La recensione

I BalletBoyz al Teatro Ariosto di Reggio Emilia

La compagnia inglese ha presentato Mesmerics di Christopher Wheeldon e Fallen di Russell Maliphant.

Una danza declinata totalmente al maschile, ottimi ballerini, una diffusione mediatica decisamente pop (anche grazie al mezzo televisivo), coreografi di fama internazionale: questi in breve potrebbero essere indicati come gli ingredienti che hanno contribuito alla fama planetaria dei BalletBoyz. Una danza pensata ‘in piccolo’ (ricordiamo che sono dieci i danzatori che formano la compagnia) ma su grande scala da Michael Nunn e William Trevitt, ballerini già in forze al Royal Ballet e fondatori dei BalletBoyz nel 2001. Da lì in poi, sono stati moltissimi i riconoscimenti e le nomination a premi internazionali: non sono mancati, come da consuetudine tipicamente anglo-americana, anche progetti finalizzati a coinvolgere la comunità locale come la creazione di world-class nella sede di Kingston upon Thames.

Pur chiamati in produzioni afferenti a grandissimi nomi (ricordiamo, ad esempio, Sylvie Guillem o Darcey Bussell), i BalletBoyz mantengono una struttura interna completamente priva di gerarchie: è per l’appunto la coralità che viene messa in primo piano e ogni singola peculiarità è vista come elemento aggregante.

La formula più nota degli spettacoli dell’ensemble resta The TALENT che cambia contenuti di anno in anno, coinvolgendo sempre nomi di punta della coreografia anglosassone: più di trenta ad oggi i titoli in repertorio, la maggior parte dei quali sono creazioni ad hoc. Approdati quest’anno al Teatro Ariosto di Reggio Emilia, i BalletBoyz hanno riproposto Mesmerics di Christopher Wheeldon su musica di Philip Glass e Fallen di Russell Maliphant su musica di Armand Amar.

Christopher Wheeldon si forma alla Royal Ballet School, entrando nella Compagnia nel 1991. Dopo due anni, arriva una svolta significativa con l’ingaggio presso il New York City Ballet (di cui fu principal) diventandone resident choreographer nel 2001 in seguito al ritiro come danzatore. Dopo le prime creazioni di impianto astratto, l’interesse del coreografo si è spostato anche a balletti ‘a serata intera’ (Bella addormentata, Lago) per poi arrivare a lavori commissionati dal Royal Ballet e noti ormai al pubblico internazionale anche grazie alle proiezioni cinematografiche come Alice’s Adventures in Wonderland e The Winter’s Tale. Mesmerics venne creato proprio per i BalletBoyz nel 2003 e ora viene riproposto. Lo stile chiaro, limpido, così venato di musicalità di Wheeldon è ravvisabile anche in questa breve composizione dove il movimento appare sempre ininterrotto e la parte superiore del corpo quella maggiormente sollecitata. Anche la formula del duetto sembra solo un prodromo a forme e soluzioni sempre più elaborate, come quelle si sviluppano a terra mediante l’uso delle gambe, per poi stemperarsi in improvvisi rotolamenti a terra.

Quasi contrastivo il paragone con Fallen di Russell Maliphant, proposto all’interno della stessa serata. Molto articolato il retroterra culturale di Maliphant (yoga, danza classica, capoeira…) che è possibile ravvisare anche qui. L’impulso dato al movimento è inarrestabile, propulsivo, tanto da prediligere soluzioni spesso verticali e vertiginose, lento e ponderato nelle ‘cadute’ (come ci suggerisce il titolo del brano) da un corpo all’altro. Il moto non può essere perpetuo e così il movimento dei danzatori sembra sfaldarsi inesorabilmente nell’ultima sequenza. Se Wheeldon è più ‘nitido e geometrico’, questa fiducia sembra svanire nello scenario ‘post-urbano’ di Maliphant.

Sempre eccellenti le proposte dei celebri BalletBoyz; e sempre eccellente la qualità dei danzatori.

Matteo Iemmi

11/12/2014

Nelle foto: 1. e 2. Fallen, ph. Dave Morgan; 3. e 4. Mesmerics, ph. Chantal Guevara.

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