A Civitanova Danza Plan-K con Homo furens di Filipe Lourenço, Vertigo Dance Company con One. One & One di Noa Wertheim e Farde-Moi di Francesco Colaleo e Maxime Freixas
14 . 07 . 2018
Civitanova Marche (MC)
Civitanova Danza propone sabato 14 luglio 2014 una vera maratona di danza che tocca tutti i teatri della città di Civitanova Marche dal pomeriggio a notte fonda con prime assolute e italiane e progetti di residenza nell’ambito del progetto Civitanova casa della Danza.
La giornata prende avvio alle ore 16.30 all’Hotel Miramare con Civitanova Danza Focus dal titolo La rete che danza. Azioni del network Anticorpi XL per una cultura della danza d’autore in italia 2015/17, presentazione del volume a cura di Fabio Acca e Alessandro Pontremoli e prosegue alle ore 19 nel centro città con Happydancehour! con diverse scuole di danza che si esibiranno in una sorta di Gala aperto a tutti, composto da estratti di brani coreografici e lavori di fine anno.
Il primo appuntamento nei teatri della città è alle ore 20.15 al Teatro Cecchetti con Plan-K, compagnia di danza contemporanea con sede a Bourges, in Francia, e la prima italiana di Homo furens, coreografia per sette danzatori tra i quali il coreografo Filipe Lourenço che rivisita il film di Kubrick Full Metal Jacket esplorando l’allenamento fisico e mentale delle truppe, una performance che richiede disciplina e l’andare oltre le presunte capacità individuali e i propri limiti che vacillano tra la corporalità e la volontà, tra l’individualismo e l’impegno collettivo.
«Rivisitare il film di Kubrick Full Metal Jacket mi ha fatto venire il desiderio di esplorare l’allenamento fisico e mentale delle truppe – sostiene Filipe Lourenço – Mi piacerebbe tradurre questa forma di atletismo in un movimento di danza ed enfatizzare l’importanza della collettività e dello sforzo. Il senso dello spirito di squadra che è generato tra i componenti del gruppo di uomini contribuisce a dare vita a un viaggio attraverso il quale corpo, spazio e psiche subiscono un duro scontro con un instante di realtà; un istante che persiste, insiste ed esiste irriducibilmente. La performance richiede disciplina e l’andare oltre le presunte capacità individuali. La scelta del titolo Homo Furens, riguarda un uomo delirante ed emarginato, racconta come un uomo spinto al di fuori di se stesso tenda a domandarsi quali siano i propri limiti, limiti che vacillano tra la corporalità e la volontà, tra l’individualismo e l’impegno collettivo. Ho deciso di applicare una traiettoria ripetitiva e ossessiva sul palco così da incrementare soprattutto la difficoltà della coreografia. Attraverso vari tipi di movimento, imposti da diversi moduli e direttive spaziali, i danzatori imporranno loro stessi, persistendo nello spazio come chiave per qualsiasi evoluzione della ripetizione e dello sviluppo.»
Al Teatro Rossini (ore 21.30) la coreografa israeliana Noa Wertheim con la sua compagnia Vertigo Dance Company presenta il suo ultimo lavoro One. One & One in prima italiana in partnership con il festival Fuori Programma di Roma. Questa originale pièce per otto danzatori su musica di Avi Belleli ruota attorno al desiderio interiore di essere messi alla prova da un frammento di realtà nel contesto personale, esistenziale e spirituale dell’individuo. One, One & One rappresenta entrambe le esistenze interiori ed esteriori. Mentre pone attenzione all’eco, come riflesso di prospettive differenti, lo spettacolo sviluppa la relazione metaforica tra distante e vicino, tra il se stesso e l’altro.
Alle ore 23.15, al Teatro Annibal Caro, conclude questa maratona di danza, un vero Festival nel festival, Farde-Moi di Francesco Colaleo e Maxime Freixas in prima assoluta al termine del progetto di residenza Civitanova casa della Danza. La coreografia di danza contemporanea e physical theater per cinque interpreti, desidera approfondire il tema dell’identità nella società di oggi ed esprimere la complessità umana con leggerezza, stabilendo un contatto empatico, diretto e duraturo con chi osserva, attraverso una riflessione che parte e si muove dal corpo.
«Farde-Moi, dal verbo francese farder, significa truccami/ingannami – scrivono gli autori – Il trucco, concepito come prestigio o maquillage, è il tramite che accosta, in modo sensibile, il magico al reale. Osserviamo ogni giorno mascheramenti messi in scena nel teatro della vita: dagli abiti indossati, agli orpelli scelti per appartenere a questo mondo. Truccare un meccanismo coreografico, affinché se ne alteri il funzionamento, per cambiare le regole del gioco e vincere a tutti i costi. Disponiamo di una serie di maschere da utilizzare all’occorrenza: per il lavoro, per gli amici, per la famiglia, per gli sconosciuti, per gli amori e per gli amanti… delle maschere che abbiamo imparato a vestire in modo istintivo e che negano la possibilità di mostrare il nostro vero volto. Capacità, qualità, idee, sentimenti, emozioni si traducono in forme differenti, contenute in corpi fatti di pelle e strati di cotone. L’urgenza creativa trova la sua ispirazione nel desiderio di potersi confrontare con l’altro, cogliendo qualità e impressioni. Farde-Moi passa dai fru fru all’essenziale, da quadri pittoreschi alla più semplice espressione umana. Un’opera che desidera sondare, con il linguaggio della danza contemporanea, un tema che il teatro ha abitato per lungo tempo: l’umorismo ed il sentimento del contrario. Pirandellianamente scrivendo, si desidera indagare sulla natura delle persone e delle cose, comprendendo fino a che punto il pubblico possa partecipare ed aderire in maniera comica o umoristica, dinnanzi alle storie e alle personalità degli interpreti, riconoscendosi nei caratteri e nelle personalità tradotte dai corpi in movimento ed inseriti in un quadro globale che sia la sintesi sincera di una personale identità coreografica, che si compie nel tempo e nello spazio. Senza mettere in scena nessun carnevale, gli interpreti maschereranno la loro natura, rivelando un’apparenza forse ingannevole. Farde-Moi vuole esprimere la complessità umana con leggerezza, stabilendo un contatto empatico, diretto, profondo e duraturo con chi osserva, attraverso una riflessione che parte e si muove dal corpo».
Foto: 1.-3. Danza Plan-K, Homo furens di Filipe Lourenço; 4.-13. Vertigo Dance Company, One. One & One di Noa Wertheim ph. Rune Abro; 14.-15. Farde-Moi di Francesco Colaleo e Maxime Freixas.