Al Festival Aperto il debutto della nuova creazione di Cristiana Morganti. Poi in tour a Pistoia e Cremona.
Dal 29 . 10 . 2022 al 08 . 11 . 2022
29 e 30 ottobre 2022 Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia; 3 novembre 2022 Teatro Manzoni di Pistoia; 8 novembre 2022 Teatro Ponchielli di Cremona
Il Festival Aperto ospita al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia sabato 29 ore 20.30 e domenica 30 ottobre 2022 ore 16.00, il debutto della nuova creazione di Cristiana Morganti storica danzatrice solista del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, uno sfogo, una confessione, un monologo danzato, parlato, urlato.
Una riflessione sulla crisi esistenziale e artistica di una coreografa/danzatrice durante e dopo la pandemia. Tra disperazione ed ironia, un racconto tragicomico, poetico e autobiografico che parte dal quotidiano per sollevare lo sguardo verso un nuovo inizio. Uno spettacolo che si pone come ideale continuazione di Jessica and Me, splendida creazione 2014, ancora attualmente in tournée.
Lo spettacolo è poi in tour con tappe giovedì 3 novembre al Teatro Manzoni di Pistoia (ore 21.00) e martedì 8 novembre 2022 al Teatro Ponchielli di Cremona (ore 20.30).
Nota d’intenzione di Cristiana Morganti
«Nel periodo 2020 e 2021 attraverso una lunga fase oscura e difficile della mia vita. È successo a tanti, è successo anche a me. Contemporaneamente alla perdita di tutti i miei impegni lavorativi a causa della pandemia, mi trovo a dover affrontare la terribile malattia e la morte di mia madre, il tutto combinato ad una vivace e galoppante menopausa.
Mentre piombo in uno stato di isolamento semi-letargico, percepisco intorno a me, come uno strano rimbombo, l’imperante azionismo del mondo della danza, che esplode sui social in tutta la sua contagiosa e gioiosa energia. Improvvisamente vedo su YouTube colleghi che danzano in cucina, nel bagno, per strada, nei boschi, nei parcheggi. Sembra che si possa danzare ovunque, e soprattutto che siano sufficienti due metri quadri per tenersi in allenamento. Ma come fanno? Ma perché sono così felici?
Tento di reagire e provo a seguire dei training online, con risultati tragicomici. Un amico per aiutarmi mi mette su Instagram e così scopro improvvisamente un mondo parallelo, popolato da gente giovane, bella, spesso poco vestita e costantemente di buon umore. Performer, artisti, personaggi del mondo della moda, ma anche semplicemente persone sorridenti che fanno sport, tanto sport, e che dispensano consigli e ricette di cucina, tra risate, bacini e stelline. E io che non avevo neanche una pagina web…
Mi sento completamente estranea a questa realtà digitale e social, ho piuttosto l’impressione di appartenere ad una di quelle tribù che non si fanno fotografare per paura di perdere l’anima.
«Devi assolutamente cominciare a filmarti, perché l’essenziale è essere presenti!» mi dice un altro amico.
Devo filmarmi? Ma come filmarmi? Sono fuori forma, mi sento troppo grassa …
E se mi metto un poncio? In penombra? Semi-nascosta tra i cespugli? Impossibile. Mi consigliano allora di registrare dei tutorial, dei video in cui sono seduta e spiego delle cose… “delle cose“?
Ma io vorrei tornare ai tempi in cui si entrava in sala prova e si lavorava in silenzio. Senza video, senza foto, senza cellulari, a volte anche senza specchi.
Ci si fidava solo dell’istinto e della propria memoria.
Tutto era nella forza di quello che si viveva nel momento.
Ed era abbastanza. Ed era potente.
Ed era profondo, perché avevamo tempo, avevamo TEMPO.
Alla fine riesco a superare le mie resistenze e inizio controvoglia a fare dei video.
Mi filmo da sola, per me, in sala prove. Come uno strano diario.
Accumulo parole e movimenti, foglietti e video sfuocati.
A distanza di tempo rivedo i video e mi accorgo che sono involontariamente comici. E allora comincio a staccarmi da me stessa: intravedo del materiale su cui poter lavorare, e capisco che solo un processo creativo, potrà tirarmi fuori dal buco in cui sono precipitata.
Inizio ad immaginare un nuovo spettacolo, in cui poter trasformare con ironia e leggerezza tutto questo, in altro. Ed eccomi qua».
Foto: Cristiana Morganti, ph. Claudia Kempf.