La recensione

Anne Teresa De Keersmaeker, Sasha Waltz, Noé Soulier. Cronache dal Romaeuropa Festival 2022

Minimalismo, effetto ipnotico, ripetizione ossessiva di movimenti e sequenze, uso di grandi gruppi di performer in scena, caratterizzano Drumming live di Anne Teresa De Keersmaeker e In C di Sasha Waltz, due spettacoli andati in scena al Romaeuropa Festival che trovano nel dialogo con la musica dal vivo un altro punto in comune. Un uso libero di sequenze di movimento informa anche Passages, pièce site specific a firma Noé Soulier.

La danza in dialogo con la musica dal vivo. Questo è filo che ha legato due spettacoli della sezione “grande danza” del Romaeuropa Festival andati in scena nello spazio aperto della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Moricone di Roma in una temperatura settembrina che pur strizzando l’occhio all’autunno è stata affrontata con coraggio dal nutrito pubblico romano.

Il primo è Drumming live di Anne Teresa De Keersmaeker, spettacolo creato su musiche di Steve Reich e interpretato dal gruppo Rosas per la parte danzata e da Ictus per la parte musicale. Il secondo è In C di Sasha Waltz, performance corale della compagnia tedesca Sasha Waltz & Guests su musiche di Terry Riley eseguite dall’Ensemble Casella. Si tratta di appuntamenti presentati grazie al supporto di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels, iniziativa di sostegno per artiste, artisti ed istituzioni nella diffusione del patrimonio coreografico.

Le due opere si esprimono con un linguaggio espressivo che ha diversi tratti in comune, sebbene concepite a diversi anni di distanza l’una dall’altra: 1998 la prima e figlia del lockdown pandemico la seconda. Per esempio: l’uso di una danza “di comunità” che fa impiego di grandi gruppi sul palcoscenico, con ballerini quasi sempre contemporaneamente presenti. O ancora l’uso della ripetizione di movimenti astratti e sequenze replicate, per interpretare grandi composizioni musicali che la fanno sicuramente da padrone. E ancora la liceità di tempi di rappresentazione ampiamente protratti senza soluzione di continuità (sono spettacoli di circa un’ora).

E se tra le righe è possibile leggere l’attualità di Drumming live della De Keersmaeker, che a più di 22 anni di distanza continua a rispondere ai canoni minimalisti ampiamente rinnovati oggi, per Sasha Waltz, si conferma invece la volontà di recuperare la produzione artistica che ha attraversato l’immobilismo forzato da Covid19. Infatti, se Ref2020 aveva già sancito il ritorno alle scene di Sasha Waltz e della sua compagnia con lavori che avevano dovuto tener conto dei limiti prossemici dettati dal periodo (qui il resoconto), In C ribadisce invece il voler fare conoscere attraverso gli spazi teatrali ormai non più limitati, un lavoro che ha attraversato lo stesso mood, ma che ha tentato ferocemente di superarlo prima a distanza e poi in presenza. Non dimentichiamo che questa composizione è stata precedentemente diffusa via web proprio per rispondere alla chiusura forzata, poi ripresa e portata nei teatri di tutto il mondo.

Ma procediamo con ordine. Drumming live, andato in scena il 13 e 14 settembre 2022 a Roma, segue il leit motiv inaugurato dalla De Keersmaeker nel 1982 con Fase, Four Movements to the Music of Steve Reich, una composizione dapprima interpretata dalla sola autrice e poi nel corso degli anni implementata in tre duetti e un assolo. Per l’artista belga è l’inizio di un progetto coreografico innovativo in cui la struttura musicale aiuta a sviluppare un linguaggio di movimento indipendente: più che una interpretazione della musica, in queste opere si assiste a una vera e propria nuova dimensione della musica stessa. Drumming live esalta ancor più questo principio attraverso la compresenza di 12 danzatori in scena che provocano nello spettatore un’amplificazione dei suoi flussi percettivi. In una estrema interconnessione dei sensi vista/udito. La gestualità è geometrica, si traduce in sequenze essenziali, ballate senza interruzioni, moltiplicate negli spazi e nei ritmi propri dei ballerini. Ognuno porta a descrivere al pubblico lo specifico lessico posseduto: sono interpreti che esaltano con chiarezza le diversità delle loro storie. E pur non trovandosi a condividere la stessa preparazione tecnica e fisica, in una disparità che sottolinea un approccio all’arte libero e ugualitario, i danzatori esprimono lo stesso idioma fatto di forme, spostamenti, apparizioni e dispersioni, senza smarrire mai la propria unione.

L’arancio delle scenografie e di alcuni tratti dei costumi, restituisce calore al rigore delle sequenze, a evidenziare un messaggio che, mettendo da parte ogni eventuale asprezza derivata dall’astrattismo scenico, sottolinea la bellezza insita nell’assoluta sostanzialità delle successioni. Grande merito va alla conoscenza esatta che hanno i ballerini sui pattern di movimento più volte proposti, sia nelle loro forme grezze che in quelle reinterpretate e rimescolate.

Lo spazio sul palcoscenico è ampiamente sfruttato, riempito e incrementato, con traiettorie dapprima definite e poi disseminate in un continuum di accelerazioni e decrementi. Un percorso che procede durante una sorta di irreale sospensione di tempo, mentre il pubblico rimane inchiodato e affascinato dai repentini cambiamenti di intensità e dalla restituzione di un’immagine ipnotica del corpo. E quando il tutto termina la mente compare ripulita e leggera, a risultato di una performance che ha avuto il merito di spazzare via tutti i pensieri.

E questo effetto ipnotico della performance si deve anche (e soprattutto) alla musica di Steve Reich. Si tratta di un brano costruito sulla tecnica del “phasing”, cioè la ripetizione dello stesso frammento musicale da parte di più strumentisti che man mano cambiano leggermente il loro tempo, creando uno sfasamento. L’effetto è potente, la pulsazione inesorabile non si perde mai e nello stesso tempo si sente qualcosa che fluttua, come quando in barca manca un po’ il senso di gravità. Ictus ensemble ha perfettamente creato questo risultato nelle quattro parti della composizione, offrendo un’esecuzione magistrale dal vivo del brano e ricreando una splendida tensione per oltre un’ora.

In C di Sasha Waltz, proposto dal Romaeuropa Festival il 17 e 18 settembre 2022, è un pezzo trasmesso per la prima volta in livestream a marzo 2021 dal Radialsystem di Berlino, poi rimasto fruibile fino al mese successivo nei canali social di Sasha Waltz & Guests.

Composizione nata perciò durante la pandemia come processo sperimentale, sia per rispondere alle limitazioni di espressione artistica del momento, sia per esplorare le potenzialità di derivazione digitale.

In proposito la partitura storica di Terry Riley (1964), che segna l’inizio della musica minimalista, si configura come il miglior vestito musicale per il montaggio di una coreografia a struttura variabile, potenzialmente illimitata. E che si evolve sulla base di alcuni dogmi che devono essere severamente rispettati per la buona riuscita del risultato finale, quali: ripetizione, improvvisazione e danza corale (nessuna occasione per assoli o egocentrismi). Una danza di 65 minuti in cui il performer per esistere ha bisogno del tutto e di tutti. Lo spazio può risultare sì stretto ma è allo stesso tempo ridistribuito e sconfinato (accade di sovente con irruzioni dei ballerini tra i musicisti), moltiplicato nelle possibilità infinite scelte da ognuno. Sincronie, imitazioni e deviazioni delle frasi di movimento rappresentano il gioco gioioso dei performer: e se a volte qualcuno interrompe l’unisono, fermandosi immobile, non è per sfida ma soltanto per un momentaneo pieno godimento del proprio e altrui lavoro.

 In C segna l’obiettivo paradossale di una ripetizione irripetibile che cambia ogni volta, e che obbliga all’ascolto e all’interazione. La pièce traduce visibilmente la libertà agita nel rispetto degli altri, la fondatezza di un individualismo che ha ragione di essere se messo a frutto per la collettività. Principi metaforicamente tradotti nei fondali scenografici che passano da un colore all’altro e che guarda caso riprendono le tinte variopinte dei costumi dei ballerini. Una tavolozza che restituisce l’evidenza dei tratti unici dei 14 performer in una pittura di azione che ne mescola forme e intenzioni, diverse e però uguali nella propria missione collaborativa. E di giorno in giorno In C continua a evolversi come un vero e proprio progetto di condivisione, che si esprime con gruppi di performer sempre assolutamente variabili. Per volere della Waltz e della compagnia le sequenze coreografiche vengono trasmesse tramite video tutorial a danzatori di tutto il mondo, professionisti e amatori di varie età e formazione. Lo scopo è creare una grande comunità che si ritrovi con lo stesso linguaggio e che trasformi ogni performance in una interpretazione unica, un’esperienza mai fissa che si evolva assieme ai suoi interpreti.

Ripetizione, individualismo e coralità sono anche le caratteristiche della composizione minimal-aleatoria di Terry Riley eseguita dal vivo dell’Ensemble Casella del Conservatorio de L’Aquila, maestro concertatore Oscar Pizzo. I 53 frammenti musicali possono essere eseguiti da ogni  musicista a piacimento, iniziando in ordine dal primo e proseguendo a piacere, anche saltandone uno, ma sempre sulla base dell’esecuzione di una pulsazione ossessiva, il DO. Praticamente un mantra.

Sempre grazie al supporto di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels, Romaeuropa Festival ha proposto Passages, una pièce site specific che il 23-24 e 25 settembre 2022 ha attraversato gli spazi esterni dell’Accademia di Francia a Villa Medici. Si tratta di un lavoro che Noé Soulier ha concepito per esplorare il rapporto tra il movimento dei corpi e gli spazi in cui si evolvono, e che intende celebrare ogni volta un matrimonio tra luoghi, architetture e paesaggi, siano essi musei, giardini, chiese o quant’altro. Una rappresentazione che si svolge “in silenzio” per assaporare i rumori dei corpi, della natura e dei muri in cui si svolge; la musica nella performance romana è stata rappresentata dal fruscio del vento, dal fragore sommesso dei passi sulla ghiaia e sul pavimento, dai respiri morbidi e a tratti animaleschi dei sei ballerini coinvolti. Le sequenze itineranti hanno indicato a un numero contenuto di spettatori la strada da seguire, un percorso che è avvenuto in maniera naturale partendo dal lungo viale dell’ingresso fino alla loggia, dove si è consumata la parte finale. Corse, scivolate, sospensioni… salti, onde, simulazioni con oggetti immaginari… gesti a volte delicati, a volte crudi, a volte violenti: eccoli i frammenti di un vocabolario di movimenti che hanno scandito tempi e spazi precisi, amplificando l’incanto del sito, scrigno prezioso. E che ha permesso ancora una volta alla danza di risuonare come eco infinita.

Giannarita Martino

28/09/2022

Foto: 1.-2. Drumming live di Anne Teresa De Keersmaeker, ph. Piero Tauro; 3.-6. Drumming live di Anne Teresa De Keersmaeker , ph. Cosimo Trimboli; 7.- 26. In C di Sasha Waltz ph. Piero Tauro; 27.-35. Passage di Noé Soulier ph. Cosimo Trimboli.

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