Fabbrica Europa

Debutta a Firenze Singspiele di Maguy Marin

Dal 16 . 05 . 2014 al 17 . 05 . 2014

20.30

Firenze – Teatro Goldoni

Il festival Fabbrica Europa ospita il 16 e 17 maggio 2014 al Teatro Goldoni di Firenze, il debutto di Singspiele, l’ultima pièce di Maguy Marin, nome di culto della scena contemporanea, definita la pasionaria della danza. Una performance, interpretata da David Mambouch,  tra declinazioni del corpo, mimo, fotografia e scenografia, che esprime la cifra più sperimentale della coreografa francese andando ben oltre i confini della danza tout court.

Scrive Maguy Marin:

“La storia di ciascuno di noi si costruisce attraverso il bisogno di essere riconosciuti senza limiti e l’amicizia denota questa infinita capacità di riconoscimento. Immaginare che questo bisogno sia costantemente quello altrui, che l’altro come noi si consegni a questa esigenza e si ostini a ottenere risposta, che lui stesso si divori e si imbestialisca se la risposta non arriva, questo è ciò che ci si dovrebbe imporre ed è l’inferno quando non ci si arriva. Il cammino del riconoscimento è l’infinito: facciamo due passi, non possiamo-fare-tutto, ma nessuno osa giustificare altrimenti che con un po’ di cinismo l’indietreggiare di fronte a un tale compito”. (Robert Antelme, Les principes à l’épreuve, articolo apparso il 14 luglio 1958 sulla rivista “Le 14 juillet ” e ripreso in “Robert Antelme – textes inédits sur “L’espèce humaine” essais et témoignages”, edizioni Gallimard)

È a partire da queste parole di Robert Antelme che in questo lavoro abbiamo voluto dare spazio e attenzione a volti, anonimi o riconoscibili, che apparendo captano il nostro sguardo con la singolarità di una percezione, non immediatamente intelligibile.

Singspiele è un lavoro di ascolto di ciò che questi volti ci dicono, precisamente o confusamente, dei loro corpi assenti: la storia particolare che portano con sé e che ci sfuggirà sempre. Volti che ci parlano di un luogo che Jean-Luc Nancy (Penser l’image, Parigi, Les Presses du réel, 2010) chiama “il parlare della mancanza di parole”, un luogo “prima o dopo la parola”.

Quali misteri irriducibili si nascondono dietro questa costellazione di sensazioni che ci arriva al contatto con gli altri? Con il volto degli altri? Un’epifania che oltrepassa l’espressione, rivelando l’invisibile di un singolo individuo, qui davanti a noi”.

Nella foto: MaguyMarin, ph. Michel Cavalca

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