Aterballetto al Piccolo: in scena Words and Space di Jiří Pokorný, Narcissus di Giuseppe Spota e Phoenix di Philippe Kratz
Dal 07 . 06 . 2017 al 09 . 06 . 2017
Milano - Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi
Prosegue, per la sesta stagione, la collaborazione artistica tra Aterballetto e Piccolo Teatro, diventato la “casa milanese” dell’ensemble emiliano.
Per i 70 anni del Piccolo, Aterballetto presenta dal 7 al 9 giugno 2017 al Teatro Strehler di Milano tre nuove creazioni: Words and Space di Jiří Pokorný, trentacinquenne di Praga coreografo del prestigioso Netherland Dans Theater, Narcissus – in prima assoluta al Teatro Strehler – di Giuseppe Spota, già danzatore di Aterballetto, di ritorno in Italia dopo essersi affermato come interprete e coreografo in Germania, e Phoenix di Philippe Kratz, danzatore della compagnia che lo ha “lanciato” come coreografo con brani di successo visti anche al Piccolo Teatro (lo scorso anno L’eco dell’acqua e #hybrid).
Words and Space di Jiří Pokorný, che ha debuttato lo scorso ottobre a Reggio Emilia, rappresenta la metafora di un dialogo intrapersonale: il corpo di un individuo all’interno di uno spazio nell’atto di cimentarsi in un “monodialogo”, un dialogo con il proprio io.
Le parole, nel loro libero fluire, possono unirsi a formare frasi di senso compiuto in una unità di tempo o rimanere isolate, si perdono e si ritrovano nella poesia del movimento. Intimità individuale e autorealizzazione sono i soli livelli in grado di condurci a una più profonda condizione di dialogo individuale. Questo tipo di comunicazione, che ha luogo all’interno del singolo o tra molti, rivela la vulnerabilità e l’autenticità di un istante nella prigione della nostra (stessa) libertà.
Lo scopo è quello di proiettare l’esperienza assolutamente personale degli interpreti la cui gioia ‒ e forse anche la loro fatica – sembra esistere nel presente di una bellezza “nuda” e di una realtà non violenta. Words and space proietta immagini in movimento di un dipinto o di un libro traboccante di storie fluttuanti, è un racconto personale, intimo e poetico.
Narcissus di Giuseppe Spota prende le mosse dal mito di Narciso da cui il termine narcisismo, oggi un qualcosa di molto più vicino a noi di quanto immaginiamo. Ogni giovane e non, nella nostra società, può considerarsi “colpito” da una forma di narcisismo. Grazie all’evoluzione della tecnologia, che ci ha portato a crescere tra selfie, snapchat e social network, oggi siamo tutti molto più preoccupati ad apparire dietro “profili di estrema bellezza e perfezione”, invece di mostrarci per quello che siamo realmente. Nel mito di Narciso, il profeta Tiresia, predisse che lo stesso Narciso avrebbe raggiunto la vecchiaia “se non avesse mai conosciuto se stesso”. Egli però si riferiva al suo riflesso. I giovani di oggi che rapporto hanno con il loro riflesso? Sono pronti ad uscire dalla loro cornice virtuale per affrontare quello che è lo specchio del quotidiano? O finiremo tutti come Narciso soli ad elogiare e compiacere noi stessi?
Phoenix di Philippe Kratz, che ha debuttato a Cremona lo scorso aprile, è ispirato alla figura mitologica della fenice.
Scrive Philippe Kratz “Sebbene la nostra vita sembri seguire una traiettoria lineare, siamo in realtà destinati a prendere parte a un eterno movimento ciclico fatto di nascita, crescita, stasi, morte e, infine, di nuovo nascita. Che questo percorso ci veda bruciare e morire o bruciare e continuare a vivere dipende, in ultima istanza, dalla nostra capacità di entrare in contatto con la nostra forza interiore – un fenomeno che possiamo osservare sia nelle decisioni più personali della vita quotidiana che nelle maggiori conquiste della società. Ma in che modo ci colleghiamo a questa forza interiore? Forse è spingendoci oltre i nostri limiti o rischiando il nostro stesso annientamento che possiamo, con coraggio, giungere a una più ampia comprensione (e compassione) di ciò che eravamo e cosa, alla fine, potremo diventare.
È questa l’idea alla base di Phoenix: mentre situazioni e circostanze nell’ambito della pièce possono cambiare e mutare, l’energia di chi vi prende parte rimane costante. La loro aggressività positiva, la loro assertività fisica e lo spirito giocoso resistono instancabilmente alle influenze esterne. Questa forza fondamentale sconfigge ogni fattore estraneo e spinge sempre avanti, verso la consapevolezza di un’essenza più nobile. Proprio come la fenice viene consumata dalle fiamme solo per poter rinascere da esse, ciò che ci attende una volta che avremo “attraversato le fiamme” saremo semplicemente noi stessi, in uno stato più consapevole e purificato”.