La recensione

Agli Arcimboldi Swan Lake di Matthew Bourne

Swan Lake di Matthew Bourne, con i suoi oltre trenta premi internazionali di cui tre Tony Awards, è stato acclamato come una pietra miliare sulla scena della danza e del teatro internazionale. Dalla sua anteprima mondiale al Sadler Wells il 9 Novembre 1995 ad oggi, continua a entusiasmare il pubblico.

Un ritorno trionfale quello di Swan Lake di Matthew Bourne sul palcoscenico milanese degli Arcimboldi vista l’accoglienza di pubblico e la festosa ovazione finale che ha salutato la prima dello spettacolo lo scorso 13 novembre.

La rivisitazione di Matthew Bourne del Lago dei Cigni si conferma, a tutt’oggi, unica nel suo genere non solo per il fraseggio danzato che fonde in modo originale danza contemporanea e danza classica. E’ unica anche per il modo con cui reinterpreta il grande racconto, a cui tutti fanno riferimento, ossia la storica versione di Marius Petipa e Lev Ivanov.

Swan Lake di Bourne è un Lago dei Cigni innovativo, stimolante e divertente, altresì, per alcuni, trasgressivo per la chiave di lettura omosessuale dell’amore tra il Principe e il Cigno.

Ottimamente equilibrata dal lato comico, la coreografia è ricca di creatività conferendo alla produzione un forte impatto visivo, sorprendentemente perfetto che riesce ad immergere uno dei più amati balletti del grande repertorio classico in un’atmosfera di assoluta attualità. La visione ispirata di questo pezzo combina una coreografia potente ed espressiva ad un design elegante favorendo le capacità performative della compagnia di danzatori.

Uno stormo di cigni, tutti maschi in contrasto con le tradizionali fanciulle, narrano una storia che ruota attorno a un giovane principe ereditario e a sua madre, la Regina. Il Principe brama la libertà, rappresentata essenzialmente dalla sua fantasia nell’innamoramento con il cigno. Colpiscono profondamente le sfumature psicologiche del personaggio che danza con innocenza straziante, riuscendo marcatamente ad esprimere la disperazione e la frustrazione nella mancanza d’affetto materno.

Il Cigno di Bourne, che prende il posto nell’immaginario della fragile Odette, è un maschio sensuale ed enigmatico. Lo stesso coreografo, ai tempi del debutto londinese al Sadler Wells il 9 Novembre del 1995, affermava che la scelta di un ensamble totalmente maschile era dettata dall’idea che il cigno per lui rappresentava la bellezza, la forza e la virilità che tramite l’imponente apertura alare portava più a  pensare alla muscolatura maschile che a quella di un’eterea ballerina avvolta in un tutù bianco.

Infatti il suo Cigno in scena è molto maschile, dall’aspetto lunare e pallido, rivelando la potenza e la poesia della creatura. L’insieme della compagnia si muove all’unisono restituendo una visione onirica e poetica.

La narrazione avvincente della danza e la musica trascinante di Ciaikovsky immerge lo spettatore, in un toccante racconto che appartiene all’età presente, attraversato da una fusione tra danza e teatro ad un livello semplicemente geniale.

Michele Olivieri

15/11/2014

Le foto sono state realizzate da Foto&Movie di Irene Rizzotti durante la prima del 13 novembre 2014 agli Arcimboldi di Milano.

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