Io Maria, Lei Callas di Michela Barasciutti per Točnadanza
La recensione a firma Donatella Bertozzi dello spettacolo “Io Maria, Lei Callas”. Attraverso armonici quadri Michela Barasciutti rievoca con intelligenza, sensibilità e delicatezza, la vicenda umana e artistica della Divina Maria esplorando con discrezione le dolorose, inevitabili contraddizioni fra la donna, l'artista e il suo personaggio pubblico. Lo spettacolo, creato nel 2021, riallestito nel 2023 per il centenario della nascita di Maria Callas, sarà in scena al Teatro Comunale di Camogli sabato 17 febbraio 2024.
Centenari e anniversari offrono a volte l’opportunità di una riflessione su personaggi di valore di cui si parla poco o, al contrario, sono un felice pretesto per rinnovare l’affetto e l’attenzione verso personaggi amati e popolari di cui non si perde occasione di parlare.
Per il centenario della nascita di Maria Callas – amatissima stella della lirica (2 dicembre 1923 – 16 settembre 1977) tuttora oggetto di culto presso variegatissime fasce di pubblico di tutte le età – la compagnia Točnadanza diretta da Michela Barasciutti ha riallestito una bella creazione del 2021, che rievoca con intelligenza, sensibilità e delicatezza, attraverso la danza e il movimento, la vicenda umana e artistica della Divina Maria esplorando con discrezione le dolorose, inevitabili contraddizioni fra la donna, l’artista e il suo – immensamente popolare – personaggio pubblico. Un’occasione, anche, per riascoltarne la voce: non solo quella della Callas, in alcune delle meravigliose arie d’opera che l’hanno resa celebre, ma anche, in frammenti di interviste e conversazioni, la voce di Maria.
Lo spettacolo, già andato in scena con notevole successo al Teatro Malibran di Venezia nel novembre 2023, torna ora sul palcoscenico del Teatro Comunale di Camogli – promosso nell’ambito della stagione del Teatro Carlo Felice di Genova – per una nuova replica sabato 17 febbraio 2024.
Nato da una fascinazione personale dell’autrice per la donna, Maria, oltre che per l’artista, Callas, lo spettacolo si dipana con sensibilità ed eleganza fra elementi rigorosamente legati alla vicenda personale dell’artista senza mai però imboccare l’insidiosa strada della rievocazione biografica. E illuminando via via, attraverso una serie armoniosamente concatenata di quadri, quella scissione eternamente ricomposta, e però forse intrinsecamente insuperabile, fra la sostanza umana e femminile del personaggio – un insieme di forza e vulnerabile fragilità – e l’imprescindibile, ineguagliabile talento che guidava, con determinazione, quasi tirannicamente, i suoi passi.
Lo spettacolo nel suo complesso è un bell’affresco dai forti chiaroscuri, giocato esclusivamente sui toni dell’avorio e del nero. I costumi, pregevoli e funzionali all’espressione danzata, sono stati disegnati dalla stessa Barasciutti.
La compagnia è composta da un gruppo affiatato di giovani professionisti tecnicamente brillanti ed espressivamente sensibili.
L’intera composizione – come ben indicato fin dal titolo, Io Maria, Lei Callas, è percorsa dalla contraddizione tanto irriconciliabile quanto vitale, fra i due versanti della stessa persona. Si ascolta la voce stessa della Callas, narrare questa interiore, tormentata scissione.
La scena si apre su questo contrasto: una giovane donna in nero è al centro della scena e quelle che appaiono come due ulteriore parti di lei stessa le sono accanto e danzano. C’è antagonismo ma anche evidente coesione fra le diverse immagini.
Al cambio di scena due giovani donne di statuaria bellezza, vestite in lunghi abiti chiari, si muovono con nobiltà richiamando alla mente nella danza i profili di un altorilievo greco: è un’evocazione, discreta ma nitida, coreograficamente assai ben disegnata, delle radici emotive e culturali della celebre soprano, nata a New York da una coppia di giovani emigrati greci di buona condizione sociale e più tardi tornata alla patria d’origine, dove completerà gli studi musicali per approdare infine in Italia dove coglierà i maggiori successi.
Per tracciare la triplice personalità della protagonista – Maria, la Callas e la sua “persona scenica” – e le tre figure maschili che l’accompagnano, Michela Barasciutti utilizza un linguaggio coreografico fluido, lirico, intessuto di forti connotazioni dinamiche, che attinge sia alla tradizione classica che a quella moderna ma modellando gesti, movimenti e figurazioni secondo le diverse necessità, legate alla verità e plausibilità del personaggio. Operando quindi scelte personali, scevre da qualunque inflessione ballettistica o modernista, che si coagulano in uno stile che appare ben riconoscibile.
Assai ben delineata la parte femminile della composizione, sorretta anche dalle ottime scelte musicali, coordinate da Stefano Costantini: a Verdi, Puccini, Donizzetti, Mascagni e all’insuperabile purezza di Bellini sono accostati interessanti e inaspettati brani di Bach, Mozart, Kodaly oltre a suggestivi frammenti di origine “concreta” come il canto delle balene o lo sciabordio dell’acqua.
Meno efficace e a tratti più debole la connotazione dei tre personaggi maschili (ispirati, a grandi linee, alla figura del marito di Maria, Giovanbattista Meneghini, alla grande passione della sua vita, il greco, come lei, Aristotele Onassis, e all’infelice, mai corrisposta, inclinazione per Pier Paolo Pasolini). La volontà – più che giustificata – di evitare connotazioni realistiche e cronachistiche lascia i tre personaggi maschili in una sorta di limbo, che li rende figure da un lato inafferrabili e dall’altro fin troppo connotate – nei costumi, nelle acconciature, negli atteggiamenti – in senso contemporaneo. Ciò che li allontana dall’enigmatica, quasi atemporale personalità della protagonista.
Oltre ai costumi e alle musiche giocano un ruolo chiave per la riuscita dello spettacolo le raffinate scelte nel disegno luci, che, in assenza di scenografie, completano assai bene la composizione.
Donatella Bertozzi
15/02/2024