A Firenze

A Cango Claudia Catarzi con 40.000 centimetri quadrati

21 . 12 . 2014

17.00

Firenze - CANGO Cantieri Goldonetta, via Santa Maria 25

CANGO Cantieri Goldonetta Firenze, inaugura un ciclo di residenze, che si svilupperanno nel corso del prossimo triennio (2015>2017), instaurando un rapporto di condivisione e ricerca con i nuovi autori. In tale ottica ospita, domenica 21 dicembre 2014 Claudia Catarzi con 40.000 centimetri quadrati.

Scrive Claudia Catarzi:

“Un corpo che si muove, un corpo spoglio, ridotto all’essenziale, nel suo non portare in scena nessun personaggio, nel suo vestire comodo e quotidiano, nell’abitare uno spazio decisamente limitato. Da qui sono partita, con questo grande desiderio di riscoprire cosa il corpo e il movimento da soli possono ancora restituire, con la loro incondizionata onestà lasciando che l’idea risieda nel movimento, nella possibilità di fascinazione che sta nella concentrazione dell’atto e nondimeno nel parlare il linguaggio stesso della danza. Ho voluto lavorare per trovare dentro un limite preciso, l’accessibilità a condizioni impossibili altrimenti, l’apertura di panorami speciali nati proprio dall’ammissione di quel limite. Sono estremamente affascinata dal rigore che chiede condurre un mezzo – quale è il corpo – tanto limitato a se stesso e alle imprescindibili leggi fisiche che lo governano, e dal vedere come al contempo esso stesso sappia diventare strumento incredibilmente plasmabile se costretto ad abitare nuovi luoghi. Un esperimento che, seppur nella finzione, porta in sé qualche reminiscenza di vita reale. Forse la cosa chiamata capacità di adattamento. Quando non è uno spazio adeguato ad appartenerci, forse può esserlo il tempo che ci spendiamo dentro. Un tempo che fluisce ciclico e monotono proprio dentro il quale si può ricordare un ritmo. Il ritmo che in altre parole è il risultato della concatenazione degli eventi, ciascuno dei quali portatore del proprio segno particolare di tempo. A questo punto, mi chiedo se forse a volte camminare avanti o indietro in questo filo di tempo possa essere lo stesso, se qualcuno possa mai accorgersene, se davvero esista la possibilità di riconoscere la direzione”.

 

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