A Roma

Al Teatro Villa Pamphilj video e performance di Vito Alfarano e Non ricordo di Simone Zambelli

Dal 20 . 02 . 2017 al 25 . 02 . 2017

Roma - Teatro Teatro Villa Pamphilj, Villino Corsini, Via di San Pancrazio 10

La danza torna protagonista al Teatro Villa Pamphilj di Roma da lunedì 20 a sabato 25 febbraio grazie alle residenze e alle performance dei due vincitori dei concorsi ideati da Raffaella Appià.

Il pomeriggio di mercoledì 22 febbraio 2017 sarà dedicato a Vito Alfarano, videomaker/danzatore vincitore della sezione Danza in corto, con la proiezione di tre lavori video: Almost Deaf, Peter Pan Syndrome e Il Mio Grido (titolo che ha vinto il concorso) e una sua performance live Oltre i confini, già vincitrice in Polonia del Granprix International Sergei Diaghilev Competition of Choreographic Art. Questa coreografia, liberamente ispirata a Paolo e Francesca, ha quale tema di fondo quello dell’amore, del suo insorgere, sublimarsi e decadere. “Siamo nell’inferno dantesco, nel cerchio dei lussuriosi dove due creature si aggirano trascinate dalla bufera spiega Vito Alfarano –  Nella coreografia lo scorrere del tempo, la danza dei due protagonisti con un libro, la danza di gruppo dei peccatori infernali costituiscono i tre elementi importanti. L’amore di Paolo e Francesca consumato  durante la loro vita, superando i limiti della morte, diventa eterno e continua a vivere nel cuore di ogni uomo grazie all’opera dantesca”.

Diversi gli spunti dei tre video di Vito Alfarano. Almost Deaf trae origine dal LIS, lingua italiana dei segni. Da guida, dietro i segni, una frase sul senso della vita di Charlie Chaplin: “Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un opera di teatro, che non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca senza applausi…”. Il mondo dei sordi e quello degli udenti, tradizionalmente separati, possano trovare qui qualche nuova occasione per mettersi in comunicazione, dove non è importante il come si dice ma ciò che si dice.

Peter Pan Syndrome è un video documentario che testimonia l’attività laboratoriale svolta con i con i detenuti della Casa Circondariale di Brindisi per la realizzazione del libro Peter Pan e l’isola dei sogni. “La maggior parte dei detenuti in carcere si ritiene innocente e in quanto tale non ammette le proprie responsabilità – scrive Vito Alfarano – L’innocenza ci riporta all’essere fanciulli. Gli adulti che si rifiutano di crescere non si assumono le proprie responsabilità e si dice siano “colpiti” dalla Sindrome di Peter Pan. Dentro o fuori le sbarre la favola ci fa evadere dal quotidiano e ci riporta all’età dei fanciulli. Disarmante e immediata ma mai frivola”

Il mio grido, vincitore di Danza in corto, è il risultato artistico del laboratorio Oltre i confini svolto nel 2010 all’interno della Casa Circondariale di Rovigo. L’obiettivo è stato fornire ai detenuti un percorso artistico-formativo finalizzato ad una nuova riscoperta del sé e della relazione con gli altri. Attraverso tecniche vocali, di movimento e d’ improvvisazione il detenuto è stato  condotto e stimolato verso un’esplorazione della propria  emotività, basata su tecniche tangibili. Ogni singolo movimento e suono vocale è frutto di uno stimolo empirico che genera emozioni e sensazioni.

Il mio grido è l’epilogo di una emozione che tra corpo e suono, si fa arte, un suono che non nasce dietro le sbarre, ma si sedimenta e cresce nell’arco di tutta una vita scrive Vito Alfarano – Lo sfondo bianco elimina qualsiasi possibilità di collocamento nello spazio. La nudità esprime potenza, morbidezza, vivacità e fragilità. Non sapendo nulla del corpo che sta sullo schermo, che sia bello, brutto, rugoso, ferito, vivace, giovane, vecchio, potente, gracile, lo spettatore non vedrà il detenuto, ma solo una semplice e complessa meraviglia, che si chiama UOMO. La voce singola è uno scrigno unico di informazioni ed emozioni, intimamente legato al proprio vissuto e al luogo da cui si proviene, più voci insieme si fanno coro. Le voci dei detenuti e i suoni elettronici compongono la musica originale, creando una relazione inscindibile tra corpo e voce, immagine e suono”.

Simone Zambelli, il vincitore della sezione coreografica Assoli e duetti, dopo la settimana di residenza in teatro, porterà in scena sabato 25 febbraio 2017 la coreografia Non Ricordo. “Ricordo, dal latino re- indietro cor- cuore – scrive Simone Zambelli – Richiamare in cuore, riportare al cuore, vera sede della conoscenza profonda per gli antichi. Il ricordo richiama nel presente del cuore e del sentimento qualcosa che non è più qui o non è più adesso. Non nella sua forma originale. E che però, per il solo tornare in cuore, rivive – non sogno fatuo o fantasticheria, ma sentimento concreto, esperienza diretta. Non è molto chiaro se si tratti di qualcosa che ci appartiene o di qualcosa che è svanito. Quanto ha di reale? Quanto di immaginazione? Bisogna considerarlo positivo per essere accaduto o negativo per esser finito? Si tratta del miglior regalo che un momento indimenticabile può lasciare? È triste ricordarsi che qualcosa non accadrà di nuovo? Ricordo inteso come simbolo di un’intera umanità, legame coeso che ci tiene uniti nella medesima condizione di essere umani”.

Info: tel. 06.5814176  dal martedì alla domenica​ – promozione@teatrovillapamphilj.it.

Foto: 1. Vito Alfarano., ph. Dario Discanno; 2. Non ricordo di Simone Zambelli.

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