A Genova

AILEY II – The Next Generation of American Dance al Carlo Felice di Genova

Dal 23 . 06 . 2015 al 28 . 06 . 2015

Genova - Teatro Carlo Felice

Torna in Italia, dal 23 al 28 giugno 2015 al Teatro Carlo Felice di Genova, Ailey II, compagnia creata da Alvin Ailey nel 1974 al termine di un workshop con gli allievi della sua scuola: obiettivo di questa seconda compagnia, che si  affianca all’Alvin Ailey American Dance Theater fondata nel 1958, era raccogliere le migliori promesse della scuola e diffondere le sue coreografie attraverso spettacoli di danza e iniziative rivolte al pubblico senza distinzione di razze e di sesso al fine di creare una grande comunità culturale.

Affidata dallo stesso coreografo a Sylvia Waters fin dal 1974, la Ailey II è cresciuta negli anni e si è affermata come una delle principali compagnie americane fondendo l’eleganza, la plasticità, l’agilità, la forza e la potenza degli interpreti con la creatività dei coreografi emergenti. La direzione di Troy Powell, per dieci anni ballerino nell’Alvin Ailey American Dance Theater e poi master teacher della Ailey School e alla guida dell’Ailey II dal 2012, prosegue in assoluta continuità su questa linea di crescita senza dimenticare l’eredità artistica del suo maestro, affiancando a capolavori senza tempo di Ailey nuovi lavori di coreografi contemporanei.

Questa linea artistica è ben visibile nel programma in scena a Genova. Apre Virtues, un lavoro creato nel 2012 dall’emergente Amy Hall Garner e costruito sulla vibrante musica di Karl Jenkins. E’ questa una coreografia solare e volata che miscela jazz e modern dance con un tocco ora raffinato ora energico soprattutto negli assoli che mettono in luce le qualità dei danzatori della Ailey II.

Seguono Takademe e The Hunt due lavori di Robert Battle, dal luglio 2011 direttore artistico dell’Alvin Ailey American Dance Theater, due coreografie dalla forte fisicità che giocano con il passato, con le radici, con gesti e ritmi musicali tradizionali che vengono destrutturati e scomposti.

Takademe, del 1999 e divenuto un brano ormai storico del coreografo, è una coreografia dall’andamento veloce in cui il movimento è strettamente intrecciato alle sillabe ritmiche vocalizzate dalla partitura jazz di Sheila Chandra, cantante inglese ma indiana di origine. Seguendo la voce e il suo ritmo, il gesto si fa ora frenetico ora sospeso. I ritmi e gli echi della danza indiana Kathak, vengono decostruiti e resi astratti attraverso una qualità di movimento chiara e veloce, pennellata da giri fulminei e salti propulsivi.

The Hunt, creato nel 2001 per la Parsons Dance Company di cui Robert Battle è stato danzatore 1994 al 2001, è un lavoro atletico e potente per sei danzatori uomini a torso nudo, scandita dal ritmo percussivo fragoroso di Les Tambours du Bronx. In scena si assiste a un rituale astratto, dal sapore selvaggio e tribale, che se da un lato fa riferimento al lato predatorio della natura umana e all’emozione primitiva della caccia, dall’altro trae ispirazione dal background nelle arti marziali praticate da Battle prima di arrivare alla coreografia. La musica, con le percussioni tonanti de Les Tambours du Bronx, guida il movimento esplosivo, trascinante, poderoso dei danzatori, qui moderni cacciatori.

Chiude la serata Revelations, uno dei capolavori assoluti di Alvin Ailey, certamente la sua coreografia più vista al mondo. Creata nel 1960 su spiritual, canti religiosi, gospel e blues afroamericani “tutti canti di sofferenze, d’amore, di liberazione”, Revelations è ancora oggi, a 55 anni dal debutto, “un’intensa esplorazione dei luoghi del dolore profondo e della gioia spirituale dell’anima”.

In questa masterpiece mitica, intrisa di quello spirito religioso e culturale afroamericano, “a volte doloroso, a volte gioioso, ma sempre pieno di speranza”, Ailey racconta l’uomo, la condizione umana, dolore e ribellione, gioia e liberazione, fede e sopravvivenza, redenzione e purificazione.

La coreografia, articolata in tre parti, ognuna divisa in più movimenti, trae ispirazione dalle memorie di sangue dei neri del Sud cariche di un passato doloroso e amaro, segnato da una voglia di riscatto, e dagli stessi ricordi d’infanzia di Ailey del suo nativo Texas, e in particolare dalle ore passate nella Chiesa Battista di Rogers, sua città natale.

L’incipit presenta un gruppo centrale compatto e proteso verso un cielo irraggiungibile e distante. E’ una preghiera corale dai toni cupi, solenni e meditativi. Le mani si innalzano verso il cielo, i corpi si contraggono verso la terra, le braccia ondeggiano evocando spighe di grano mosse dal vento per poi aprirsi come ali di un uccello, un grande volatile dalla testa bassa in atto di supplica. La fatica del lavoro nei campi di cotone, permea anche il trio seguente mentre il superamento del dolore attraverso l’amore della coppia, o per Gesù, un duo intimo, lirico e di lancinante bellezza, chiude la prima parte di Revelations, non a caso titolata Pilgrim of sorrow (Pellegrini del dolore).

Un’esplosione di vita e di bianco caratterizza la seconda parte della coreografia, Take me to the water (Portami fino al fiume). E’ la rinascita, il battesimo, celebrato con gioia in una serie di quadri in cui spiccano un grande ombrello bianco e lunghi nastri azzurri che sono cielo, mare e fiume, tra ritmi percussivi tradizionali afro e sinuosi movimenti del corpo. La terza parte, Move, members, move (Avanti, fedeli, avanti), si apre con Sinner man (il Peccatore), travolgente e virtuosistico solo maschile, un assolo dal ritmo incalzante e drammatico perché non c’è riscatto senza peccato. La coreografia si chiude con il giallo solare dei vestiti per la Messa della domenica, con donne con cappelli, ventagli e sgabelli in una festosa danza collettiva a cui si aggiungono anche gli uomini e che si chiude con l’entusiasmante Rocka My Soul in the Bosom of Abraham (Culla l’anima mia in seno ad Abramo), una danza corale dalla forte carica emotiva, un tripudio di gioia assolutamente contagioso.

Da non perdere.

Francesca Bernabini

 

Foto: 1. – 3. Ailey II, Revelations  di Alvin Ailey, ph. Eduardo Patino; 4.-6. Ailey II in Virtues di Amy Hall Garner, ph. Eduardo Patino; 7.-8.  Ailey II in The Hunt di Robert Battle, ph. Eduardo Patino; 9.  Ailey II in Takademe di Robert Battle

 

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