A Roma

Al Romaeuropa Festival Stéphanie Fuster in Questcequetudeviens? di Aurélien Bory

Dal 19 . 11 . 2015 al 22 . 11 . 2015

Roma - Teatro Vascello, Via Giacinto Carini 78

Nuovo circo, danza e illusionismo al Romaeuropa Festival con Aurélien Bory. L’artista che aveva incantato il pubblico durante la scorsa edizione di Romaeuropa con Plexus, affascinante e rarefatto ritratto della performer giapponese Kaori Ito, torna in scena dal 19 al 22 novembre 2015 al Teatro Vascello con Questcequetudeviens?. Un nuovo ritratto di donna, questa volta con i colori e le note calde del flamenco, per raccontare la metamorfosi continua dell’umanità.

Protagonista di questo spettacolo, sospeso tra  magia, simboli e rigore, fuoco, aria e acqua è infatti una delle “bailaora” più ambite nel panorama della danza internazionale: Stéphanie Fuster.

Nel 1996, dopo essersi diplomata in danza, Stéphanie Fuster parte per un corso di flamenco della durata di sei mesi in Andalusia: resta lì per otto anni. In definitiva, lei è una francese che ha la spavalderia di penetrare un universo simbolico tipicamente iberico come il flamenco e la sfrontatezza di divenire una delle sue migliori ballerine, tanto da essere chiamata a collaborare con celeberrime compagnie come quella di Israel Galván.

Aurélien Bory, che l’aveva frequentata prima del suo lungo soggiorno spagnolo, la incontra di nuovo e le dedica uno spettacolo non poco ambizioso.  Con un chitarrista e un cantaor di flamenco (José Sanchez e Alberto Garcia), una scenografia di magica semplicità che si anima grazie a un ammaliziato disegno delle luci, senza rinunciare a quell’illusionismo scenico in cui è sapientissimo, Bory mette in scena l’avventura di una donna. In un’ora, lo spettacolo articola il tempo di Stéphanie Fuster attraverso un universo di simboli: il sogno adolescenziale di diventare una danzatrice, il confronto con una cultura diversa, il rigore dello studio, in un’avventura che dal rosso del fuoco giunge all’aria e al confronto tra il movimento coreografico e l’acqua.

E naturalmente la domanda finale “Che cosa diventi?” non riguarda solo la danzatrice e, dal palcoscenico, arriva fino al pubblico.

 

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