Al Ponchielli Aterballetto con Don Q di Scigliano e Rain Dogs di Johan Inger
03 . 04 . 2014
21:00
Cremona - Teatro Ponchielli
La rassegna La Danza al Ponchielli di Cremona propone il 3 aprile Aterballetto, la principale compagnia di danza italiana al di fuori delle fondazioni liriche. In scena due coreografie: Don Q di Eugenio Scigliano e Rain Dogs dello svedese Johan Inger, interprete di punta del NDT di Jiri Kylian e poi direttore del Cullberg Ballett e oggi coreografo associato al NDT.
Don Q, dedicato alla figura di Don Quixote, è l’ultima produzione della compagnia. In questo lavoro l’antieroe di Cervantes assume connotazioni contemporanee tra visioni oniriche e percezione di un contesto d’azione reale. Emerge, da un impianto scenico sospeso fra il concettuale e il “puro visivo”, un uomo che da un lato “sopravvive” alla decadenza del suo tempo grazie alla sua stessa follia e dall’altro “vive” in virtù dei sentimenti più nobili e universali: amore ed amicizia. L’ingegnoso Hidalgo diventa così metafora inquieta dell’artista in equilibrio instabile fra la realtà e l’immaginario da lui stesso creato. Anche la scelta musicale ricalca questa sorta di schizofrenia: a brani di musica classica spagnola si alternano le sperimentazioni sonore del finlandese Kimmo Pohjonen, quasi ad affermare l’universalità di un Don Quixote il cui spirito non omologato dovrebbe ispirarci, oggi più che mai. Costumi di Kristopher Millar e Lois Swandale. Luci di Carlo Cerri.
Rain Dogs, lavoro di Johan Inger costruito sulle note dell’omonimo album di Tom Waits, nasce dall’immagine della pioggia e di un cane che, curioso e sicuro del suo olfatto si era mosso oltre i suoi soliti confini, alla scoperta di ciò che vive lontano, perdendo improvvisamente la strada del ritorno, poiché la pioggia ha inesorabilmente cancellato tutte le tracce.
Rain Dogs si materializza a rappresentare quelle complessità e quelle contraddizioni che caratterizzano il rapporto con il mondo e che segnano le relazioni con gli altri. Quando la ricerca di un senso perde ogni punto di riferimento, l’incertezza e il disorientamento sembrano rendere impossibile il ritorno a casa, a ciò che era e che non è più. Questo è il momento in cui la solitudine e lo smarrimento si manifestano attraverso le più diverse sfumature; con ironia e drammaticità, con leggerezza o disperazione. Il tentativo di ritrovare la via in una sorta di “scivolosa crisi d’identità” diviene condizione esistenziale.
Foto: A.Anceschi