Al Teatro Regio di Parma Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio con la compagnia Daniele Cipriani Entertainment
Dal 01 . 02 . 2019 al 02 . 02 . 2019
Parma - Teatro Regio, Strada Garibaldi 16/a
E’ certamente Lo Schiaccianoci italiano più bello, uno dei più interessanti della storia della danza, senz’altro uno dei più incantevoli, uno spettacolo da consigliare agli amici. E’ Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio, magico, colorato, onirico e effervescente. Una vera delizia per gli occhi. Uno spettacolo da vedere e rivedere, in scena giovedì 1 e venerdì 2 febbraio 2019 al Teatro Regio di Parma con i solisti e il corpo di ballo della compagnia Daniele Cipriani Entertainment.
Creato su musica di Čajkovskij nel 1989 per Aterballetto e per i primi ballerini Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, diventato un classico negli anni Novanta per i tanti successi ottenuti in tournée, presentato all’Opera di Roma dal 1997 al 1999, riallestito nel 2013 al Massimo di Palermo e nel 2014 all’Opera di Roma, l’originale versione de Lo Schiaccianoci di Amodio con le variopinte scene e costumi di Emanuele Luzzati è nuovamente in tour, dopo l’enorme successo delle passate stagioni, grazie a Daniele Cipriani e al suo impegno nel recuperare il repertorio italiano del balletto della seconda metà del ‘900.
Tanti i punti di forza del balletto. La coreografia, originale, fantasiosa, musicalissima, che si dipana attraverso quadri rapidi e improvvisi. La caratterizzazione dei personaggi, resa sublime attraverso una cromia di linguaggi che dal classico più puro arriva alla scomposizione della break dance in un mescolamento di stili di folgorante bellezza. Le scenografie e i costumi firmati da Emanuele Luzzati, ancora oggi favolosi, magici e stupefacenti, su cui si incastonano i suggestivi giochi di ombre qui eseguiti dal Teatro d’ombre L’Asina sull’isola.
Originale anche la drammaturgia, più vicina all’originale racconto di E.T.A. Hoffmann Lo Schiaccianoci e il Re Topi che all’interpretazione classica di Petipa i cui echi si ritrovano solo nel passo a due finale.
L’originalità dell’allestimento si coglie già dalle prime battute musicali. Non la classica overture di Ciaikovsky eseguita dall’orchestra a sipario chiuso ma un originale intervento musicale con Drosselmeier sul proscenio e che ci introduce nella fiaba. E’ lui il vero motore della favola, il demiurgo artefice delle magie che si susseguono nel balletto, colui che dà forma alle fantasie oniriche di Clara. E’ lui che apre il sipario e ci conduce nella camera da letto di Clara e Fritz, qui due fratelli vestiti da notte. Sul fondo i numeri e le lettere del 24 dicembre ci trasportano subito nella dimensione del sogno, nella magica notte di Natale dove una realtà parallela, quella di Clara, prende vita. I due fratelli salgono a bordo di enormi dondoli di legno, un cavallo e un’oca, e passando tra scatole di regali, giocattoli e personaggi di fantasia, si arriva nel salotto di casa Stahlbaum dove grotteschi invitati, genitori sopra le righe e nonni con le poltrone incorporate danzano il balletto dello scambio dei regali. Le magie di Drosselmeier danno vita alla rappresentazione della fiaba della Noce dura con la storia della principessina Pirlipat, uno spettacolo nello spettacolo, animano un’arlecchina, un soldatino e lo Schiaccianoci. In un caleidoscopio di scene e magie, tra passaggi drammaturgici veloci, che seguono la non logica del sogno, le paure di Clara prendono forma. A terrorizzarla un gigantesco orologiaio sui trampoli e la Regina dei Topi con il suo seguito. Tra ombre e realtà si scatena la battaglia. La magia del sogno trasforma Clara bambina in una Clara adulta e lo Schiaccianoci in un bellissimo principe.
Assolutamente originale il viaggio di Clara e del principe Schiaccianoci costellato da giocattoli abnormi, personaggi giganti e trovate deliziose come il pas de deux della danza cinese, un duetto tra una teiera e una tazzina da the. Cambi di scene continui segnano la danza spagnola, la danza araba e quella russa a cui si aggiungono due originali terzetti, quello composto da un Papageno e due Papagene di mozartiana memoria e quello degli acrobati del circo. Magico il valzer dei fiori, un meraviglioso rincorrersi di coppie volate, un incanto che magistralmente introduce il gran pas de deux di Clara e Schiaccianoci, un momento di alto virtuosismo classico. Delizioso anche il finale con l’incontro tra Clara, tornata bambina, e il nipote di Drosselmeier, alis il Principe Schiaccianoci, un lieto fine per nulla zuccheroso che prelude una nuova storia.
Lo spettacolo nel complesso è certamente godibilissimo, ricco di idee, capace di affascinare un pubblico di ogni età. Se potete andate a vederlo. L’incanto del balletto, sospeso tra sogno e realtà, vi condurrà in un mondo straordinario, ora pauroso e inquietante, ora gioioso e spiritoso, ma magicamente sorprendente.
Francesca Bernabini