A Cagliari

A Cagliari Red/L’attesa di e con Claudio Malangone e Era mio Padre di Loredana Parrella

27 . 06 . 2014

CAGLIARI - SPAZIO TEATRALE T.OFF, VIA NAZARIO SAURO 6

Serata di preludio al Festival Cortoindanza 2014 venerdì 27 giugno 2014 allo Spazio teatrale T.off di Cagliari. Come consuetudine in ogni edizione, due dei componenti della commissione artistica, presentano dal vivo  il proprio lavoro coreografico. In questa VII edizione i coreografi Claudio Malangone e Loredana Parrella, facenti parte della commissione artistica per il premio alla migliore coreografia edizione 2014, presenteranno le loro opere più recenti al pubblico.  Nello specifico  Claudio Malangone è autore e interprete di Red/L’attesa: diario di un corpo mentre Loredana Parrella porta in scena  Era mio Padre, secondo capitolo di Elettra, trilogia di un’attesa .

Scrive Claudio Malangone a proposito di Red/L’attesa: diario di un corpo, un assolo su musica di Bach con elaborazioni video di Francesco Petrone, una produzione della compagnia Borderline: “Il buio e l’attesa hanno lo stesso colore. Fare, non aspettare. Noi non cerchiamo mai le cose, ma la ricerca delle cose, non viviamo mai nel presente, ma in attesa del futuro. Preferisco attendere fino alla morte. Che c’è di più bello dell’attesa di qualcosa che forse ci verrà incontro fra un anno, un’ora, un minuto? Sedurre significa incarnare, agli occhi di un altro, la sua attesa. E questo, nella seduzione intenzionale, implica fatalmente un travestimento”.

Era mio Padre, lavoro firmato nella coreografia, regia e drammaturgia da Loredana Parrella su musiche di  Alessandro D’Alessio, è una nuova produzione di Cie Twain physical dance theatre e vede in scena Yoris Petrillo e Camilla Zecca.

Scrive Loredana Parrella:“Elettra, trilogia di un’attesa è un percorso sul mito di Elettra articolato in tre spettacoli autonomi che ha come filo conduttore proprio l’attesa.  L’intento è quello di ritrarre i personaggi cercando nella loro intimità, per un’analisi chiara ma allo stesso tempo complessa delle psicologie individuali, di cogliere ogni possibile dettaglio dell’ inconscio di ognuno, dove convivono l’aspirazione ai principi morali e l’ emergenza dolorosa dei conflitti e delle scelte, per svelare quei misteri dell’ironia che si nasconde nelle pieghe del tragico. Era mio Padre prende spunto da una figura di donna contemporanea: Benedetta Tobagi, figlia di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera, assassinato, sotto casa, nel 1980. Un’ Elettra che cerca di oltrepassare la figura pubblica del padre per ritrovarne la privata. Ho sentito l’esigenza di darle un corpo concreto, contemporaneo immaginandolo in uno spazio essenziale dove un tavolino, alcuni utensili da cucina, un cavallo a dondolo ci riconducono ad un ambiente familiare. Elettra appare intenta in un’azione domestica, la ripetitività dei movimenti e il ritmo incessante del coltello per sottolineare il passare inesorabile del tempo, un tempo in cui attende suo fratello, un’attesa nella quale cerca di ricordare il battito del cuore di suo padre. Il taglio delle cipolle rosse per esprimere la sofferenza per quelle vite spezzate dalla violenza e dalla brutalità del potere. Improvvisamente l’azione viene interrotta e lascia spazio a un incontro, quello con suo fratello che la riporterà in una dimensione umana dove la vendetta non ha spazio e dove il ricordo dei giorni felici diviene il motore della vita e della crescita personale. Elettra e Oreste si ritrovano nelle figure di Benedetta e suo fratello Luca un incontro che li porterà a ritrovare l’infanzia negata e l’amore perduto. Attraverso i loro corpi e nel proprio riconoscimento tentano la risalita della vita sfidando ogni forza di gravità, una corsa contro il tempo per tornare all’eccitazione ludica dell’ infanzia negata. Due corpi che alternano momenti di fretta gioiosa ed eccitata a momenti di forte aggressività, si separano per cercarsi nuovamente, si rincorrono per afferrarsi, si guardano come per perdersi in un mare in tempesta e in questa instancabile alternanza due anime irrequiete si ritrovano. Insieme cercano di ricostruire la figura privata del proprio padre, attraverso i pochi ricordi fatti di parole scritte, gesti e sguardi. Questa “visione” di Elettra marca il punto di partenza per una riflessione sul desiderio, da quello più devastante della vendetta fino a quello più profondo dell’amore”.

 

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