La recensione

Cello Suites (in den Winden im Nichts) di Heinz Spoerli al Teatro alla Scala

Secondo titolo per la stagione di balletto del Teatro alla Scala è Cello Suites di Heinz Spoerli su musiche di Johann Sebastian Bach: una coreografia astratta di base classica che ha messo in luce l’ottimo livello raggiunto dalla compagnia scaligera. Eccellente l’esecuzione della Prima ballerina Nicoletta Manni nello spettacolo del 10 marzo 2015.

La proposta di Cello Suites (in den Winden im Nichts) di Heinz Spoerli come secondo titolo di balletto per la corrente stagione del Teatro alla Scala di Milano risulta interessante in primis perché è dal 1987 che un titolo di Spoerli manca dal Piermarini (La Fille mal gardée, oltre alle coreografie create per le opere Armide e L’Europa Riconsciuta); che la direzione di un Corpo di Ballo dimostri di volere aggiungere al proprio repertorio un titolo contemporaneo (la creazione per il Balletto dell’Opera di Zurigo risale al 2003) non può che far piacere, in modo che anche lo spettatore possa rendersi conto di una delle tante declinazioni dell’arte coreografica attuale.

Dell’amore di Spoerli per i “balletti a serata intera” già si sa ed è inutile fare elenchi di nomi e date: certamente Cello Suites, nella sua astrattezza e linearità, non può essere annoverato fra questi. Però il vocabolario utilizzato da Spoerli è sempre lo stesso: una danza di base classica stillata secondo un’estetica personalissima. Sarà infruttuoso ricercare qui una dance d’école “sbriciolata” à la Forsythe. Il ripensamento della danza classica per Spoerli è più calligrafico e meno ostentato: va visto, per esempio, nella particolare inflessione di un piede, nei tic frenetici delle mani, nell’uso insistito della glissade… Per il resto, tanto le macro quanto le microstrutture sono imperniate su criteri di simmetria e ordine.

A dare l’avvio alla serata sono sia il violoncellista Massimo Polidori (ottimo esecutore delle Suite per violoncello nr 2, 3 e 6 di Johann Sebastian Bach) che il Primo Ballerino Claudio Coviello, entrambi avvolti in due coni di luce, quasi a mettere da subito su piano paritario e di necessaria dipendenza musica e danza. Di qui in poi, si susseguono e rincorrono duetti, terzetti, ensemble sempre inanellati in una logica di armonia e bellezza. Non a caso, l’unico “oggetto scenico” che campeggia per tutta la durata del balletto è un grande cerchio – la figura perfetta – posto sul fondale. Spoerli cerca quasi di stemperare e addolcire la perfezione dei vari brani con uscite di scena lente e cantilenate, come se volesse dilatare e far respirare il tempo di un lift o di una semplice camminata.

Il Corpo di ballo ha figurato benissimo, così come i diversi solisti impiegati nei vari brani: Walter Madau, Angelo Greco, Lusymay Di Stefano, Christian Fagetti, Virna Toppi, Timofej Andrijashenko, Vittoria Valerio, Antonino Sutera, Marco Agostino, Denise Gazzo, Nicola Del Freo, Antonina Chapkina. Per aderenza stilistica e bravura si sono distinti i Primi Ballerini Claudio Coviello, Mick Zeni e Nicoletta Manni. Quest’ultima è stata davvero splendida: collo, braccia, gambe erano completamente avviluppati da musica e coreografia.

Per questo balletto, Spoerli dichiara di aver voluto evocare l’idea dell’aria e del vento. E uscendo da una sala a lungo plaudente, vien quasi spontaneo fare un profondo respiro per tornare alla realtà dopo tanta bellezza.

Matteo Iemmi

16/03/2015

 

 

Foto: 1. Claudio Coviello; 2. Claudio Coviello, Angelo Greco e Walter Madau; 3. Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko; 4. Vittoria Valerio e Marco Agostino; 5. Virna Toppi e Timofej Andrijashenko; 6. Alessandra Vassallo e Antonino Sutera ;  7. Nicoletta Manni e Mick Zeni; 8. Nicoletta Manni; 9. Virna Toppi e Nicola del Freo. Tutte le foto sono di Brescia e Amisano – Teatro alla Scala.

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