyler, presenta domenica 27 settembre 2015 a OperaprimaTeatro di Latina, Demetra Core 2.0, spettacolo, firmato dalla coreografa Giovanna Velardi con le viedoscenografie di Barbier e Van den Steen. Lo spettacolo prende spunto dal mito di Demetra e Persefone per interrogarsi sull’apparenza del potere e il funzionamento della democrazia.

Scrive Giovanna Velardi: “Demetra Core 2.0 associa la coreografia e la scenografia elettronica, e si interroga sull’apparenza del potere e il funzionamento della democrazia. Sviluppa la sua tematica prendendo spunto dal mito greco di Demetra e Persefone. E’ uno spettacolo coreografico, che nasce dalla ricerca di un significato condiviso dei simboli, un’indagine interculturale sul rapporto tra l’uomo e l’avatar, tra un oggetto e il suo segno. Un percorso coreografico sul fantasma, sul prestanome, sul valore del simbolo nella società dell’immagine.

Un progetto che ha interrogato figure mitiche appartenenti ad una dimensione immaginativa; una simbologia degli elementi, dei miti, degli oggetti sotto l’egida del segno più vuoto, quello che significa solo il significare. L’identità coreografica si costruisce tra mito e mondo contemporaneo appoggiandosi alle corrispondenze simboliche e visive create dalla scenografia elettronica. La base dello spettacolo è un coro formato da danzatrici, evocante il teatro antico, che nella creazione sottolinea l’elemento umano presente nel mito. Percorso non lineare, fatto di emozioni, di pensieri e riflessioni, di intenzioni che si traducono in segmenti che, giustapposti creeranno un percorso drammaturgico che indaga gli aspetti umani le pulsioni, animali, ancestrali, terrene. Riflettere sulla società, la società dell’immagine svuotata di significato e resa viva nella sua volgarità, immortalata come in un quadro che essa stessa trasfigura, un quadro crudele che rappresenta l’inferno e la banalità di oggi ed evoca un popolo lasciato nel silenzio, che si lacera come carne macellata e che dissolto tenta di riformarsi, di riemergere denudandosi. Un gruppo di danzatori, un’immagine, una voce dietro una statua parlante e la divinità simbolo del potere che distrugge e crea un nuovo volto, il volto di una città, simbolo del nuovo medioevo che stiamo vivendo”.

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