In Toscana

Platform A35. A Fabbrica Europa una maratona di giovani autori

Dal 29 . 05 . 2018 al 02 . 06 . 2018

Dal 29 maggio al 2 giugno 2018 Fabbrica Europa propone Platform A35, una cinque giorni che accoglie e presenta la ricerca performativa di una generazione di giovani autori, coreografi, performer italiani e internazionali.

L’evento propone 16 diversi coreografi e 29 rappresentazioni, presso il PARC Performing Arts Research Centre, nelle ex Scuderie Granducali di Firenze, nuovo spazio e sede della Fondazione Fabbrica Europa, un luogo non convenzionale per tipologia architettonica e collocazione nel Parco. Un percorso come in una galleria d’arte fatto di performance e installazioni con soste negli spazi che la struttura ottocentesca della palazzina ha suggerito agli stessi artisti.

L’idea è stata quella di ricercare nel territorio nazionale e non solo, giovani coreografi che avessero avviato una loro ricerca coreografica per poterci mostrare i nuovi processi creativi e la società in mutamento che in essi necessariamente si rispecchia.

Coreografi, ma anche artisti visivi, ognuno con un processo formativo particolare, ricco di esperienze all’estero, di incontri, e con una costruzione culturale fatta di frammenti creativi che sanno mescolare culture, luoghi, spazi virtuali, riflessioni, stimoli, informazioni e immagini.

Si intreccia all’interno di Paltform A35 la presenza di giovani coreografi provenienti dall’area Medio Orientale afferenti al progetto Focus Young Mediterranean and Middle East Choreographers: Sina Saberi (Iran), Shira Eviatar / Evyatar Said (Israele / Yemen), Bassam Abu Diab / Jacopo Jenna (Libano / Italia).

PROGRAMMA

29 maggio 2018

Shira Eviatar/Evyatar Said Eviatar/Said – In questa nuova creazione, un solo per lo straordinario danzatore Evyatar Said, la coreografa israeliana Shira Eviatar prosegue la sua ricerca sul rapporto tra cultura e corpo, indagando le tradizioni dello Yemen, paese di origine di Said: danze, movimenti, gesti, ritmi, valori, modi di pensare e comunicare che insieme compongono un linguaggio e un’eredità culturale. Così, in scena, è come se Said tornasse verso casa, decostruendo e riscrivendo la sua memoria del corpo, il suo sapere, le sue emozioni, le sue sensazioni, ed esaltando le possibilità di un corpo oggi indipendente (replica 30 maggio 2018)

Francesco Colaleo/Maxime Freitas, Re-garde – Lo spettacolo indaga sul senso della vista: dimensione innocente e pulita di uno sguardo che si posa sulle cose e che sa ironicamente divertirsi con la vita. Un’osservazione da fanciullo pascoliano, priva di qualsiasi condizionamento e libera di potersi esprimere e affermare. In scena due uomini, specchio delle loro proiezioni, sono pronti a subire o ricevere, a dare o perdere, a essere manipolati, provocati, abbandonati. Il corpo è controllato e vigile come lo sguardo, ma non rinuncia a godere di momenti di distensione e respiro. Un ipotetico e assurdo soggetto noir che ammetta l’esistenza di un colore più gradevole, vicino alla sfera dell’umana e carnale visione della vita in tempi moderni. L’alternanza tra opposti consente di valicare i delicati confini che separano la giovinezza dalla vecchiaia, in un tempo sospeso tra gesto e poesia.

Agnese Lanza, /In-ti-mo/ – Scrive l’autrice: «Sono partenze e ritorni eseguiti da corpi che fungono da casse di risonanza di un immaginario interiore. Azioni guidate da efficienza e praticità, essenzialità e memorie. Corpi concentrati, esposti. Attaccandoci a delle memorie fisiche e visive, ci poniamo in uno stato di ascolto nel quale cerchiamo di ricreare azioni specifiche. La concentrazione porta in luce insicurezze e momenti di esitazione. Tutto diventa un procedere incerto, un navigare a vista fatto di tentativi, fallimenti e successi. Emerge come una forma di silenzio. L’essere totalmente esposti apre un varco: i corpi diventano mondo sensibile e la bolla del proprio “In-ti-mo” si apre, concede ossigeno. Si concede alla luce un tratto, un accenno. In-ti-mo diventa per noi un luogo, uno spazio/tempo dove i corpi rimangono sospesi, come in un limbo, in cerca di soluzioni, dove esplorano ed eseguono» (replica 31 maggio 2018).

Isabella Giustina, Mutamenti – Scrive l’autrice: «La vita: un incessante, perenne mutamento. Nascita, sviluppo, crescita, maturazione, invecchiamento. Felicità, sofferenza. Sorprese, illusioni, delusioni. Incontri, abbandoni, separazioni, cambiamenti di luogo.
Questo studio vuole indagare il mutamento nelle sue diverse, molteplici sfaccettature. Continuamente, istante per istante, qualcosa dentro o fuori di noi si modifica, a partire dalle cellule del nostro corpo che si dividono e si riproducono, fino ad arrivare ai pianeti, agli asteroidi e alle comete che perennemente ruotano attorno al Sole. Cambiamenti piccoli, grandi, volontari, involontari; cambiamenti che accettiamo e cambiamenti da cui vogliamo sfuggire, rimanendo ostinati sulle nostre idee e convinzioni» (replica 1 giugno 2018).

30 maggio 2018

Shira Eviatar/Evyatar Said, Eviatar/Said

Francesca Lombardo Borderlight – Scrive l’autrice: «Lo spettacolo è il secondo capitolo di un progetto pensato come trittico dove è protagonista quella costante di bellezza e di appagamento che si manifesta nel momento in cui si affronta l’errore per trasformarlo non in un fallimento, ma in un’opportunità. L’intero percorso è segnato da una resistenza al cambiamento, dalla convinzione di procedere quando in realtà si è immobili nella propria posizione. Il tentativo di un dialogo a tre: tra il mio raziocinio, il mio corpo e l’altro, nel caso specifico una macchina rudimentale guidata da un altro raziocinio/corpo. Poi il buio, l’ignoto, il rischio di farsi contaminare da ciò che non ti appartiene. Un passo dopo l’altro, uno sguardo proteso in avanti, la convinzione di voler procedere. Frammenti di me, angoli di pelle, si espongono. I muscoli sono tesi, si snodano, si contraggono, si preparano allo scontro. Il corpo è la mia armatura, la pelle è la mia corazza. Continuo a camminare, non posso fermarmi, non sono sola. Un altro passo. On. Off. Il tentativo di restare ferma, in posizioni cristalline, perfette, sicure, ma di per se già fallaci, finte.. Io mi muovo, ma non cambio. Non sono pronta. Il mio corpo è solo un corpo nudo. Sono esposta in piena luce».

Alice Nardi The surrounder – Frammento coreografico costruito su linee poetiche e gesti in ripetizione, che offre uno sguardo sulla relazione tra intimità, prossimità ed esposizione. Osa farsi guardare, rischia di osservare.

Greta Francolini Ritornello – Scrive l’autrice: «Il lavoro si appoggia a una struttura che è la prima traccia dell’opera del compositore William Basinski, The Disintegration Loops. Basinski, nel tentativo di trasferire in formato digitale alcuni loop da lui incisi su nastri magnetici, notò che questi, deterioratisi nel tempo, sortivano uno strano effetto sulla traccia audio. Infatti, con lo scorrere del nastro, il suono andava come disintegrandosi. Partendo dal lavoro di Basinski, che è strutturato sulla replica di un campione sonoro, ho lavorato sulla ripetizione, sul riprodurre uno stato d’animo all’esasperazione. Da qui l’idea di Ritornello, rintracciabile sia nella parte musicale sia in quella danzata. Infatti la musica di Basinski ritorna durante il lavoro, anche se interrotta dall’intervento di alcune canzoni pop che si innestano sulla traccia base. Allo stesso modo torna la danza, che viene riproposta come un loop. La musica in questo lavoro emerge come una fede, e il corpo le si dedica completamente; è vissuta come contenitore, come confine delimitatore di un sentimento, di un’emotività, come luogo emozionale da cui scaturisce naturalmente il movimento».

Danila Gambettola Room 00#1 – Lo spettacolo è un archivio di immagini e movimenti, è un viaggio nella memoria attraverso il reale e l’immaginifico. Una ragazza si muove all’interno di un paesaggio notturno attraversando storie, sentimenti e desideri che oscillano tra il passato e il presente, la realtà e la fantasia. Il corpo prende forma tra un’immagine e l’altra attraverso la relazione della performer con oggetti, con lo spazio e il pubblico. La coreografia traccia un percorso fisico in uno spazio definito e intimo: potrebbe essere quello di una stanza.

Lucrezia Gabrieli Millimetro cubo – L’autrice conduce una ricerca sulla sperimentazione della composizione istantanea. La performance crea spazio all’ascolto e alla ricezione degli stimoli esterni ragionando sulla imprescindibile presenza di un processo cognitivo proprio di ogni persona. Non si tratta di trarre informazioni da un luogo, ma di fare esperienza di esso: percepire la densità, il vuoto, l’equilibrio, la possibilità articolare, il dialogo. Lo spazio scenico è come la carta di una reale città in cui ogni metro, centimetro, millimetro cubo viene attraversato da un passante. Chi potrebbe dare importanza ad una dimensione così piccola? Nel tentativo di cogliere anche le più piccole misure, il corpo della danzatrice si ridimensiona per disegnare una mappa fatta di parole, immagini e linee traendo materiale da associazioni legate alla memoria, all’immaginazione e all’autobiografia personale.

31 maggio 2018

Francesca Lombardo Borderlight

Lucrezia Gabrieli Millimetro cubo

Danila Gambettola Room 00#1

Davide Valrosso Studio anatomico della memoria– Il pezzo nasce come studio appositamente creato per gli spazi delle ex Scuderie Granducali di Firenze, sintetizzando la ricerca degli ultimi anni di Davide Valrosso. L’idea è quella di corpo come archivio, incubatore di esperienze, che si espone e si dichiara nudo, senza alcun postulato di controllo sull’azione scenica. La luce funge da amplificatore e da elemento di scansione guidando lo sguardo dello spettatore verso la creazione di paesaggi anatomici. Il mondo sonoro e quello delle vibrazioni accrescono la dimensione ipnotica del lavoro.

Alice Nardi The surrounder

Agnese Lanza /In-ti-mo/

1 giugno 2018

Sina Saberi Prelude to persian mysteries – Lo spettacolo è una riflessione su quarant’anni di oblio della danza in Iran. Ispirandosi all’antica cultura e ai riti Zoroastriani, ormai dimenticati, cerca di ricreare una possibile relazione tra un passato invisibile e un presente frammentato.
Basandosi su suoni e sulla sua immaginazione, Sina Saberi trasforma questo lasso di tempo di quattro decenni in un’esperienza fisica e si interroga su come potrebbe apparire la danza e come potrebbe muoversi oggi un danzatore.

Sara Sguotti/Nicola Cisternino Tutt-uno – Scrivono gli autori: «Tutto-uno nasce dalla riflessione sulla paradossale aderenza tra l’essere e la società, la loro biunivoca attrazione/repulsione e le reazioni emotive che scaturiscono dalla comprensione di essere legati e interscambiabili. Affrontiamo il tema dell’individuo, focalizzandoci sull’impercettibile corrispondenza che porta l’animo a dedicarsi ai suoi simili e rigettarli allo stesso tempo. Il tentativo principale del lavoro è l’analisi della costrizione, nella sua accezione sia negativa che positiva. Due corpi indissolubilmente legati in un moto costante. Viene così sviluppata e percepita l’ambiguità del termine, utilizzando la regola, sia come creazione di un‘unica sostanza primordiale, sia come impedimento al moto e all’espressione individuale. Un compromesso che, nel suo paradosso, ci evita la stasi ed evoca la generazione, il movimento, l’altro, il tutto, l’uno».

Beatrice Bresolin Io e l(’) oro – Scrive l’autrice: «Usando come metafora la caccia all’oro avvenuta a cavallo tra ‘800 e ‘900, che ha coinvolto moltissimi italiani, Io e l(‘)oro pone e invita a porsi la domanda “dov’è il tuo oro?”. In scena avviene una costante mutazione che porta a viaggiare nello spazio e nel tempo, in un’interminabile ricerca di forma e di significato. Cambiare contesto modifica la propria identità? Oppure informa su di essa? Cosa spinge alcuni a partire e altri a restare? Durante il viaggio c’è una sola costante: il corpo, luogo in cui nasciamo e moriamo e dal quale non possiamo prescindere. Per il resto siamo liberi di spostarci, vestirci e svestirci e cercare l’oro. Dove sarà? La ricerca si svela di fronte al pubblico. O forse è nell’incontro con lo sguardo dei presenti che si trova la risposta?»

Pietro Pireddu/Mosè Risaliti Murphy – Scrivono gli autori: «Che rapporto intercorre fra performance e biografia? Due corpi si raccontano reciprocamente nello spazio scenico, corpi intesi come insiemi di segni, come superfici dense di memoria, continuamente in lotta contro l’impermanenza, sbilanciati verso il futuro nel flusso del divenire. Il frammento biografico si confronta con la propria incompletezza rispetto alla totalità dell’esperienza individuale come la coreografia si confronta con il proprio ciclo di morte e rinascita. La relazione che si stabilisce viene trattata come diagnosi dell’incontro con l’altro da sé ed emerge l’esperienza particolare di ogni corpo come territorio, come spazio, come possibilità e come struttura capace di raccontare se stessa, singolarità in cui si trova inscritto un vissuto. La memoria del corpo è l’agente coagulante della nostra ricerca. L’interazione del gesto dei due danzatori resta tuttavia imprevedibile. Questa strategia permette di creare un rapporto simbiotico con la natura frammentaria del ricordo di ciò che accade in scena».

Greta Francolini Ritornello

Isabella Giustina Mutamenti

Monica Gentile/Marcela Giesche Fire of unknown origin – Marcela Giesche è la fondatrice del Lake Studios Berlin, uno spazio multifunzionale di residenza artistica ed ex falegnameria, dove ha incontrato Monica Gentile quattro anni fa. In questo spazio gli aspetti pratici e la dimensione artistica si incontrano quotidianamente, gettando le basi per un costante scambio d’ispirazione tra la vita e i processi creativi. Marcela e Monica hanno passato molto tempo a condividere visioni artistiche, pratiche di movimento, training di danza e curando eventi/spettacoli. Nel tempo il desiderio di collaborare artisticamente è nato da due interessi e affinità contrastanti. Marcela ha uno spiccato senso pratico nella vita, ama costruire, aggiustare, trovare soluzioni nell’immediatezza mentre Monica trova piacere nella distruzione, nella desintegrazione, nel fare a pezzi. Entrambi sono processi di trasformazione, parte della stessa creazione. Qui è dove hanno trovato un punto d’incontro. Lavorano per confondere la linea di demarcazione tra costruzione e distruzione rendendosi conto che il caos e il disordine sono necessari per riorganizzare lo spazio e permettere una nuova crescita. Distruzione come atto di creazione, creazione come atto di distruzione.

2 giugno 2018

Monica Gentile/Marcela Giesche Fire of unknown origin

Sara Catellani Effetto cocktail party – Scrive l’autrice: «Con il termine Effetto Cocktail Party gli psicologi identificano la straordinaria capacità umana di selezionare e ascoltare una voce singola nel mezzo di una moltitudine, ignorando il resto delle informazioni circostanti. Esistono certi significati o elementi che sembrano costituire un’eccezione a tale effetto e godere di una certa facilitazione nell’attraversamento del filtro dell’attenzione selettiva, nonostante lo stimolo uditivo selezionato coscientemente dall’ascoltatore sia un altro. Ciò accade, per esempio, quando, impegnati in una conversazione con qualcuno durante una festa, sentiamo pronunciare il nostro nome di battesimo da una voce conosciuta. Questo interessante effetto psicologico diventa il pretesto per sviluppare una ricerca coreografica e ambientativa che verta sul tema dell’interferenza e del ronzio».

Beatrice Bresolin Io e l’oro

Sara Sguotti/Nicola Cisternino Tutt-uno

Davide Valrosso Studio anatomico della memoria

Sina Saberi Damnoosh – Lo spettacolo nasce da un bisogno di unità. Riunisce narrazioni, poesie, musica e persone per comunicare elementi della cultura iraniana attraverso il semplice atto quotidiano della preparazione del tè. Sette erbe, provenienti da sette diversi angoli dell’Iran, rappresentano ognuna una storia personale o parte di una storia. In questo lavoro la danza è un concetto, un oggetto, immaginato collettivamente insieme al pubblico, che è parte integrante di questo rituale. Verso la fine dello spettacolo, dopo che tutti avranno bevuto il tè magico, una danza perduta tornerà lentamente alla memoria.

www.fabbricaeuropa.net

Foto: 1.-2. Cie MF, Re-garde di Francesco Colaleo e Maxime Freixas; 3. Evyatar Said, nella coreografa dell’israeliana Shira Eviatar, ph. Alexander Corciulo; 4. In-ti-mo di Agnese Lanza, ph. Alexander Corciulo; 5.-6. Mutamenti di Isabella Giustina, ph. Alexander Corciulo; 7. Greta Francolini; 8. Davide Valrosso; 9. Tutt-Uno di Sara Sguotti e Nicola Simone Cisternino, Sa.Ni.

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