A Milano

Aterballetto al Piccolo Teatro Strehler con sette coreografie firmate da Philippe Kratz, Eugenio Scigliano, Johan Inger, Giuseppe Spota, Michele Di Stefano e Jiří Kylián.

Dal 14 . 06 . 2016 al 26 . 06 . 2016

Milano - Piccolo Teatro Strehler - Largo Greppi 1

Aterballetto torna al Piccolo Teatro Strehler dal 14 al 26 giugno 2016, per la quinta stagione di collaborazione artistica. In scena due differenti programmi suddivisi fra sei coreografi nel segno dei grandi valori consolidati e delle nuove proposte.

Il primo dei due appuntamenti, dal 14 al 17 giugno, si compone di quattro nuovi brani coreografici: L’eco dell’acqua e #hybrid, entrambi firmati da Philippe Kratz, Lost Shadows di Eugenio Scigliano e BLISS di Johan Inger. che ha debuttato lo scorso marzo a Modena.

In L’eco dell’acqua Philippe Kratz intreccia la poesia di Goethe Gesang der Geister über den Wassern (Canto degli spiriti sulle acque) e un fatto di cronaca, l’abbattimento di un aereo civile in Ucraina da parte di un missile militare: come l’acqua, anche l’anima viene dal cielo e al cielo ritorna. E il corpo? A volte i corpi piovono sui campi come le pesanti nuvole di polvere raccontate dal poeta.

 

In #hybrid stili di danza diversi e spesso pensati come opposti, le scarpette da punta e la street dance, si incontrano violando le barriere dei generi in una coreografia nata sui suoni afro-americani della musica di Romare.

Ombre di un ricordo di cui si sono perse le tracce: è Lost Shadows di Eugenio Scigliano. Sulle musiche di Franz Schubert, un passo a due intenso e romantico, un gioco di tenerezza e di passione che ben rappresenta il sentimento più forte, l’amore.

Per BLISS Johan Inger si ispira al Köln Concert di Keith Jarrett, improvvisazione jazz eseguita all’Opera di Colonia nel 1975, diventata un album di culto. «Nel mio Bliss si danza l’emozione della musica – ha detto Inger – Amo profondamente quest’opera. È una musica che per me ha un profondo potere comunicativo. È stata una sfida, difficile ma interessante, rendere questa forza senza perdere la freschezza ed estemporaneità che si crea durante un’improvvisazione. Un brano di pura danza». Johan Inger ha recentemente vinto il Benois de la Dance 2016.

 

Il secondo programma di Aterballetto al Piccolo, dal 24 al 26 giugno 2016, propone tre coreografie: LEGO di Giuseppe Spota, Upper East Side di Michele Di Stefano e 14’20” di Jiří Kylián.

LEGO, il titolo della coreografia di Giuseppe Spota, non è un riferimento diretto ai celebri mattoncini, anche se un collegamento c’è. Perché “lego”, voce del verbo legare, inteso come “legame” è anche “costruzione”, “incastro di tasselli”. Spota esplora il mondo delle relazioni umane per sottolineare l’importanza dei rapporti e dei legami umani veri e reali in un mondo sempre più spersonalizzato dall’uso delle nuove tecnologie.

 

14 minuti e 20 secondi: questa è la durata del pezzo di Jiří Kylián che dà il titolo alla coreografia. Scrive Jiří Kylián: «Il titolo 14’20 deriva semplicemente dalla durata di questo pezzo. Si tratta, infatti, di una parte dell’opera originale intitolata 27’52”. La nostra vita sembra essere scandita dal tempo – Ma  “tempo” è un termine molto astratto! Non sappiamo cosa sia il tempo. Abbiamo creato macchine che misurano il tempo in maniera molto più accurata rispetto a prima. Questo aspetto è sicuramente molto importante, ma diversi filosofi ci dicono che il “tempo” non esiste – Ci insegnano che il “tempo” è solo un’invenzione degli esseri umani. Tutto ciò è possibile, ma una cosa è certa: il nostro tempo è scandito da due brevissimi momenti, il momento in cui nasciamo e quello in cui moriamo. L’opera che ho realizzato non riguarda solo il “tempo”. Affronta anche altri temi quali la “velocità”, l’”amore” e l’”invecchiamento”. In effetti è tutto molto semplice, ma anche incredibilmente complicato e, di sicuro, totalmente inspiegabile».

Personalità eclettica, intelligente e radicale, vincitore del Leone d’Argento per la Danza alla Biennale di Venezia 2014, Michele Di Stefano propone un lavoro sull’architettura del movimento creata dalla dinamica dei corpi. Sulle musiche originali di Lorenzo Bianchi Hoesch, Upper East Side vive della gestualità dei ballerini nello spazio, della loro velocità, dell’esecuzione di una coreografia che è allo stesso tempo una geografia della danza.

 

Foto: 1.-4. Aterballetto, L’eco dell’acqua, di Philippe Kratz, ph. Alfredo Anceschi e Nadir Bonazzi; 5.-7. Aterballetto, #hybrid, di Philippe Kratz, ph. Alfredo Anceschi e Nadir Bonazzi; 8.-10. Aterballetto, Lego di Giuseppe Spota, ph Alfredo Anceschi; 11.-15. Aterballetto Upper East Side di Michele Di Stefano, ph. Alfredo Anceschi

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